Recensione: Sick Of Italy
Debutto discografico per questa giovane banda di scapestrati brianzoli (il gruppo nasce solo nel 2012) che, dopo un demo ed un EP, raggiunge il tanto desiderato traguardo della pubblicazione del primo LP sotto ETN Records. La musica proposta è un thrash vecchia scuola molto vicino al punk, con canzoni rapide e brevi (la più lunga sfiora appena i quattro minuti), melodie accattivanti e una buona dose di irriverenza dispensata già a partire dall’artwork, simpatico anche se un po’ troppo casalingo. Se alcuni di questi dettagli vi hanno fatto scattare nella testa qualche campanellino non posso che dichiararmi d’accordo: in effetti la proposta dei Wargame è profondamente debitrice di quella dei primi Anthrax, tanto da poter quasi definire il combo italiano come un fedele discepolo dei dettami e dello spirito della band di New York. Forse anche troppo.
Un’intro strumentale apre la strada a “Small Soldier”, che pur nella sua breve durata riesce ad alternare tempi più groove ad altri più sparati, con i due cantanti che passano da vocalizzi ruvidi ad un tono più schizofrenico che mi ha ricordato per certi versi il buon Serj Tankian (seppur con tutti i doverosi distinguo del caso). La successiva “Mud’n’Blood” pigia sull’acceleratore, per una sfuriata di doppia cassa condita dalle urla e dai cori sguaiati di Ale e Defo, mentre “Drink Beer”, il cui titolo già dice tutto, mette in luce il lato più scanzonato dei nostri: anche qui il sestetto giocherella con melodie e velocità diverse, passando da un andamento piuttosto tirato a sporadici ed improvvisi rallentamenti atmosferici, fino ad arrivare al cambio di mood del minuto 2:53 con cui si introduce una versione metal del classico dance “Everybody Dance Now”, prima del ritornello finale in cui si torna ad inneggiare alla bevanda preferita del metallaro medio.
“Slasher” si candida subito come canzone tra le più aggressive del lotto, con i suoi riff furiosi e il cantato arcigno: anche qui un improvviso cambio d’umore al minuto 2:00 introduce l’assolo e il finale strumentale, il quale, a sua volta, ci traghetta verso la title-track, in cui più di ogni altra traccia sentita finora si avverte un’attitudine punkeggiante e chiassosa.
“A.C.A.M.” è un’altra bella bordata, due minuti tirati conditi da un testo (e soprattutto un ritornello) abbastanza irriverente, ma nella cui parte conclusiva trova comunque spazio una certa dose di melodia che viene spazzata via dalla seguente “Nuke Lovers”. Brano tirato e cafonissimo che si concede qualche cambio di tempo dopo la metà, poco prima della breve sezione strumentale e del finale caciarone che introduce “Not For Me!”, un breve intermezzo smaccatamente punk ma a suo modo divertente e godibile. “Kickflip in Hell” torna in territori più consoni al thrash tout court, snocciolando rapidi cambi di tempo come se piovesse e chiudendo con un fulminante quanto breve assolo piazzato in coda al pezzo. “Fear” recupera il mood tirato di “Mud’n’Blood” aggiungendoci qualche spruzzata di melodia qua e là, mentre la conclusiva “Black Rambo/U.Ass.A” si distende su ritmi cangianti, alternando sfuriate rapide e violente a passaggi più scanditi e marziali, perfetti per richiamare il classico headbanging selvaggio, che poi sfumano nel finale dell’album.
Concludendo direi che ci troviamo dinnanzi a un esordio giocoso e godibile, strumentalmente accattivante, forse pensato più per divertire e divertirsi suonando che non per lasciare effettivamente il segno e che, nonostante un tono generale forse troppo derivativo e una resa vocale a volte un po’ grossolana, si lascia ascoltare senza problemi al netto di una mezz’ora di musica da passare tra una scapocciata e l’altra.