Recensione: Silenzio
I Silenzio sono una band della zona di Pavia nata nel 2005 dall’incontro di 4 ragazzi già attivi nella scena underground della provincia. Dopo varie esperienze in alcune cover band, decisero insieme di dare origine a un progetto di prog-power metal. Prima qualche problema nel riuscire a trovare il giusto cantante per il sound che avevano in mente e poi la salute del chitarrista, posticiparono la realizzazione del demo che ho tra le mani fino ad ora.
Il lavoro che sta dietro a queste 4 tracce è stato lungo e non senza alti e bassi. Ognuno dei musicisti che ha fatto parte, o collaborato, con la band dall’inizio ad ora ha lasciato una traccia del proprio passaggio, ma, è bene dirlo fin da subito, l’esito non è stato purtroppo dei migliori.
Si comincia con “Visions from Tomorrow” aperta da un riff di chitarra che si intreccia con le tastiere per poi stopparsi e far evolvere la melodia in maniera completamente diversa. Il passaggio appena menzionato però mette subito in luce qualche problema di arrangiamento, particolare, questo, rimarcato anche in seguito nella stessa canzone e nelle seguenti. In generale il sound e lo stile del cantante, così come le linee vocali, mi han ricordato molto il primo album dei Secret Sphere “Mistress of the Shadowlight”. Non che questo sia del tutto un male, ma l’impressione è che il confronto non sia esattamente vincente per i Silenzio.
Un bel riffone pesante e granitico apre la successiva “Dragonfly” per poi lasciare spazio al solo pianoforte, subito accompagnato dalla voce e dai cori. Il finale tenta la strada del prog e delle contaminazioni, in particolare dal jazz, con alcuni assoli strumentali, tra l’altro di pregevole fattura.
È il pianoforte ad aprire “Song of Pain” che, con l’ingresso degli altri strumenti sulla melodia principale, sembra voler pigiare sull’acceleratore. In effetti si tratta di uno dei brani più veloci del demo, senza ovviamente andare a scomodare i mostri sacri del genere speed. Il ritmo sostenuto giova comunque al pezzo che risulta discretamente coinvolgente. Tutto quanto di buono fatto sentire viene però, a mio avviso, rovinato dall’intermezzo recitato. Non è tanto l’uso della lingua italiana, quanto piuttosto la voce stessa che risulta decisamente poco consona non solo al sound del brano, ma anche al testo stesso che viene letto. Il fortissimo accento e la mancanza di impostazione rendono quasi ridicoli i tentativi d’interpretazione.
La conclusiva “Silenzio” risulta un vero e proprio manifesto della band, parte velocissima per andare a cambiare svariate volte ritmo e presentando spesso intrecci di sapore prog. Indubbiamente il pezzo migliore del disco, sempre se non avesse il terribile passaggio finale in cui ricompare la voce narrante già descritta in precedenza, qui però con un accento se possibile ancora più forte.
Dal punto di vista della produzione il lavoro non è affatto male, gli strumenti son stati resi piuttosto bene e senza preferirne qualcuno agli altri. Forse si è solo esagerato un po’ nella pulizia dei suoni perché a mio avviso le canzoni han perso così di mordente.
Per concludere ritengo che i Silenzio siano una giovane band con diverse frecce al proprio arco, e con delle individualità piuttosto interessanti che però perdono qualcosa al momento in cui si trovano a suonare insieme. Una maggiore esperienza aiuterà sicuramente questi giovani a migliorare le loro capacità di arrangiamento e il loro giudizio su cosa sia meglio inserire in un brano e cosa no.
Tracklist:
01 Visions from Tomorrow
02 Dragonfly
03 Song of Pain
04 Silenzio
Alex “Engash-Krul” Calvi