Recensione: Shin Ken
Nel silenzio più atroce i Persefone sono già al terzo capitolo di una storia che immeritatamente viene snobbata dai più. Una storia, questa, che ha seguito una naturale evoluzione stilistica dettata unicamente dalla passione di una band, i sei ragazzi di Andorra, capace di scrivere Musica con i fiocchi totalmente esente da stupidi e limitanti clichè. Ed è proprio questa la carta vincente dei Persefone: unire testa, dedizione, voglia di fare e tecnica in un unico grande calderone di idee, filtrate e rimescolate a dovere per poter alla fine giungere al risultato cercato. Risultato che fino ad ora ha sempre dato ampio modo di stupire.
Se The Truth Inside The Shades era quindi il colpo di prova – certamente andato a segno – e Core era stata una conferma (anche migliore del suo predecessore), Shin-Ken è la consacrazione definitiva di una band che con il tempo, se impareremo a conoscerla, diventerà una delle punte di diamante del Death melodico.
Ma cos’è cambiato da Core a Shin-Ken? I sei ragazzi andorrani si sono liberati da qualsiasi fronzolo e qualsiasi lungaggine (ricordo che nel precedente album le canzoni erano tre e sfioravano i 23 minuti) per lasciare spazio ad un sound diretto e decisamente più granitico. Se prima la prolissità poteva risultare deleteria ai fini dell’attenzione (cosa che accadeva assai raramente), ora ogni perplessità e stata spazzata via con la potenza di un tornado. Non ci sono episodi ridondanti, tutto è incastonato alla perfezione in una cornice che fa da contorno ad una tela dai colori brillanti e quanto mai vivi. Inoltre le parti sinfoniche si sono ridotte abbastanza, continuando sì ad essere presenti, ma quasi unicamente nelle parti strumentali. La componente Prog è stata aumentata, soprattutto nelle tempistiche di alcuni riff. Come non notare, infine, nell’artwork, nel titolo dell’album e nella musica le chiare influenze (per non dire tributi) di stampo orientale.
Fall To Rise ha forza di un treno in corsa: dopo un intro lento ed evocativo (di cui parlerò in seguito), si scagliano con violenza i riff death, che si alternano a momenti più lenti e cantati in voce pulita. Una melodia di pianoforte accompagna per un pezzo il brano sfociando al suo termine in una parte corale di stampo religioso che crea una forte contrapposizione con il sound violento della canzone. Le note non si sprecano nemmeno negli assoli: i due chitarristi hanno una tecnica davvero invidiabile, mai ostentata all’eccesso ma mostrata nei giusti punti e nei giusti tempi. Death Before Dishonour si presenta ancora più violenta della precedente canzone, con un quanto mai inaspettato groove di batteria dalle sonorità thrash. Sonorità che verrano riprese diverse volte all’interno dell’album. E come se non bastasse accostate a queste troviamo suoni elettronici incastonati perfettamente nel complesso, volti a creare atmosfere psichedeliche. Purity rappresenta il lato riflessivo dei Persefone: si tratta infatti, questa, di una canzone calma e dai toni dolci, in cui growl e scream lasciano posto a linee vocali calde e trascinanti. Come non citare, tra le altre, la suite Shin-Ken (divisa in Part I e Part II) una canzone che all’interno contiene un intero mondo: parti sinfoniche si intrecciano con elevata maestria a riff violenti e a giochi elettronici di tastiera particolari, che si tramutano in diverse occasioni in momenti strumentali più lenti, anch’essi uniti alla perfezione nella totalità della musica. Una dimostrazione di maturità davvero elevata.
Bisogna descrivere, infine, il mini-concept interno all’album: The Ground Book (l’intro di cui vi ho accennato prima), The Water Book, The Wind Book, The Fire Book e The Void Book sono quattro ballate strumentali dalla bellezza sconvolgente. Ognuna di esse rappresenta rispettivamente la malinconia di una giornata di pioggia, la potenza di una bufera, l’atmosfera dolce e rilassante di un camino acceso e la profonda inquietudine del vuoto più buio. Cinque perle di assoluta magnificenza.
Che dire in conclusione? Non mi sembra ci sia molto da aggiungere. Solo che trovo profondamente ingiusto che una band del loro calibro rimanga sconosciuta ai più. Quello che i Persefone hanno da offrirci è di immensa bellezza e varietà. Sono riusciti a concepire tre full uno più spettacolare dell’altro, di cui è impossibile non innamorarsi. E questo Shin-Ken, credetemi, è il migliore di tutti. Sarebbe banale consigliarvelo e sarebbe da stupidi non farlo. Quindi termino la recensione dicendo che se solo uno di voi ha voglia di qualcosa di diverso, si armi di contanti e vada a comprare quello che considero – senza mezzi termini – il miglior album di death melodico del 2009.
Luca Dei Rossi
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Tracklist:
1. The Ground Book 01:19
2. Fall to Rise 06:12
3. Death Before Dishonour 07:11
4. The Water Boo 02:26
5. The Endless Path 06:41
6. The Wind Book 02:26
7. Purity 05:07
8. Rage Stained Blade 04:38
9. The Fire Book 02:42
10. Kusanagi 08:01
11. Shin-Ken Part I 05:35
12. Shin-Ken Part II 05:17
13. The Void Book 00:25
14. Japanese Poem 03:13