Recensione: Show No Mercy

Band: Slayer

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Anno: 1983

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85

Che gli Slayer abbiano scritto pagine e pagine di quel grande libro dell’heavy metal è cosa nota, è risaputo anche che il gruppo guidato da Tom Araya e Mr. King è stato, è, e sarà fonte di ispirazione per una miriade di band che hanno tentato di eguagliare il connubio tra violenza e musica di cui gli Slayer sono tra i massimi autori.
In una carriera lunga 20 anni di album ne hanno sfornati veramente tanti, alcuni molto discussi e criticati, altri amati e venerati come autentiche gemme di thrash metal.
Il loro autentico capolavoro è considerato universalmente dai più  “Reign In Blood”, album che difficilmente non si riesce a considerare tale, in quanto ricco di ottime canzoni potenti e deflagranti come poche.
Questa onnipotenza attribuita a “Reign In Blood” ha fatto si però che album grandiosi, ma dal punto di vista qualitativo, leggermente inferiori all’assoluto capolavoro, siano passati inosservati non riuscendo a raccogliere quanto dovevano.
Un esempio possono  essere album come “Seasons in the Abyss”, “South of Heaven”, “Hell Awaits” o lo stesso “Show No Mercy”.

Va detto innanzitutto, per chi non lo sapesse, che “Show No Mercy” è l’album di debutto degli Slayer all’epoca ancora piuttosto acerbi dal punto di vista della tecnica strumentale e non registrato con le produzioni iper-tecnologiche di oggi.
Va fatto notare che la scena thrash metal iniziava a muoversi proprio in quel periodo e che quindi non aveva un gran trascroso ed una scena ben delineata, ma piuttosto erano gli anni dell’heavy metal di Judas Priest ed Iron Maiden, ma anche del movimento Punk oltranzista che per numerose band, anche metal come gli Slayer, gettò le basi per la nascita del thrash.
Risulta comprensibile quindi come in “Show No Mercy” si possano sentire più queste influenze che non quelle più prettamente thrash a cui siamo stati abituati dal gruppo.
Questo si sente oltre che nel modo di suonare, anche nel modo di cantare di Tom, che spesso arriva ad adoperare uno scream di classica scuola Heavy metal.

La maggior parte delle canzoni contenute in questo infiammante disco sono crude, grezze ed essenziali ma con una attitudine indescrivibile, a tratti riconducibile per molti versi ai Motorhead.
Potrebbero essere quasi tutte potenziali classici, ma per i motivi di cui sopra parlavamo non lo sono diventate, o lo sono diventate soltanto in parte.

Vanno sicuramente menzionate l’opener “Evil Has No Boundaries”, potente e veloce, con un ritornello che da subito ti si piazza in mente. Da notare che i solo non sono mitragliate come nei lavori sucessivi degli Slayer, ma sono più tipicamente di classica scuola Heavy metal e quindi molto più delineati.
Altra canzone assolutamente best of è “Die By The Sword”, con riff più cattivi e più serrati, qui il cantato di Tom risulta ulteriormente aggressivo.
Velocità allo stato puro per la ruvidissima “Fight Till Death”; la successiva “Metal Storm” ha una totale atipicità rispetto a quello che potrebbe essere il trade-mark di una canzone degli Slayer: una sorta di marcia, che incide incalzante, marziale e compatta, di sicuro fra le best-track di “Show No Mercy”.
Altra canzone dinanzi al quale non si può certo restare impassibili è “Black Magic”, un autentico crescendo di violenza.
Questo crescendo, si nota da canzone in canzone,  sino ad arrivare alla decima traccia, la conclusiva “Show No Mercy”, veramente grandiosa come poche.

Ribadisco nuovamente il concetto che “Show No Mercy” è fondamentalmente un album di Heavy Metal, grezzo ma estremamente potente. Quindi non troverete le stesse sonorità violente e velocissime che caratterizzano tutto il resto della loro produzione.
Non per questo però deve essere messo in ombra da altri album di poco superiori.

Francesco “madcap” Vitale

Track-list

1. Evil Has No Boundaries
2. The Antichrist
3. Die By The Sword
4. Fight Till Death
5. Metal Storm
6. Black Magic
7. Tormentor
8. The Final Command
9. Crionics
10.Show No Mercy