Recensione: Silence
Tornano in scena gli svedesi A.C.T., senza dubbio una delle formazioni più straordinarie dell’ultimo decennio progressivo (e non solo). Le premesse per godersi un disco coi controfiocchi erano anticipate da un moniker che è sempre stato fino ad oggi garanzia di qualtà compositiva e di spiccata originalità. I nostri ci avevano lasciato nel 2003 con un masterpiece del calibro di Last Epic e dopo tre anni ci legano nuovamente alle articolate e delicate trame della loro ragnatela musicale con “Silence”.
L’album sfiora la perfezione sotto ogni punto di vista: produttivo, compositivo, espressivo, tecnico ed artistico. Lineare (nel senso buono del termine, s’intende), tecnicamente delicato e coinvolgente, che si ascoltino ritmiche regolari piuttosto che sincopi e cambi di tempo da mozzare il fiato o anche semplici riff. Pop, Prog Rock e melodia sono intrecciati tra loro per tessere una trama di profondi rapporti che solidificano un songwriting emozionante e ricamato nei minimi dettagli. Il livello della produzione è disarmante per la profondità che dona ai suoni, soprattutto in riferimento ai non distorti. Le parti cantate di quel fenomeno di Herman Saming farebbero innamorare pure cani e gatti. Si trovano anche qui ripetuti gli elementi caratteristici dell’A.C.T sound, ma sembra che con l’andare del tempo questo manipolo di artisti riesca sempre di più a trovarsi a proprio agio dietro gli strumenti.
I comparti ritmici sono estremamente variabili e complessi, ma non si corre mai il rischio di perdersi all’interno di questo grande labirinto compositivo. Ogni song ha un ricercato e mirato melo-chorus che calamita l’attenzione dell’ascoltatore così da renderla immediatamente fruibile in tutta sicurezza. In più parti, come già accaduto in passato, la profondità delle melodie è esaltata attraverso l’uso degli archi o di tastiere. A queste sentirete frequentemente posporre i soliti “reggae oriented rhythms” che rimangono ormai da tempo uno strumento stilistico di cui gli svedesi fanno un uso generoso quanto intelligente.
Una opener marcatamente prog rock avvia l’ascoltatore oltre al portone che introduce allo straordinario pulsare artistico di “Truth Is Pain”, che va a sfumare nelle sei corde della closer part per aprire la via a “Puppeteers”, caratterizzata da un mostruoso lavoro ritmico intriso di squisite melodie. Neppure è possibile non rimanere ammaliati dal dinamico quadro di colori musicali di “Out of Ideas”, con i suoi momenti introspettivi e rallentati sui quali adagiarsi e levitare dolcemente fuori dal corpo e dalla mente.
Obbligo di citazione pure per una canzone come “Silent Screams” che lascia a bocca aperta senza possibilità di replica. Indefinibile, sorprendente anche per gli standard degli A.C.T., costituisce probabilmente la più ricca composizione dell’album. E il tutto dura solo due minuti: dall’intro sognante a vere scosse di terremoto ritmico orientate ad aprire la suite finale “The Long One”.
Le sapienti e tecniche battute definite in “Joanna” hanno la forza di attrarre e mettere in agitazione l’ascoltatore nella medesima maniera in cui “A Father’s Love” riallontana lo stesso in spazi più isolati e rilassanti. E così via, piano piano si arriva a conclusione.
Aprire questo album significa aprire un carillon impazzito. Chiuderlo non è più possibile, significherebbe escludere se stessi rinunciando a qualcosa che non si potrà più dimenticare, che non vi abbandonerà. Al punto finale dell’opera, dopo l’ultimo secondo, nel nulla questa arte trova la sua consacrazione, ed il grande silenzio che rimane altro non è che la sua trasformazione in una parte di voi.
– nik76 –
Tracklist:
01- Truth is Pain (4′ 09”)
02- Puppeteers (4′ 13”)
03- This Wonderful World (4′ 20”)
04- Out of Ideas (4′ 47”)
05- Hope (4′ 29”)
06- Into the Unknown (3′ 55”)
07- No Longer Touching Ground (4′ 11”)
08- Useless Argument (4′ 49”)
09- The Voice Within (3′ 55”)
10- Polish, Reduce, and Enlarge (3′ 55”)
11- Call In Dead (2′ 51”)
Consequences – The Long One
– Silent Screams (1′ 58”)
– Introduction (0′ 51”)
– The Millionaire (2′ 10”)
– Joanna (3′ 09”)
– A Father’s Love (2′ 32”)
– Memory to Fight (2′ 43”)
– The Diary (3′ 10”)
– A Wound that Won’t Heal (4′ 32”)
– The Final Silence (1′ 36”)
Line Up:
Herman Saming – Vocals
Jerry Sahlin – Keyboard, Vocals
Ola Andersson – Guitars, Vocals
Peter Asp – Bass, Guitar
Thomas Lejon – Drums
Discografia:
Last Epic (2003)
Imaginary Friends (2001)
Today’s Report (1999)