Recensione: Shadows Phantoms Nightmares
Avevamo lasciato gli Spitfire nel 2016, beninteso a livello di mere uscite discografiche, perché la band non ha mai smesso di esibirsi dal vivo, con Heroes in the Storm in versione vinilica a 33 giri, uscita dotata di una copertina semplicemente splendida. E la storia si ripete nel 2022, per via di Shadows Phantoms Nightmares, nuovo full length del combo veronese, per l’occasione con l’aggiunta di “MkIII” nel nome, dotato come il predecessore di una cover che definire semplicemente azzeccata è poco.
Al timone la solita, storica accoppiata formata da Stefano Pisani (chitarra) e Giacomo “Giga” Gigantelli (basso e voce), con Luca Giannotta alla batteria. La band, che vide la luce nel 1981 con una formazione a cinque elementi, in linea con le direttive heavy metal del periodo, vide ridurre di un’unità i componenti nel 1983 per poi passare al trio definitivo dal 1986 a oggi.
Ad accompagnare il lavoro griffato Andromeda Relix e Heart of Steel Records un libretto di sedici pagine dalla composizione spettacolare, una vera e propria opera d’arte. Graficamente curatissimo, accompagna ad ogni brano la locandina di un film, talvolta rivisitata come nel caso di Beauty Vs Beast ove gli Spitfire, spiritosamente, hanno aggiunto i propri nomi al di sotto del disegno principale. Come sfondo, lungo tutto il booklet, un muro dalla colorazione grigia infestato da mostri e figure provenienti da vecchie pellicole horror.
Così come definito dallo stesso terzetto, il disco…
“già dal titolo rivela i propri riferimenti a un percorso quasi da concept, in equilibrio tra vecchi film horror e paure moderne, tra Hollywood e l’inferno delle molte ombre che oggi oscurano l’orizzonte quotidiano”.
Registrato e prodotto tra il giugno 2021 e il giugno 2022 all’Opal Arts Studio da Fabio Serra e masterizzato al Pri Studio da Roberto Priori, si compone di dodici brani inediti, la composizione originale di alcuni dei quali, come “Gangs Fight”, “Phantom Barrow” e “Screaming Steel”, risale agli anni Ottanta.
Musicalmente, gli Spitfire non tradiscono né la loro storia né la tradizione legata alla siderurgia su sette note, “Sign Of Times”, “Screaming Steel”, “Despair” e “Winners Take All” sono le dirette conseguenze, nell’anno 2022, della declinazione del loro heavy metal lungo i tempi attuali, benché lo spirito primigenio permanga stabile, fra di loro, così come si affacciò sulle scene nel 1981. Considero Giacomo Gigantelli uno dei cantanti italiani più scintillanti in ambito hard rock e non a caso fornisce le sue migliori performance all’interno di pezzi quali “Once It Was Human (The Fly)” e “Spirit Of The Blind Man”, che ne esaltano le qualità melodiche e interpretative. Highlight dell’album “Golem Of Prague”, pezzo che offre un lato inedito dei veronesi, quello dark, sebbene la loro peculiarità permanga costantemente addentellata alla pulizia del suono abbinato a chitarre taglienti.
Gli Spitfire incarnano sin dal loro esordio una garanzia in termini di conservazione e perpetuazione del genere. E nemmeno stavolta deludono, senza inventare nulla né far gridare al miracolo ma semplicemente applicando le regole stabilite illo tempore alla propria musica. Basta e avanza per coloro i quali non ne hanno mai abbastanza di abbeverarsi alla sacra fonte dell’Acciaio.
Stefano “Steven Rich” Ricetti