Recensione: Sinestesia
Album d’esordio per la band triestina, questo “Sinestesia” rappresenta l’ultima produzione curata da Franz Di Cioccio, molti patiti di metal progressive lo ricorderanno per aver partecipato alla creazione di numerose altre precedenti produzioni tra cui: “Maschera di Cera”, “Finisterre” e “Stereokimono”. Questo ultimo lavoro, che vede per la prima volta i cinque musicisti esordienti alle prese con un disco di stampo metal progressive, vanta indubbie ambizioni artistiche. A conferma di ciò è possibile notare come nel booklet interno del cd sia presente una breve considerazione sul significato del nome della band ed una conseguente dichiarazione d’intenti:
La percezione simultanea di due sensi è un fenomeno psichico chiamato “sinestesia”. Quando due sensi interagiscono tra loro, si creano sensazioni nuove: un colore diventa “caldo”, un suono “metallico”. Sinestesia è il nome scelto da cinque musicisti, pronti ad affascinare il popolo degli “immaginatori” con la loro musica, potente come il rock e sognante come il progressive.
Sin dal primo ascolto ci si rende conto della complessità dell’opera, sicuramente ben prodotta e ricercata: le influenze presenti spaziano dal modern jazz al rock classico, non mancheranno neppure aperture funky e arabeggianti riff dal sapore orientale. L’originalità del prodotto non è riscontrabile, a mio avviso, nelle componenti di base del disco, piuttosto è curioso notare come siano stati combinati elementi già cari al metal progressive. Un fulgido esempio di quanto riportato è presente nella quinta traccia: “Aquarium”. In questo brano, oltre al totale cambiamento del tema portante, vi è un repentino e disorientante mutare del cantato. Il capace compositore/vocalist Ricky De Vito rivisita in numerose occasioni il suo stile da aggressivo a melodico mantenendo suo malgrado una forte identità musicale. Occorre tuttavia aprire una piccola parentesi sul livello di registrazione del disco: come ho già scritto, il lavoro è globalmente ben prodotto ma la voce difetta in un aspetto di grande importanza. Il cantato risulta a mio avviso troppo “distante” dal resto del gruppo, si ha in più di un’occasione l’impressione che livello della voce sia leggermente basso rispetto al resto della strumentazione. Probabilmente una scelta voluta e non un errore di produzione, scelta che reputo discutibile e che in parte affossa il valore finale dell’opera.
Non mancheranno alcune strizzate d’occhio alla musica anni ’80 cui i Sinestesia sembrano affezionati: sonorità simili a quelle dei Toto si alterneranno a doppie casse serrate in brani come “Immune” e la già citata “Aquarium”. Inutile dire che le ispirazioni di base provengono da gruppi classici del progressive come i Rush, i Dream Theather e Angra. Grazie al sapiente apporto delle chitarre di Roberto De Micheli e al capace uso delle tastiere di Alberto Bravin l’intero disco risulta piacevole e scorrevole nonostante la complessità della sua composizione.
Ognuna delle 8 tracce possiede infatti una buona dose di attenzione per l’ascoltatore, suppongo infatti che la scelta stilistica abbia preferito limitare la sperimentazione a favore dell’orecchiabilità dell’opera, precisando naturalmente che si parla pur sempre di un prodotto di stampo progressive.
Sento di poter affermare serenamente che questo disco pone in luce le ottime credenziali del gruppo ma non apporta realmente nulla di originale sul panorama del metal progressive, pur proponendo un curioso modo di assemblare e accostare generi tendenzialmente diversi.
Un album che consiglio a gli appassionati dei gruppi sopraccitati ma anche ai novizi che desiderano un rock melodico dalle tinte progressive.
Matteo “Desmond” Donati
Tracklist
1. Rush
2. The End?
3. Mankind’s Addiction
4. Immune
5. Aquarium
6. Bastet
7. Little Witch
8. Venus
Tastiere: Alberto Bravin
Chitarre: Roberto De Micheli
Voce: Ricky De Vito
Batteria: Paolo Marchesich
Basso: Alessandro Sala