Recensione: Single Ticket To Paradise
Alzi la mano chi si ricorda di Johan Liiva, soprattutto dei tre ottimi dischi sfornati con gli Arch Enemy prima di avventurarsi nella poco fortunata (e altrettanto duratura) carriera con i Nonexist, seguita al volo dalla nascita del progetto Hearse. Bene, adesso potete pure dimenticare il Liiva dei bei tempi, sia per quanto riguarda la proposta musicale adottata, sia, sopratutto, per quella che è la qualità globale delle idee messe insieme per l’occasione.
Eggià, perché alla fine dei conti gli Hearse non hanno mai mostrato di avere poi così tante idee originali in mente fin dall’esordio siglato nel 2003 con Dominion Reptilian, proseguendo via via con tutti gli altri full-length pubblicati… ben cinque, compreso quest’ultimo Single Ticket To Paradise. E anche per l’occasione le cose non cambiano per niente, forse solo a livello di un sound che devia verso i territori del death ‘n’ roll più putrido e ignorante. A farne le spese è ancora una volta la qualità di una proposta musicale nuovamente priva di idee, originalità e personalità, già sentita da migliaia di altre band in circolazione.
Scialbo e scontato. Fin dalle prime note dell’intro, passando per i riff di motorhediana memoria dell’opener Misanthropic Charades e proseguendo via via in una tracklist dove l’immancabile senso di déjà vu aleggia minaccioso su tutti i brani proposti da Liiva e soci. Il vero problema è che queste tipologie di errori sono facilmente riscontrabili in quelle band che si ritrovano agli esordi, e che quindi decidono di affidarsi ad una proposta musicale che segue una via più “sicura”, senza stravolgimenti, ma che comunque, nella maggior parte dei casi, viene interpretata anche con un minimo di personalità. Gli Hearse no, oltre ad affidarsi a coordinate stilistiche trite e ritrite, mettono in mostra anche una scarsa voglia di rendere un tantino più interessanti i brani proposti. Nemmeno una produzione affidata alle mani di Dan Swanö riesce a risollevare le sorti di un disco che sembra essere stato composto con una certa fretta, come se l’uscita imminente fosse obbligatoria e che, ovviamente, non riesce a decollare già dai primi giri del lettore.
Che altro dire? Il mercato musicale odierno è ormai letteralmente invaso da prodotti di questo tipo e che, il più delle volte, non valgono nemmeno la pena di essere acquistati. Certo che l’amaro in bocca rimane, soprattutto quando a fare un simile buco nell’acqua sono artisti che hanno così tanti anni di esperienza alle spalle…
Angelo ‘KK’ D’Acunto
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Tracklist:
01 Intro
02 Misanthropic Charades
03 Sundown
04 The Moth
05 An Emotional Fraud
06 Single Ticket To Paradise
07 The Ferocious Embrace
08 Degeneration X
09 Your Purgatory