Recensione: Shaped by Human Frailty
Piccoli ragazzi crescono. In questo caso si tratta degli Strangle Wire che, dopo l’EP apripista “The Dark Triad” (2018), giungono al traguardo del primo full-length, “Shaped by Human Frailty”.
La provenienza della band coincide con una delle zone europee più calde, e cioè l’Irlanda del Nord, tormentata terra facente parte del Regno Unito. Il che, nel DNA, è sinonimo di rabbia ma anche professionalità e massima serietà nell’affrontare l’argomento musicale.
I Nostri, supportati da una più che buona tecnica strumentale di base, sciorinano death metal dalle tinte assai oscure; eseguito con perizia, pulizia e aggressività. Lambendo, a tratti, il brutal per via, proprio, della complessità di un sound dalle trame complicate, cucite con grande bravura. E di linee vocali affrontate con un growling feroce, brutale (appunto), che a volte odora vagamente di inhale.
Sound massiccio, spinto ai limiti della sopportazione umana in virtù di una sua grande spinta energetica dovuta all’uso costantemente continuo dei blast-beats. Ma anche grazie a un riffing estremamente vario, tentacolare, lambiccato nel senso buono del termine, volto a erigere un muro di suono pazzesco. Titanico, nero, impenetrabile, invalicabile. Una sorta di costruzione atta a intrappolare l’ascoltatore nel disco, travolto da una quantità industriale di note.
Ma non si ha a che fare con una bordata terrificante di violenza sonora e basta. No. Il combo di Belfast s’impegna, e tanto, per sviluppare il proprio stile in direzione di un mood pieno, corposo, penetrante. Grazie, pure, a una notevole propensione verso l’inserimento di elementi lisergici sì da donare allo stile medesimo uno spessore emotivo notevole, in grado di generare una concreta visionarietà.
Si viaggia, allora, in mezzo a luoghi tetri, bui, raggelanti, ove cresce esponenzialmente l’angoscia derivante dalla consapevolezza che le tenebre non abbandoneranno mai l’animo umano.
Le canzoni, sufficientemente varie per attivare nella mente uno stato di allucinazione perversa, seguono sempre il filo conduttore dipanato da uno stile ormai adulto, ben definito, associabile senza tentennamenti al quartetto britannico. Il che è il primo, e più importante obiettivo, che una formazione forzatamente matura deve raggiungere per poter affrontare con serietà e maturità l’affollato mondo del metal estremo.
Pur essendo vari, tuttavia, occorrono parecchi ascolti dell’LP per essere in grado di muoversi all’interno dei brani con scioltezza e naturalezza. Operazione che, per la ridetta macchinosità dell’insieme, può anche fallire. Un rischio calcolato, giacché i ragazzi della contea di Antrim hanno posto massima concentrazione nella realizzazione di una foggia musicale unica, di un marchio di fabbrica rimandabile univocamente a essi.
Ecco che entrano in gioco i gusti personali, questa volta più di altre, poiché il platter può essere osservato da varie angolazioni, ciascuna delle quali offre un risultato diverso. Risultato che, però, rientra sempre e comunque nell’intervallo artistico la cui estensione è dettata dagli stilemi di base cui si appoggiano gli Strangle Wire.
Strangle Wire che non possono che essere premiati per la loro coerenza, per la loro fedeltà a se stessi e alla causa. “Shaped by Human Frailty” è in sintesi estrema raffigurabile come una tremenda mazzata sulla schiena, per cui chi vi si avvicina è avvertito: occorrono forza, coraggio, e tanto, tanto amore per il death metal.
Daniele “dani66” D’Adamo