Recensione: Shambala
Anche se a molti di voi questo nome non dice un granchè, gli Aquaria sono una vera e propria cult band. Questo sestetto brasiliano (rispetto al debutto hanno sostituito il vecchio chitarrista e aggiunto una seconda chitarra) hanno esordito nel 2005 con Luxaeterna, un album, uscito solo in Sud America e Giappone, che ha ricevuto consensi unanimi. Tanta gente ha riconosciuto quel disco come la continuazione del discorso iniziato parecchi anni prima dagli Angra con quell’autentico capolavoro che risponde al nome di Holy Land (continuato in parte da Matos con gli Shaman nello splendido Ritual). Due anni dopo ecco Shambala e, anche se le aspettative erano davvero elevate, i nostri Sud Americani non deludono affatto!
L’album inizia con una classica intro, subito dopo parte a mille Heart of the gods. Tante orchestrazioni, cambi di tempo continui, momenti sparati ed altri piu tranquilli, musica etnica, e sempre e comunque tanta melodia; questi sono alcuni degli aspetti che noterete durante l’ascolto di questo disco. Per avere un’idea del potenziale di questo album basta ascoltare Into the forest, una canzone di quasi 10 minuti che riesce ad incantare. Favoloso l’inizio di percussioni e flauto (come non ritornare con la mente a dei classici degli Angra come Silence and distance o Carolina IV), che lascia spazio al piano e alla voce di Vitor Veiga per poi partire con un riff granitico ma sempre accompagnato dalle orchestrazioni disegnate da Alberto Kury, mente della band insieme al batterista Bruno Agra (quest’ultimo ora anche nei Revolution Renaissence di Timo Tolkki). Lost è un’altra hit del disco con l’emozionante intro piano-voce e il ritornello ricco di coretti ancora una volta di scuola Matos-Bittencourt. Lara è una song di impatto, super melodica e non molto lunga. Ne troveremo un paio in questo disco. Vi ritroverete a cantare il ritornello senza neanche accorgervene. Siamo giunti alla title-track, un mid tempo davvero ben fatto con un assolo centrale splendido. Altra canzone degna di nota è Child of the universe che ci riporta verso un power più tradizionale, stile Angels Cry per intenderci. Tanta doppia cassa, assoli veloci, e un Vitor Vega protagonista che raggiunge note altissime, il tutto senza dimenticare i soliti cambi di tempo a cui la band ci ha abituati. Ecco l’altra canzone di facile impatto: Firewings. Anche qui, giù il cappello di fronte alla classe della band! Skies of Amazonia non fa altro che mantenere l’album su livelli altissimi. Di nuovo riff pesante, ritornello melodicissimo, percussioni nella parte centrale, assoli sparati a 100 all’ora. A Liberty l’onore di chiudere questo album. Forse la song meno riuscita del disco ma ci sono gruppi che pagherebbero fior di quattrini pur di comporre una canzone di questa qualità.
Una band ineccepibile da ogni punto di vista. Assoli di chitarra davvero ben fatti, tecnici ma non esasperati; piuttosto spesso molto melodici. Registrato in diversi studi in Brasile ma mixato e masterizzato dal famoso Tommy Hansen, una sicurezza in questo campo. Anche questo album non è stato distribuito in Europa (misteri del music business), il che ci fa sorgere alcune domande: gli Aquaria riceveranno mai il successo che meritano? O dovranno spegnersi molto prima? Forse il prossimo, terzo album della band potrà rispondere a queste domande. L’unica cosa che posso dire ora è… “I believe in Aquaria!”
PS: L’edizione giapponese contiene un’ultima traccia, Neo, di circa 3 minuti che ricorda un po’ Pride dei connazionali Shaman.
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Federico “CelestialDream” Orano
Tracklist:
1- Hope
2- Heart of the Gods
3- Expedition
4- Into the forest * MySpace *
5- Lost
6- Lara * MySpace *
7- Shambala
8- Child of the universe (Hearth)
9- Firewings * MySpace *
10- Skies of Amazonia
11- Liberty
12- Neo (japanese bonus track) * MySpace *
Line-up:
Vitor Veiga- voce
Gustavo di Padua- chitarra
Rob Scrip- chitarra
Fernando Giovannetti- basso
Bruno Agra- batteria
Alberto Kury- tastiera