Recensione: Sheer heart attack
Riuscirò a rendere onore a questa incisione, ad esprimere a parole quanto abbia significato per me e soprattutto per il mondo della musica la magnifica arte dei Queen? Non credo. Per riuscirci, forse, dovrei avere con le parole e con la mia tastiera del Pc il medesimo rapporto che May e Mercury vantavano con le melodie ed i loro strumenti. “Sheer Heart Attack” è il terzo album della band inglese, uscito a soli 7 mesi di distanza dal precedente “Queen 2”. È un periodo di immenso splendore creativo per la Regina, splendore che, indiscutibilmente, proseguirà quasi immutato per tutti gli anni ’70, fino alla testimonianza live di “Live Killers”. Tuttavia, io personalmente ritengo che è stato proprio questo 1974 l’anno “giubilare”, magico, per i Queen ed i loro fans, dal punto di vista della creatività, della passione, dell’anima che si incarna nello spartito musicale. Se “Queen 2”, pur essendo senza dubbio un album hard-rock, era focalizzato prevalentemente sul pianoforte di Mercury che intesseva variegate trame melodiche, qui in “Sheer Heart Attack” è la chitarra “fatta in casa” di Brian May ha dominare la scena. Da parte mia ho sempre ritenuto questo disco quello più guitar-oriented dei primi Queen, quello in assoluto in cui l’anima del rocker si è concretizzata al meglio. Se, dunque, ad un May ispiratissimo, geniale e senza freni compositivi aggiungiamo un Mercury ( di fronte al quale mi inchino senza fare alcun commento) allora abbiamo un LP di superba musica che ci stringe in un solido abbraccio in cui proviamo, da un lato, tenerezza e poesia, e dall’altro il fuoco della passione più selvaggia. Difficile liberarsi dalla morsa. L’uscita del disco è stata preceduta dalla pubblicazione del singolo Killer Queen, primo vero successo commerciale dei Queen, successo di pubblico e anche di critica, quasi mai a favore dei nostri. Il brano, composto da Freddie al piano, è tutt’ora una delle canzoni più conosciute e consumate del catalogo dei Queen….non necessita,credo,di ulteriori commenti questa accattivante song in cui il buon Mercury cerca di farci capire come anche tra la gente dell’alta borghesia vi siano delle puttane… È in questi primi dischi che i Queen gettano le basi della loro perpetua ricerca dell’ orchestrazione delle armonie che porterà alla creazione del capolavoro successivo, “A Night At The Opera”. Tuttavia, io mi sento maggiormente legato a questi “primi esperimenti”, più freschi forse, che arrivano dritti al cuore. La creatività e la versatilità di Brian e di Freddie è fuori discussione : anche per questa fatica discografica la band fa a meno dell’uso dei sintetizzatori, consapevoli di poter creare le stesse vibrazioni, gli stessi effetti armonici con gli strumenti base del rock, usati magistralmente. E il calore di questi strumenti e della voce ineguagliabile di Mercury riscalda in ognuna delle 13 traccie di questo capolavoro. Discutere una canzone per volta toglierebbe fascino a questo gioiello…un po’ perche ci sono sentimentalmente legato, un po’ perché parecchi brani sono collegati tra loro senza pause silenziose, e ci trasportano,come su un’onda, tra fiammate hard-rock funamboliche (Now I’m Here) e dolci carezze melodiche (Lily Of The Valley) con un Freddie da brivido,e poi di nuovo su territori chitarristici con le bordate lussureggianti di Flick Of The Wrist, canzone veramente unica che porta in sé il marchio ineguagliabile dell’arte dei Queen. Proprio questo “marchio di fabbrica” di alto livello ha reso i Queen uno dei gruppi più amati, stimati, venerati e citati della storia del rock. Credo che tutti voi (che eravate grandi abbastanza) vi ricordate le immagini del Queen Tribute a Wembley,per commemorare la scomparsa del nostro amico Freddie, il calore del pubblico e le performance delle varie bands che vi hanno preso parte, tutte debitrici di ciò che questa gente assolutamente fuori dal normale ha creato. Chi non conosce, poi, il riff da mitologia di Stone Cold Crazy? Chi non ha mai sentito l’originale, sicuramente avrà avuto modo di sentirla suonata dai Metallica, ma, ragazzi, qui è tutta un’altra cosa! E come resistere al falsetto di Mercury nell’opener Brighton Rock (per inciso,secondo me la miglior traccia del disco!) con la famosa parte centrale tutta occupata da un assolo in echoplex di May, che veramente lascia di sasso l’ascoltatore…e i momenti più intimisti delle due parti di In The Laps Of The Gods, con un Mercury soave, dolce e malinconico che sembra contenere nelle sue corde vocali tutti i sentimenti della nostra vita terrena e ultraterrena. È difficile non commuoversi. Ma i Queen non sono solo Brian e Freddie: non potrei,infatti, immaginarmi la Regina senza gli altri due, Roger Taylor alla batteria e John Deacon al basso….è anche grazie alla loro abilità, alla loro simpatia,alla loro umiltà che questa band rimarrà nella storia, senza scordare che sono ambedue degli ottimi songwriter! Una band che non ha paragoni, i Queen. “Sheer Heart Attack” è senz’altro un album da avere ad ogni costo, indipendentemente dalla mia affezione nei suoi confronti, un album,a detta di molti,”seminale”, e questo la dice tutta….rimane, per me e per moltissimi, il rammarico di una vita e di una voce portataci via troppo presto, ma che non dimenticheremo mai. Grazie Freddie!
Tracklist:
1. Brighton Rock
2. Killer Queen
3. Tenement Funster
4. Flick Of The Wrist
5. Lily Of The Valley
6. Now I’m Here
7. In The Lap Of The Gods
8. Stone Cold Crazy
9. Dear Friends
10. Misfire
11. Bring Back That Leroy Brown
12. She Makes Me (Stormtrooper In Stilettos)
13. In The Lap Of The Gods…Revisited