Recensione: She [DVD]
Avevamo già avuto occasione di esaminare ‘She‘, l’ultimo, ambizioso progetto di Clive Nolan. Dopo averne ascoltata la versione in doppio CD, ci era rimasta la curiosità di scoprire il valore dell’opera in quello che si era detto il suo contesto naturale: il palcoscenico. Ed eccoci accontentati. La lussuosa edizione DVD di ‘She’ racchiude le oltre due ore di musica eseguita (e recitata) per la prima volta dal vivo il 31 ottobre 2007 al Wyspianski Theatre di Katowice, in Polonia. Rimandiamo dunque alla precedente recensione per l’esame delle singole canzoni, per concentrarci questa volta sugli aspetti peculiari dell’esibizione dal vivo.
La scenografia. Sia chiaro: Clive Nolan sarà pure una personalità nella scena neo progressive britannica, ma questo non significa che il budget a disposizione per questa rock opera possa competere con quello di progetti più prestigiosi. Si fa fatica a campare col prog, di questi tempi soprattutto. Ciò premesso, bisogna riconoscere che Clive e soci si sono dati da fare per non sfigurare, in primo luogo sotto il profilo estetico. Costumi semplici ma appropriati, una scenografia essenziale che rinuncia a orpelli sfarzosi per concentrarsi sui pochi oggetti realmente funzionali alla scena, affidando al maxischermo alle spalle del palco il compito di offrire un ulteriore contributo visivo là dove necessario. L’effetto complessivo è soddisfacente: la sintesi di sobrietà ed eleganza disegna una cornice su misura della vera protagonista: la musica.
La musica. Veniamo dunque alla questione calda. Dei brani si è già detto in altra sede: la qualità non si discute, semmai le tante buone intenzioni paiono a tratti diluite fra occasionali momenti di stanca, funzionali più che altro alla strutturazione del concept. Tutt’altro che semplici da eseguirsi, le partiture di Clive mettono a dura prova i musicisti radunati alla sua corte. Fra questi, il predominio spetta alla compagine classica, presenza costante in tutte le composizioni, mentre le chitarre si contentano spesso di un ruolo secondario. Da elogiare in particolare le prove di Scott Higham (Pendragon), precisissimo e determinato alle pelli, e di Richard West (Threshold) ai tasti d’avorio, capace di impreziosire composizioni invero lontane dagli stilemi della band madre con il solito suo tocco di gran classe. Tanto di cappello, infine, per il lavoro dei quattro cantanti. Clive è sempre una garanzia, la prima donna Agnieszka dimostra di valere tutta la fiducia riposta nei suoi confronti, Alan Reed regge stoicamente fino alla fine nonostante sia reduce da un’ora e più di concerto con i suoi Pallas (chiamati per l’occasione come gruppo d’apertura). La preferita del sottoscritto è però, un po’ a sorpresa, la splendida voce dei Magenta, Christina Booth: non solo tecnica ma anche tanta dolcezza e passione nella sua prova, breve sì ma di grande intensità. Tutti promossi insomma, e le lodi si sprecano.
Il teatro. Qui il discorso si fa intricato. Si è detto che ‘She’ è una rock opera, è bene ripeterlo. Nel caso dei Caamora, l’opera prende nettamente il sopravvento sul rock, e lo scenario esplica chiaramente gli intenti dell’esibizione. Tutti seduti infatti al teatro di Katowice, mentre i cantanti/attori si calano nei rispettivi ruoli privilegiando l’aspetto recitativo al coinvolgimento diretto del pubblico. Una volta precisato che cosa è lecito aspettarsi, via libera alle critiche. Perché sotto questo aspetto ci si poteva aspettare qualcosa di più. Le coreografie sono davvero essenziali, qualcuno potrebbe dire troppo, ma può andare bene anche così. Piuttosto, a deludere sono Reed e, paradossalmente, Nolan. Comprensibile che per tenere la voce a livelli accettabili per due ore e più non si possa sciabordare come ossessi su e giù per il palco (a meno che non ci si chiami Bruce Dickinson, ma questa è un’altra storia); ma nemmeno starsene imbambolati tutto il tempo con le braccia ciondoloni e lo sguardo perso nel vuoto. A mancare completamente è stata infatti la partecipazione motoria dei due cantanti, inspiegabilmente statici, monoespressivi, quasi distaccati sin dalla loro entrata in scena fino all’ultimo atto, tanto che a tratti il più movimentato sul palco sembrava il batterista Scott Higham. Decisamente meglio sono andate le cose con le colleghe in rosa. Christina Booth, senza fare chissà quali acrobazie, porta per prima un po’ di dinamicità sul palco, presto supportata da un’attivissima Swita. La cantante polacca offre un’eloquente lezione di personalità, dominando la scena una certa alterigia, quasi con autocompiacimento; consapevole o no, il suo atteggiamento calza a pennello al personaggio della regina Ayesha. Luci e ombre insomma sul piano recitativo, con le due donne a rispondere con grinta ed energia alla passività delle belle statuine coi pantaloni.
Dettagli tecnici. La Metal Mind ha recentemente fissato standard di qualità per i suoi prodotti di tutto rispetto: il DVD di ‘She’ non fa eccezione e si propone come un prodotto curato e confezionato con tutti i crismi. In effetti l’incipit poteva lasciare qualche perplessità: la ‘Overture’ introduttiva viene infatti presentata attraverso un videoclip piuttosto minimale, che si limita a riprendere il bel viso di Agnieszka da tre o quattro angolature diverse. Le cose cambiano decisamente con l’inizio dell’opera vera e propria; qui la regia scandisce con puntualità i momenti del concerto, valorizzando non soltanto l’attività dei cantati ma anche gli interventi dei solisti e dell’orchestra. Adeguata, seppur non ricchissima, la sezione bonus, con il solito coacervo di foto, wallpaper, biografie e link vari. Elemento di maggiore attrattiva è sicuramente il making of di ‘She’: ben fatto e intrigante, peccato che qualcuno si sia dimenticato di inserire l’opzione per i sottotitoli per le porzioni di intervista in polacco, con buona pace dei non poliglotti.
‘She’ si conferma dunque un’opera ben congeniata, che dimostra tutta la classe di un compositore come Clive Nolan, che in questo lavoro ha messo a frutto la passione e l’esperienza di una carriera ad alti livelli. Ottima nonostante l’endemica prolissità del neoprog britannico la sezione musicale, buona ma non buonissima quella recitativa, tradita come si è visto da una prova un po’ bolsa di Nolan e Reed. Considerato nel panorama progressive odierno il DVD dei Caamora si conferma insomma un prodotto di alta qualità, che di certo saprà farsi apprezzare non solo dagli appassionati del genere ma anche dagli ascoltatori occasionali più eclettici. Rispetto a quelle che tuttavia potevano essere le sue ambizioni, è doveroso notare che ‘She’ non si erge come capolavoro del genere, né come punto di riferimento per i posteri. È mancato alla musa di Nolan quel soffio di genio e follia che talvolta sfiora la mente degli artisti destinati a lasciare in eredità monumenti in musica immortali. Noi ci accontentiamo – e certo è un bel accontentarsi – lui, chissà.
Riccardo Angelini