Recensione: Sign of devotion

Di Claudio Casero - 19 Maggio 2006 - 0:00
Sign of devotion
Band: Sengir
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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60

Molti gruppi moderni, suonando gothic metal, cadono nell’errore di credere che per fare dell’ottima musica basti infarcire il sound con tastiere e inserire una vocalist con una bella voce; purtroppo non è così nella maggior parte dei casi e si rischia di prendere delle cantonate mostruose. Con sommo dispiacere devo ammettere che questo è il caso anche dei belgi Sengir che con il loro “Sign of devotion” ci propongono un sound incolore e poco convincente.

Brani come “Calling” e “Time” sono ben strutturati nelle loro parti ma non riescono a catturare l’attenzione dell’ascoltatore; il problema sta nel fatto che l’uso delle tastiere fatto dalla band è decisamente eccessivo unito ad una vocalist che, pur avendo una bella voce, sembra decisamente più adatta ad un genere come l’aor che al gothic. Il tutto è coronato da riff di chitarra sempre uguali che lasciano un po’ il tempo che trovano non riuscendo ad esprimere che un briciolo di energia qua e là.
Si prosegue con “Conscience awake” e “Close to the bone”, brani che prendono spunto decisamente dai Nightwish; se ci si domanda come mai la sopraccitata band sia una delle poche nel genere ad aver avuto successo, si giunge alla risposta che i Nightwish hanno qualcosa in più rispetto alle altre band. E quel qualcosa manca proprio ai Sengir che appoggiano sul rigo riff e accordi di tastiera troppo banali e ovvi per poter essere davvero interessanti; diciamo che i due brani in questione si lasciano ascoltare senza intoppi, ma al tempo stesso senta destare eccessivo interesse.
Purtroppo il discorso non sposta di molto il problema nemmeno per quel che riguarda i rimanenti brani: chiaro è che sono ben suonati ma altrettanto ben arrangiati, ma non basta. La musica è stata creata per comunicare emozioni a chi l’ascolta e per renderci partecipi di ciò che l’artista ci vuole dire. Il combo belga non riesce a fare tutto questo, trasformando il desiderio di trasmetterci dolcezza o vitalità in un senso di noia che pervade quasi tutti i 48 minuti del cd.
Gli unici brani che esulano, almeno in parte, dal discorso sono “Silver linning” e Disbelief” in cui si riesce a trovare un barlume di completezza aiutato da sporadica energia che ci viene trasmessa dagli strumenti suonati dalla band. In questo caso anche la vocalist riesce a dare un buon tiro alla sua linea vocale pur non perdendo in melodia con il risultato di ottenere due canzoni piacevoli ed interessanti.

Questo “Sign of devotion” è quindi un platter che passerà inosservato alla maggioranza delle persone additandolo, non a torto, come noioso e poco originale. Insomma ci troviamo davanti ad un cd gothic come ne escono a decine ogni anno; quello mance di più ai Sengir è sicuramente un ritmo accattivante ed una vera e propria personalità, caratteristiche che distinguono un lavoro mediocre da un buon lavoro. Il cd in questione merita comunque la sufficienza stiracchiata dal momento che è ben suonato ed organizzato; consiglio questo lavoro solo agli appassionati del genere che non si vogliono far sfuggire nemmeno un cd gothic.

TRACKLIST
1. Calling
2. Time
3. Conscience awake
4. Close to the bone
5. My defense
6. Day you take me over
7. Back to reason
8. Silver lining
9. Disbelief
10. Prove me wrong
11. Lose the moment

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