Recensione: Shockwave of Steel
Pacchiani, esagerati, burini. Questo sono e rappresentano i Solemnity, combo tedesco che fa capo al leader Sven The Axe, che in occasione del terzo album fonda la propria label: la Solemnity Music. Questo Shockwave Of Steel ritrae in copertina in modo maldestro i quattro componenti della band e segue i precedenti lavori King Of Dreams del 2003 e Reign in Hell del 2001, entrambi già recensiti su TrueMetal in passato. Nelle note accompagnatorie il gruppo si definisce interprete di un Heavy Horror Metal non meglio identificato, figlio dei primi Manowar, di Over Kill, Iron Maiden, Helloween, Death SS, Manilla Road, Cirith Ungol e Forbidden. Quindi, chi più ne ha più ne metta! I Solemnity in Gemania sono comunque conosciutissimi, grazie alle loro esibizioni dal vivo in compagnia di act blasonati come Thunderhead, Metal Church, Angel Dust, Sacred Steel e Wizard e la partecipazione a festival come l’Heabangers Open Air e il Keep It True.
Va rimarcato comunque che nella ricerca a tutti i costi dei cliché dell’HM – come fanno dalla loro nascita i nostri – le band tedesche sono imbattibili: ensemble come Sacred Steel, Stormwarrior, Powergod, Paragon e gli improponibili Torment non sarebbero mai potuti nascere in altre latitudini! Come scritto sopra, in questo Cd le influenze si sprecano davvero, tutto è già stato sentito da altre parti, la personalità dei musicisti non emerge MAI – qualcuno potrebbe giustamente obiettare… ma QUALE personalità? – e quello che ci viene proposto è un robusto HM straight in your face che non lascia prigionieri.
Tecnicamente i quattro ceffi – Sven The Axe (vocals), Nosferatu Kuba (chitarra), Ralf Gromer (basso) e Adrian Brock (batteria), non brillano certo di tecnica sopraffina ma rappresentano al meglio lo status di “band”, intesa come un invincibile rullo compressore. Dopo il breve intro Enter The Axeworld troviamo il possente mid tempo Mephisto, episodio che richiama i Jag Panzer, seguito dalle trame di battaglia Axe Attack, brano direttamente scritto tra il clangore delle spade! Non mancano richiami anche ai Running Wild (Impaler) e alla Nwobhm più oscura (The Queen of Hades), mentre i pezzi più squisitamente horror si possono rintracciare nella titletrack Schockwave of Steel e in Bloodbath.
Va detto che soprattutto dal vivo, più che musicalmente, i nostri si sono ispirati ai Death SS epoca Heavy Demons. Ovviamente non potevano nemmeno mancare le influenze made in Usa – nella fattispecie i Riot di Mark Reale – che vengono proposte in Black Horizon. La chicca è rappresentata dalla cover del brano – scritto in cirillico – dei russi Aria, i Motley Crue col colbacco, vere megastar oltre la cortina di ferro, anche se da noi pressoché sconosciuti.
Insomma, i Solemnity hanno creato un compendio del metallo più ortodosso in un dischetto solo! Come sempre si dovrebbe fare in sede di recensione, prima di emettere un giudizio, un album dovrebbe essere sentito più volte a distanza di tempo. Ebbene, Shockwave of Steel, dopo ripetuti ascolti, dimostra di avere una propria dignità e, con gli opportuni distinguo, cresce di volta in volta – senza esagerare, si intende… Sarà pacchiano, ottuso, sfrontato, scontato, kitsch, grossolano finché si vuole ma rappresenta l’espressione artistica di quattro metallari intransigenti che ci credono alla grande: rispetto assoluto!
Stefano “Steven Rich” Ricetti