Recensione: Silent Room

Di Eugenio Giordano - 30 Dicembre 2003 - 0:00
Silent Room
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Anno: 2003
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79

I Nightmare sono un colosso del metal francese e con questo “Silent room” giungono al quarto platter sulla lunga distanza, il secondo dopo la reunion. Per chi tra voi ama il metal classico il nome di questa band è sinonimo di qualità e tecnica unite a una indiscutibile potenza. Nati negli anni ottanta i Nightmare hanno raffinato il loro sound in un processo di maturazione progressivo e inarrestabile, questo nuovo disco ne è la conferma. Siamo di fronte a un elegante concept introdotto dalla inquietante affermazione: “…a story that should have been stayed unreal” che genera l’atmosfera portante di questo cd, l’instabilità del pensiero. I Nightmare sono sempre stati una band con lo sguardo puntato oltre oceano, ma devo dire che mai quanto in questo caso ci troviamo di fronte a un platter così influenzato dalla scuola americana, inoltre tengo a dire che questo “Silent room” si pone in un’ottica totalmente differente rispetto al precedente “Cosmovision” abbandonando definitivamente qualsiasi relazione musicale rispetto al power metal tedesco. Se devo cercare delle band a cui poter accostare il sound di questo lavoro potrei citare i Vicious Rumors di Carl Albert, i Fates Warning ma sopratutto King Diamond. Del diamante danese i Nightmare sembrano aver assorbito totalmente la raffinatezza compositiva e la complessità degli arrangiamenti oscuri, oltre ad aver prodotto un lavoro decisamente teatrale e ambizioso i Nightmare hanno composto un’ora di metal classico, fluido e tenebroso.

Il disco è introdotto da “Paranormal magnitude” una intro strumentale che alterna parti parlate a chitarre oscure e cadenzate, esattamente il contrario di quanto mi sarei aspettato alla luce della recente carriera di questi francesi. La successiva “The rise of a child” vede Jo Amore alle prese con linee vocali a dir poco magistrali, il cantante dei Nightmare si esprime in modo davvero maturo e convincente grazie a una timbrica vibrante, completa, classica ma non statica riuscendo a rievocare i canoni del metal degli anni che furono senza assomigliare a nessun altro. La terza “Strange connection” ha una ossatura chitarristica fluida e molto ambiziosa, non ci troviamo di fronte a una canzone veloce anzi i Nightmare continuano a mantenere il profilo tenebroso che ormai è diventato il comune denominatore di tutto il platter, in questo caso ci sono somiglianze molto forti rispetto alla saga di Abigail narrata da King Diamond. Ottimi i cori enfatici posti a sostenere il ritornello di “Travel in the spheres of dreams” ma non pensiate assolutamente che questo brano risulti più fruibile sotto il profilo degli arrangiamenti, anche in questo caso infatti i Nightmare compongono un metal ambizioso e ispirato che li pone al di sopra della media delle band circolanti oggi. I tempi risultano più serrati e rapidi solo con la title track che si basa su un sano e potente lavoro chitarristico sostenuto da una incessante sezione ritmica, affiorano echi degli ultimi Vicious Rumors ma sono solo accenni, il resto è un ottimo metal di grande caratura artistica. A mio parare risulta ancora più riuscita la successiva “Mind matrix schizophrenia” una nuova prova maiuscola di Jo Amore, e nuovamente il gruppo si affida a tempi medi e strutture ritmiche elaborate dal grande refrain oscuro, i Nightmare sono ambiziosi ma non sono prolissi o inconcludenti. Enfatica e maggiormente trascinante “A Piece of paradise” è un pezzo potente e decisamente teatrale nel ritornello, in più i cori sono elaborati in modo da ricordare la musica sacra e questo rente il sound del brano decisamente macabro, insano. Le parti vocali di “Virtual freedom” non vi faranno rimpingere le prove dei cantanti della scena americana degli anni ottanta e questi francesi sanno come modulare carattere e classe senza eccedere in soluzioni abusate ma cercando sempre di tenere la testa alta e la loro personalità intatta. Sulla stessa scia “Sniper in the playground” mi rimanda ai Jag Panzer dei tempi andati, mi sembra molto efficace la architettura del brano, strofe e ritornelli sono composti senza dimenticare un tocco di eccentricità e ambizione, naturalmente il brano richiede qualche passaggio per poter essere compreso in pieno. Lo U.S. metal affiora decisamente anche nella successiva “The death toll”, una canzone che si pone tra le più oscure del disco e che rappresenta anche il culmine lirico del concept, non vi svelo i dettagli in merito. La conclusiva “Prisoner of the system” è tra le migliori composizioni del disco, un brano elaborato e ricco di spunti melodici e soluzioni potenti che non fanno mai mancare il giusto tiro al pezzo.

In conclusione con questo “Silent room” i Nightmare compiono un balzo da gigante in avanti rispetto alla loro precedente discografia, ma vi avverto, questo disco non è assolutamente un lavoro semplice e richiede una certa preparazione da parte dell’ascoltatore. Questo disco è davvero consigliato alla vecchia guardia ma non esattamente indirizzato alle nuove leve. Per me un lavoro di grande spessore, peccato che pochi l’abbiano capito. Recensione piuttosto difficile, la mente è altrove…

1 Paranormal magnitude
2 The rise of a child
3 Strange connection
4 Travel in the spheres of dreams
5 Shades in the night
6 Silent room
7 Mind matrix schizophrenia
8 A piece of paradise
9 Virtual freedom
10 Sniper in the playground
11 The death toll
12 Prisoner of the system
13 Ship of fools (Vicious Rumors)

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