Recensione: Siren
Con tenacia e perseveranza ammirevoli il cantante, chitarrista e tastierista Steve Newman continua fin dall’anno domini 1998 a veleggiare nei mari mai troppo procellosi dell’underground melodic-rock, regalando con apprezzabile costanza agli appassionati di tale genere piccoli gioiellini di volenteroso, efficace – anche se manieristico – AOR.
Il 2013 vede l’artista britannico cimentarsi con il decimo lavoro intitolato al monicker eponimo, in uscita per AOR Heaven.
“Siren” – questo il titolo del full –length – è il classico lavoro ” di genere”, dal quale l’ascoltatore sa già cosa aspettarsi, privo dunque di sorprese, ma che pure difficilmente porterà delusioni di sorta.
I Newman, fedeli al proprio culto dell’AOR più puro, snocciolano anche qui un rosario di melodie avvincenti e raffinati arrangiamenti, speziati spesso dalla grinta metal di chitarre tutt’altro che timide, almeno nei brani più veloci.
Fiero ed orgoglioso della propria espressione e passione musicale, Steve Newman, insieme agli amici che gli offrono il loro piccolo aiuto in questa occasione (tra i quali citiamo Robert Säll di Work of Art e W.E.T. alla sei-corde in Feeling Her Again, Nick Workman dei Vega ai cori in When It Comes to Love, e Pete Newdeck di Eden’s Curse e Tainted Nation sempre ai backing vocals in Some Kind of Wonderful e Waiting for a Day), riesce ancora una volta a dare la propria interpretazione e la propria visione del luccicante suono che caratterizza il rock adulto, ivi comprese l’enfasi pomp e le laccate parate di riff e melodie del class-metal.
I maestri dell’Adult Oriented Rock, come Foreigner e Survivor, vengono alla mente ascoltando Arcadia, midtempo soft-rock che, nel chorus, si apre ad influenze Pride of Lions ed offre un convincente assolo di chitarra, ma pure la power-ballad The Foolish One, lentaccio di ottimo livello che, oltre ai succitati Survivor e Foreigner, rimanda a Toto e Journey; lo stesso dicasi pure per Feel Her Again, soft-rock dal ritornello più che accattivante.
E se la title – track Siren prova ancora a rivaleggiare con i classici grazie ad un trascinante AOR dai ritmi variabili, altrove (si veda, ad esempio, Scar Of Love, dove i riff saettano a dovere e le melodie trascinano l’ascoltatore in un class rock di buona scuola, oppure Some Kind Of Wonderful, un arrembante rocker), i Newman dimostrano una tempra più vigorosa, dando un’accelerata ai ritmi e rendendo più massicci i suoni.
In un caso, e segnatamente in Waiting For The Day, i Newman si avventurano in un uptempo con sfumature blues e nere che richiama con successo i conterranei FM.
Ancora suoni maschi e veloci percorrono Another Bitch Of A Night, attraversata da riffoni rocciosi e saettanti e permeata da un orgoglio quasi Whitesnake, e, in tono minore, Don’t Know Why, rocker trascinante ed ammiccante.
Had Enough si apre ancora ad un cadenzato e fiero pomp-rock, il quale si tinge, poi, di sfumature prog nella tesa Crossfire, dagli ampi sprazzi strumentali, e di romanticismo tutt’altro che mellifluo nell’epoca ballata When It Comes To Love.
Siren del buon Steve Newman, insomma, con il suo crogiulo di riff taglienti, melodie mai smielate, corroborato dalla voce grintosa del titolare del progetto e dalle chitarre affilate, si pone come dischetto ben piantato, certo, in percorsi stilistici più che consolidati, ma, in tale ambito, si rivela un prodotto esemplare, caratterizzato dalla presenza di tutti gli elementi giusti al posto giusto, e difficilmente abbandonerà gli iPod e gli stereo di chi ama questo genere musicale sulle spiagge e sulle strade di questa estate.
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