Recensione: Silence Followed By A Deafening Roar
Che Paul Gilbert sia un chitarrista di grandissimo talento, capacità e tecnica, è notizia che oramai non sorprende più da tempo immemore, fama questa, consolidata da una carriera ricca d’ottimi successi commerciali ed artistici, in cui il nostro ha sempre potuto far sfoggio della propria sconfinata ed indiscussa maestria nel giostrare con abilità sulle sei corde.
‘ Silence Followed By A Deafening Roar‘ è il sesto album solista (al netto di live e best of, naturalmente) di una discografia corposissima e chilometrica – iniziata nel lontano 1986 con i grandi Racer X – ancora oggi costellata da buone idee e grandi collaborazioni ed è, come ben facilmente intuibile, un ulteriore esibizione di bravura e classe superiore, pur se, è bene sottolinearlo sin da subito, mai elevata a livelli di eccellenza assoluta in termini di songwriting vero e proprio.
L’incontestabile eccellenza di un maestro e “caposcuola” come Gilbert (tra i pochissimi nel genere, ad essere fonte d’ispirazione “pura” per gli altri), è ancora una volta posta in evidenza da alcuni pezzi di sicuro fascino e notevole “appeal”, in cui l’esuberanza tecnica e l’immancabile voglia di stupire, fanno il paio con qualche indovinata soluzione melodica, elementi questi, del tutto necessari e vitali per la buona riuscita di un disco esclusivamente strumentale.
La title track e pezzo d’apertura, “Silence Followed By A Deafening Roar”, è da questo punto di vista, alquanto indicativa. Eccoci, infatti, al cospetto di un rifferama ruggente e robusto, che ben si amalgama con un ritornello “facile”, arioso e di piacevolissimo impatto, in un quadro generale fatto di suoni nitidi e dalla profondità ben definita.
Del medesimo, ottimo, tenore, sono inoltre episodi come la fresca ed urgente “Eudaimonia Overture” (cover, nientemeno, che di Johan Sebastian Bach), la rockettara e cadenzata “Norwegian Cowbell” ed il lentone “I Cannot Tell A Lie”, senza dimenticare la conclusiva, divertentissima, “Paul Vs.Godzilla”, esponenti di una tracklisting comunque interessante e con pochi passaggi a vuoto (nel concreto, la lagnosa “Suite Modale”), forse sprovvista di un brano davvero “mozzafiato”, ma assestata su livelli qualitativamente accettabilissimi per il feeling espresso, davvero eccellente sul versante tecnico (non poteva essere diversamente), ed estesa su di un “range” d’influenze variegato, comprendente l’hard rock più semplice, il blues venato di funky, sensazioni progressive, per finire con il più compatto e solido heavy metal di scuola Racer X.
Come detto in apertura, Paul Gilbert non è una scoperta recente, e la maestria di quello che, a tutti gli effetti, è da considerarsi uno dei chitarristi più influenti e dotati dell’ultimo ventennio, non è qualcosa che possa più sorprendere gli assidui frequentatori del settore.
La sua nuova creatura dunque, è figlia diretta di questa reputazione: un disco che scorre piacevolmente e si presta benevolo all’ascolto, infarcito di spunti per gli esperti della sei corde ma, ugualmente, “amichevole” per i più profani e semplici ascoltatori di buona musica.
In poche parole, un album discreto, che, ne siamo certi, i fans di Gilbert si procureranno senza troppi indugi ed apprezzeranno volentieri.
Tracklist:
01. Silence Followed By A Deafening Roar
02. Eudaimonia Overture
03. The Rhino
04. Norwegian Cowbell
05. I Cannot Tell A Lie
06. Bronx 1971
07. Suite Modale
08. The Gargoyle
09. I Still Have That Other Girl
10. Bultaco Saturno
11. Paul Vs.Godzilla
Line Up:
Paul Gilbert – Chitarra
Mike Szuter – Bass
Jeff Bowders – Batteria
Emi Gilbert – Hammond / Piano