Recensione: Silent Scream
Parlare di “disco dell’anno” mentre siamo solo ad aprile potrebbe sembrare indubbiamente avventato, tuttavia spero converrete sul fatto che, almeno quando si parla di arte (e quindi di musica), è tutta una questione di “vibrazioni”: quella giusta si riconosce subito.
Perché questa premessa? Per un motivo molto semplice: il nuovissimo “Silent Scream”, debut album dei misconosciuti svedesi Cullooden, potrebbe (e lo speriamo vivamente!) venire sorpassato nella chart di fine anno ma rimarrebbe comunque un lavoro davvero ragguardevole. Uno di quei rari casi in cui, pur prendendo ampiamente spunto da quanto insegnato dai Maestri in oltre quarant’anni di musica progressiva, il grande talento e l’innata creatività dei musicisti (nella fattispecie Fredrik Joakimsson, Jonas Ekestubbe e Michael Södergren) riescono a dare al tutto un tocco decisamente personale se non addirittura innovativo.
Le atmosfere sono quelle fredde e rarefatte del neo prog di fine anni 80/inizio anni 90 e (parzialmente) del metallo futurista Devin Townsend-iano, con più di un occhio di riguardo per i tecnicismi di marca Dream Theater e per le sonorità tipiche di band come Ark, Threshold, Royal Hunt e, soprattutto, Nightingale. Il guitar work è, tuttavia, decisamente più groovy e con le vocals efficaci, seppur tecnicamente perfettibili, ad opera di Fredrik Joakimsson e le stravaganti punteggiature di tastiera, l’affresco che si va a configurare è piuttosto originale e in grado di lasciare il segno.
Tra le dieci canzoni che compongono la scaletta di “Silent Scream” si distinguono certamente le spettacolari “Heaven Feels So Hollow” e “Drowning Silence”: una doppietta d’apertura all’insegna di melodie algide eppur ariose, sorrette da un chitarrismo di altissimo livello e dalle pertinenti keys sintetiche. Keys che assurgono al ruolo di protagonista assoluto nella successiva “Endless Tears”, aperta da un intro in stile “Scenes From A Memory” e caratterizzata da un’atmosfera al 100% anni ’80. Non da meno la spettacolare “Embrace Your Destiny” e la successiva “Our Only Desire”, sempre all’insegna del prog/neo prog, con tanto di arrangiamenti orchestrali a dare ulteriore enfasi al tutto, e l’ipnotica “The Progress”, carichissima e con addirittura qualche accenno di rap nel cantato. Il finale mantiene poi vivissima la tensione grazie alla grande varietà di soluzioni con cui i Cullooden si permettono di passare con estrema disinvoltura dagli accenni zeppeliniani della tempestosa “Take Hold of Your Fear” al flavour più tipicamente Dream Theater-iano di “An Interesting Fact”, giù giù fino all’accoppiata di chiusura composta dalle sempre notevolissime “Welcome To Wonderland” e ” Star Of The Night”.
Come accennato, ingredienti in buona parte già apprezzati in altri contesti eppur riproposti in una miscela di per sé piuttosto originale e in definitiva molto interessante per chiunque apprezzi questo tipo di sonorità; per tutti gli altri e, in particolare, per i fruitori del cosiddetto modern hard rock, un ascolto appare tuttavia obbligato: sarà davvero difficile rimanere indifferenti di fronte a tanta classe.
Stefano Burini
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