Recensione: Silverwing
È ormai passato più di un anno da quando Quorthon ha mosso i primi passi nel Valhalla, tuttavia le voci sulla sua fine e su ciò che l’ha circondata si sono rincorse come cavallette impazzite. Alcuni hanno addirittura supposto che non sia realmente morto ma che abbia trovato un modo per abbandonare la scena di cui pare fosse saturo – neanche a dirlo, questi trucchetti da baraccone li lasciamo ai rapper falliti. Pare tuttavia che nella sua vita privata Quorthon abbia avuto una moglie che risponde al nome di Jennie Tebler, già presente nel mercato metal come vocalist dei Lake of Tears e mai più di adesso legata al marito così inaspettatamente scomparso.
Appare quantomai sospetto il fatto che esca un disco della moglie di Quorthon proprio sulla scia dello sgomento derivato dalla sua morte, puntuale come un orologio con tanto di dedica struggente sul retro del digipack e pubblicità a tutto spiano da parte della Black Mark. Appare, certo, ma fatti alla mano sembra proprio un mini del tutto onesto, da considerare più un tributo che una bieca manovra commerciale. Il perché è presto detto – tutti gli strumenti in questo album sono suonati da Quorthon, e solo la voce è stata ri-registrata in un secondo momento da una Jennie Tebler decisamente colta dall’emozione per il significato intrinseco dell’album che andava a registrare. Un album gradevole anche se infinitesimale – appena sette minuti di musica, di cui la metà è rappresentata dalla cover di “Song to Hall Up High”, ispirato requiem comparso sull’album principe di Bathory, Hammerheart. Evidentemente da tempo era destinata alla pubblicazione, e il momento mi sembra quantomai opportuno.
“Silverwing“, la title track, rappresenta un buon compromesso tra le atmosfere epiche di Quorthon e le piccole venature folk-heavy che impreziosiscono buona parte degli album il cui cantato è affidato a una donna, il più delle volte concentrata sul lirismo delle canzoni piuttosto che sui lati più brutali o veloci. Per questo molti hanno definito quest’album “gothic”, anche se tutto sommato è solo la voce a trarre in inganno. Il mood è tranquillo e rilassato, i riff rassicuranti e di buon impatto, e il tutto è prodotto con una professionalità indiscussa.
“Song to Hall Up High” invece è la cover ricalcata al millesimo della controparte di Hammerheart – dolce, rilassata e con una carica emotiva percepibile quasi fisicamente.
L’album si lascia ascoltare, termina subito, e si lascia volentieri riascoltare. Il prezzo è la nota più dolente: per un mini del genere non si dovrebbero superare i 5-6 euro, acquistarlo a 10 euro è un furto e non vale l’acquisto per gli ascoltatori occasionali. Ovviamente il voto finale lascia il tempo che prova, essendo per un album di 7 minuti. Tuttavia, i fans di Quorthon e di Bathory ci pensino decisamente su: Silverwing è un mini drammatico, ricco di tensione epica e rispettosa cesura di una carriera come quella di Quorthon che è riuscita a passata anche attraverso i propri cari – altra dimostrazione di quanto fosse vibrante e inarrestabile il talento di quell’uomo che da solo ha plasmato il Black e il Viking metal.
TRACKLIST:
1 – Silverwing
2 – Song to Hall up High