Recensione: Shut Up!

Di Stefano Ricetti - 11 Ottobre 2024 - 8:52
Shut Up!
Band: Danger Zone
Etichetta: Pride & Joy Music
Genere: Hard Rock 
Anno: 2024
Nazione:
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78

Avere a che fare con i Danger Zone equivale a raffrontarsi con delle certezze. E non solo perché della line-up di Line of Fire sono ancora presenti in tre – Roberto Priori (chitarra), Giacomo Gigantelli (voce) e Paolo Palmieri (batteria) – ma soprattutto per il livello medio delle uscite successive a quell’album, marchiato 2011.

Precisato che l’Ep Victim of Time del 1984 fa storia a sé, Undying (2012), Closer to Heaven (2016) e Don’t Count on Heroes (2019) costituiscono delle gemme di puro hard rock in salsa italiana. Nulla in grado di stravolgere la storia della musica mondiale, sia chiaro, ma ottimi esempi di dedizione alla causa, pregni di pezzi dal songwriting raffinato e pressoché privi di riempitivi. Poche altre band oltreconfine possono vantare un curriculum del genere.

L’occasione di tornare a occuparsi della zona pericolosa, come si era usi scrivere illo tempore, la fornisce il novissimo Shut Up! il quinto album nella carriera dei bolognesi. Qui intervista in proposito con Roberto Priori.

La formazione, oltre al trio fantasticus di cui sopra, schiera Danilo Faggiolino alla seconda chitarra, Pier Mazzini alle tastiere e Matteo Minghetti al basso. Prodotto da Roberto Priori e Jody Gray, il disco, così come i due precedenti e quindi all’insegna della continuità artistica, vede la luce per la Pride & Joy Music, un’autentica sicurezza in ambito hard rock mondiale.

Shut Up! si accompagna a un libretto di sedici pagine con tutti i testi e numerose foto sfumate della band catturate in ambito live, a firma Patrizia Cogliati e Dario Caregnato, considerando anche quella posta nell’ultima facciata, d‘insieme e in posa. Copertina a cura di Umberto Stagni.

Undici sono i pezzi ricompresi per tre quarti d’ora di ascolto, durata ideale per un album, alla vecchia maniera. Shut Up! è lavoro da prendersi in blocco, non presenta pezzi che si ergono nettamente sugli altri. Gigantelli è uno dei migliori interpreti nazionali e ormai non costituisce più una sorpresa per nessuno così come il chitarrismo di Priori da sempre incarna il trademark dei Danger Zone, a irrobustire un base classica di genere ineccepibile. Tastiere presenti ma mai invadenti. Se “Evil” già si prospetta come canzone da gustarsi dal vivo con le braccia al cielo a urlarne il coro insieme con il gruppo, irresistibili risultano essere le asce anni Ottanta sciorinate su “I Don’t Care” e non mancano le ballate di classe ma fragorose, vedasi alla voce numero 5, “Too Late” e alla 10, “Faithless Ways”.

Shut Up!: un manifesto di purissimo hard rock che conferma una volta di più il tiro di una band che a livello italiano fa già parte della storia, quella con la ‘S’ maiuscola e che se ne avesse le possibilità se la giocherebbe alla pari con altri campioni conclamati stranieri.

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

 

 

 

 

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