Recensione: Silver Romance

Di Manuel Gregorin - 15 Maggio 2024 - 8:30
Silver Romance
Band: Freedom Call
Etichetta: SPV / Steamhammer
Genere: Power 
Anno: 2024
Nazione:
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72

Ecco tornare i Freedom Call, il gruppo più felice della terra, che con il loro happy metal fatto di brani gioiosi e melodie caramellate, vanno in antitesi con lo stereotipo del metallaro truce e perennemente incazzato. Silver Romance è così il nuovo disco della compagine tedesca che, tanto per restare in tema con il titolo, celebra le nozze d’argento della band. Quest’anno i Freedom Call infatti raggiungono i 25 anni di carriera, tanti quanti ne sono passati da quando Chris Bay ed il suo amico Dan Zimmermann diedero il via a quest’avventura pubblicando Stairway to Fairyland nel 1999.

L’argento citato nel titolo non fa riferimento però solo alle celebrazioni. All’argento sono anche attribuite qualità come chiarezza, la libertà e la leggerezza. Viene poi considerato un metallo puro, quindi indicato per affrontare le forze del male. L’argento come metallo prezioso, inoltre si dice anche che rafforzi la fiducia in se stessi e l’immaginazione. Tutti elementi che in effetti si possono trovare nella musica spensierata dei Freedom Call.

Tornando all’aspetto più pratico, la formazione vede oltre al mastermind Chris Bay, il rientro di Ramy Ali alla batteria, la conferma del toscano Francesco Ferraro al basso, ed infine ed il chitarrista Lars Rettkowitz. E proprio Rettkowitz è stato particolarmente coinvolto da Bay per la realizzazione di questo lavoro. Oltre ad aver composto cinque tracce si è anche occupato del mixaggio di Silver Romance. In conclusione, una classica copertina in stile fantasy ad opera dell’artista Ingo Spörl, e siamo pronti per partire.

La tiltle track che apre questo disco si presenta come un classicissima canzone dei Freedom Call, un power metal gioioso che culmina in un ritornello efficace con cori e controcori. Symphony Of Avalon segue lo stesso solco della traccia precedente con l’aggiunta di una maggiore dose di epicità.
Con Supernova, si prova a mettere un po’ da parte una certa pacchianeria pur mantenendo una melodia gioiosa sempre presente. Arriva la volta di Infinity, composizione che porta la firma di Lars Rettkowitz. Il brano, a passalo sotto la lente, presenta infatti una sfumatura un po’ diversa, pur mantenendosi sempre sui binari indicati dal leader Chris Bay.
Out Of Space inizia con una melodia al limite dello stucchevole, di quelle con cui non si riesce mai a capire se i Freedom Call scherzino o stiano facendo sul serio. Il pezzo poi si direziona verso un metal pop abbastanza leggerino.
Distant Horizon, il secondo pezzo composto da Rettkowitz, gioca la carta del power epico con spruzzate sinfoniche ed il solito ritornello tipo coro da stadio.
In Quest Of Love dopo un intro atmosferico si conferma un altro power melodico come da manuale, magari tradendo anche con qualche sapore già sentito. Abbastanza da copione anche il mid tempo epicheggiante di Blue Giant.

Gli album dei Freedom Call sono in sostanza come una barattolo di marmellata. Le prime cucchiaiate deliziano sempre le papille gustative un po’di tutti, poi verso la metà del vaso, se non si è amanti del sapore dolce, si comincia a sentire un senso di sazietà. La ricerca costante della melodia facile ed appiccicosa, tende a rendere, alla lunga, la loro proposta musicale, più indicata solo per certi palati. Ma se siete arrivati fin qui, probabilmente fate anche voi parte di questa categoria. E allora avanti con un altro boccone di deliziosa confettura per la cavalcata gioiosa di Meteorite.
Big Bang Universe è un mid tempo riflessivo con cui i Chris Bay e soci sembrano voler provare a fare i seri, quando ecco sgattaiolare fuori il tipico ritornello happy metal simile ad un corretto natalizio.

New Haven è un’altra delle composizioni di Rettkowitz tutto sommato abbastanza buona ed in linea con quanto già sentito nell’archivio della compagine tedesca.
Con il pop metal di High Above ci avviamo verso la fine di Silver Romance potendo decretare che, come intuibile, non c’è niente di nuovo sotto il sole. Alla fine, (come già detto precedentemente anche per i Dragonforce) chi non li ha mai potuti soffrire non cambierà giudizio con questo album che invece, incontrerà i favori di chi li segue da sempre. Certamente in passato la formazione di Norimberga ha realizzato anche lavori migliori. Silver Romance forse pecca di un’eccessiva lunghezza, che unita ad una manciata di pezzi un po’ anonimi tende a farne un prodotto in certi punti un po’ stancante. Non mancano però neanche gli episodi riusciti, il disco ha comunque tutte le carte in regola (sempre le solite quindi) per farsi apprezzare dagli affezionati, per cui si porta a casa una sufficienza convinta.

Rimane ancora spazio per l’autocelebrativa Metal Generation, con cui si conclude questo lavoro. Un titolo altisonante che farebbe quasi immaginare i Freedom Call a guidare orde di metalheads alla battaglia, sulle note di un’inno alla Manowar. Trattasi invece di una marcetta anthemica, più adatta a figurarsi Chris Bay mentre balla con i teletubbies. Una trovata che potrebbe però funzionare bene per istruire i bambini e farne futuri metallari.

Visto che nel titolo si fa riferimento alla Metal Generation, cominciamo pure a pensare a quella di domani…

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