Recensione: Sideral Passages

Di Emanuele Calderone - 26 Maggio 2009 - 0:00
Sideral Passages
Band: Neoplasmah
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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70

Portoghesi, nati a Seixal, i Neoplasmah sono un quintetto relativamente giovane e dedito ad un death metal tecnico di ispirazione americana, che prende spunto da quanto fatto dai Death, modernizzandolo con sfuriate thrash. La proposta viene resa più aggressiva grazie ad un’impostazione vocale a cavallo tra scream e growl, che si attesta di sovente su tonalità esasperate.

La prima e fin’ora una prova discografica firmata Neoplasmah, denominata “Sideral Passages”, datata 2004, presenta già dalle prime note una band che, seppur ancora in fase di crescita, si mostra ugualmente capace di creare un sufficiente interesse alle orecchie dell’ascoltatore. Le basi sulle quali il quintetto portoghese si appoggia sono chiare sin da subito: la tecnica, la precisione d’esecuzione e una discreta freschezza del songwriting sembrano essere le fondamenta sulla quali il gruppo mira per dare vita agli undici episodi contenuti nel full-length.
Il sound si dimostra diretto e compatto, sebbene siano presenti all’interno del platter tecnicismi di ogni sorta, cambi di ritmiche e assoli complessi. Nonostante ciò i Neoplasmah hanno sempre orecchio attento alle melodie, che si muovono tra i già citati territori death e thrash.
Delle undici canzoni che compongono il disco, quelle che sin da subito emergono sulle altre sono la opener “Interplanetary Inner Sanctum” con i suoi innumerevoli cambi ritmici e le avvincenti linee di chitarra, o ancora il death-thrash di “The Dome Electric Harma”, brano più articolato e studiato rispetto agli altri.
Andando avanti, tra gli highlights del disco ritroviamo la title-track, che nei suoi tre minuti e mezzo mostra tutte le anime della band: a stacchi quasi brutal si accostano intrecci chitarristici dal forte sapore thrash, sempre eseguiti con grande precisione e una discreta classe.
Ultimo pezzo da citare tra i migliori è la conclusiva “Vortex Voyages”, nella quale la band mette in mostra maggiormente le proprie capacità strumentali, sfoderando una buonissima prova. La canzone pur non brillando in originalità sfodera una gradevolezza in fase d’ascolto davvero invidiabile, grazie ad un susseguirsi di riff e parti strumentali decisamente affascinanti e dotati di carica. In questo caso si lascia lodare anche la prova dietro al microfono dei cantanti Sofia Silva ed Josè Marreiros.
Il resto del platter si attesta invece su di una qualità leggermente più modesta, rovinato il più delle volte da una certa mancanza di spunti brillanti e da una voce forse poco adeguata al contesto e che in più di un frangente sembra essere filtrata.
Tra gli altri difetti si può notare una continua serie di citazioni della band nei confronti del gruppo di Schuldiner oltre ad una certa omogeneità dei vari brani che influisce negativamente sulla longevità del disco.
Sufficiente risulta essere invece la qualità di registrazione, che pur non esaltando sempre a dovere i suoni degli strumenti, riesce comunque ad attestarsi su livelli relativamente apprezzabili.

Il traguardo è dunque raggiunto, sebbene ci sia ancora da lavorare, ma considerando che si tratta di una band giovane alla sua prima uscita sulla lunga distanza, si può restare abbastanza soddisfatti del compito svolto. Infine, viste tutte le doti messe in mostra all’interno di questo disco d’esordio, non ci resta altro che sperare in un bel passo in avanti nel prossimo futuro, sopratutto per quanto riguarda il fattore songwriting.

Emanuele Calderone

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Tracklist:

01 Interplanetary Inner Sanctum
02 Mummified In Hybrid Plamsa
03 Enter The Void Of Spectral Velocity
04 The Dome Of Electric Harma
05 Dimension Threshold
06 Interstellar Experiences
07 Gravitational Collapse
08 Out Of The Void, Into The Storm
09 Sideral Passage
10 Shores Of The Cosmic Ocean
11 Vortex Voyages

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