Recensione: Shadows In The Light
Altra uscita, altro highlight della stagione: il ritorno degli Immolation è infatti uno degli album più belli usciti recentemente in campo death, e conferma la condizione di salute di uno dei gruppi più solidi che l’intera scena americana abbia mai avuto.
Shadows In The Light, a cui farà seguito un EP di tre tracce
dal titolo Hope and Horror, è un disco più difficile di Harnessing
Ruin, soprattutto per l’ascoltatore: si muove su coordinate decisamente più brutali del predecessore, con un drumming sempre sostenuto e riff serrati dall’inizio alla fine; e soprattutto si avvale di una produzione volutamente cupa, forse la differenza che più salta all’occhio a chi si avvicina per la prima volta a questo disco.
La differenza la si nota quindi non solo in un riffing complessivamente più
veloce e intricato del predecessore, che si distingueva invece per una maggiore
atmosfera, con un feeling apocalittico molto post-11 settembre; ma anche e
soprattutto in sonorità che vogliono, a detta della stessa band, dipingere
completamente l’oscurità che avvolge oggi ancor più che in passato il
songwriting del gruppo.
Le fiamme che squarciano il buio nello splendido artwork del disco sono
davvero l’immagine migliore per definire visivamente un album che anche gli
appassionati faranno fatica a digerire, proprio perché il cambiamento di rotta
è esplicito, violento, spiazzante, e perché ai primi ascolti sembra di
ricevere un pugno in pieno viso da una band che ci aveva gradatamente abituati
ad una violenza ragionata, che qui fa spazio invece a proiettili come Hate’s
Plague, World Agony o Tarnished. Ma si potrebbe elencare l’intera tracklist,
senza paura di citare pezzi sottotono o fuori dal coro.
Sempre splendidi i momenti in cui il gruppo tira il fiato e lascia alla voce di
Ross Dolan il compito di dettare il ritmo della marcia; come sempre suggestivi sono i riferimenti alla situazione del mondo di oggi, a partire da un artwork affascinante e altamente simbolico, sino ad arrivare al titolo stesso del disco; non mancano poi le dissonanze di chitarra tanto care a
Bob Vigna, a partire da una The Weight Of Devotion che è forse il pezzo più intenso del lotto.
Non è un album facile, si diceva, proprio perché volutamente più intricato di quanto fatto recentemente dagli
Immolation: ma, e lo scoprirete prestissimo, è una vera droga, un disco che faticherete a togliere dal lettore CD. Indispensabili.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Hate’s Plague 02:50
2. Passion Kill 03:41
3. World Agony 03:56
4. Tarnished 03:36
5. The Weight of Devotion 04:21
6. Breathing the Dark 04:00
7. Deliverer of Evil 03:45
8. Shadows in the Light 03:44
9. Lying with Demons 04:33
10. Whispering Death 06:04
