Recensione: Skuggsjà

Di Andrea Poletti - 30 Marzo 2016 - 0:30
Skuggsjà: A Piece For Mind & Mirror
Band: Skuggsjá
Etichetta:
Genere: Folk - Viking 
Anno: 2016
Nazione:
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Skuggsjà è un progetto scritto da Ivar Bjørnson e Einar Selvik. Arrangiato per essere suonato da Enslaved e Wardruna, originariamente commissionato per essere un concerto esclusivo per l’anniversario dei duecento anni della costituzione Norvegese, da presentare live nel settembre del 2014 al Eidsivablot festival. Eidsivoll è dove la costituzione del nostro paese fu scritta. Poco dopo il debutto Skuggsjà venne annunciato come headliner della ventesima edizione del Roadburn Festival in Olanda nel 2015. Il crescente desiderio di proporre Skuggsjà ad un pubblico più ampio ci ha portato all’idea di registrare l’intero progetto in maniera professionale. Attraverso idee folgoranti e strumenti musicali tradizionali del passato Norvegese Skuggsjà, racconta la storia del paese d’origine e riflette importanti aspetti della storia trasportati nel presente. Sotto questa luce noi riflettiamo su noi stessi come uomini, popolo e nazione; attraverso un arazzo di strumenti e musiche prettamente metal lasciamo che tutto confluisca dentro la antica strumentazione Norvegese e Scandinava, fino alla poesia Norvegese, in Norvegese. Skuggsjà è l’unione di passato e presente musicalmente e tematicamente rappresentati al loro apice.

Ivar & Einar 2016.

SPECCHIO, GUARDANDOTI IL PASSATO DIVENTA PIU’ CHIARO

Descrivere una terra, la propria terra, attraverso musica è una sfida enorme, una montagna a precipizio su di un fiordo inesplorabile, un’avventura sonora mai svolta e testata in precedenza. Ivar ed Einar han dato vita ad un album che può senza mezzi termini racchiudere tutto ciò che in anni è stato solamente pensato e/o ipotizzato da molti musicisti scandinavi; gli unici che han ricevuto l’incarico per il governo di mettere in piedi questa impervia scalata che metterebbe paura ad ogni uomo e cosa. Anche se sull’album meritatamente compaiono i loro nomi come compositori principali, è l’aiuto dei loro fratelli, degli amici di sempre che ha portato vita ad un album senza precedenti; l’unione di due splendide entità quali Wardruna ed Enslaved per dare forma ad un pensiero, ad una visione, ad un ideale attraverso uno specchio magico. 

Il latino “speculum” ha dato il nome a speculazione: in origine speculazione significava osservare il cielo e i relativi movimenti delle stelle, con l’aiuto di uno specchio.”Sidus“, che significa “stella“, ha proporzionalmente dato forma al pensiero,  etimologicamente significa guardare l’insieme delle stelle. Queste due parole astratte, che significano oggi delle attività altamente intellettuali, hanno origine dallo studio degli astri riflessi negli specchi. Da cui deriva il fatto che lo specchio in quanto superficie riflettente è il supporto di un simbolismo estremamente ricco sul piano conoscitivo. 

Che cosa riflette lo specchio? La verità, la sincerità, il contenuto del cuore e della coscienza

Skuggsjà è un progetto che da descrivere è immensamente difficile, opto più che altro per un racconto delle sensazioni, della storia che si cela alle spalle piuttosto che trattare delle singole tracce, poiché album come questo, possono essere ascoltati centinai di volte ma sino a quando non prendono forma nei padiglioni auricolari, non hanno senso d’esistere. 

 

QUESTA ERA UNA TERRA, ANCORA PRIMA CHE DIVENTASSE UN PAESE

Questa era una terra ancora prima che diventasse una paese, prima che noi arrivassimo costruendo e creando a nostro piacimento, arrivarono templi, i cuori iniziarono a battere forte, costruimmo case per fratelli, sorelle, padri e madri. Tutti Fecero in modo che per me l’inverno fosse sopportabile riscaldando la fiamma. Nuove prospettive arrivano attraverso la spada e il pugnale pensando che molti sarebbero diventati uno solo. Libertà e morte, schiavitù e vita, ma ora la notte sopraggiunge e l’ora è tarda.

Con queste parole inizia l’album, la storia di un paese che non ha mai trovato pace, che ha sacrificato tutto ad uno solo scopo, l’unione di molti per l’insieme come una sola entità. La solenne leggerezza dei Wardruna che si uniscono alla perfezione con l’estrosità degli Ensalved, le sonorità di quest’ultimi che navigano su melanconiche e preziose melodie sino a diventare uno e tutto. Le voce di Gruntle su Makta Og Vanæra (I All Tid) che si innesta dentro un tappeto di maestosa perfezione, la foresta che prende vita su Tore Hund, la malinconica Kvervandi, il rituale composto su Bøn Om Ending, Bøn Om Byrjing per finire tutto con la lenta ed agghiacciante ninnananna di Ull Gjek. Tutto l’insieme di un macrocosmo di splendide forme e dissonanze interiori per poterci far allungare le mani al di la di quello specchio, dove le stelle brillano e il cielo è nero come la scoperta, misterioso come il futuro.

Veðrfölnir, l’aquila che sormonta Yggdrasill, si è addormentata in un sonno eterno, i corvi hanno deturpato il suo nido credendosi pari ad essa. Poveri e orgogliosi pagheranno la loro eterna sconfitta ed i re verranno disprezzati come giustizia vuole. La gente della terra si unirà e si unirà nelle armi anche dopo la morte. Se le radici che tengono in piedi l’albero sparissero tutto morirebbe, senza l’albero non saremmo nulla; rompiamo il sonno eterno dell’aquila e facciamo che la nostra terra possa nuovamente risorgere per l’eternità. 

Skuggkjà, lo specchio che riporta in vita il passato, è la rinascita della memoria, la forza per dare voce a chi non ne ha, la speranza degli illusi, la visione di un futuro radioso per un’epoca troppo oscura, la metafora per ricordare ai Norvegesi che le radici non si cancellano. Le due bonus tracks sono un plus, ad un già eccellete lavoro compositivo, non fanno altro che lasciare ammaliati e desolati in un mondo fatto di non si sa quale forma e presenza; un mondo aldilà dello specchio che non smette di sorprendere. La produzione, i musicisti, tutto ciò che è il reparto prettamente musicale non ha senso di essere citato, quando la perfezione prende forma tu scompari e diventi parte della perfezione stessa, lacrime di gioia sgorgano rifocillando l’albero eterno e diventano il tuo vero io volando lontano.

DOVE LA NATURA SUSSURRA

Lo specchio che rievoca mondi antichi, quell’oggetto misterioso informe e senza vita che simbolicamente ci porta lontano dai luoghi noi cari, si muove e si delinea più umano e musicale che mai nelle canzoni qui presentate. Un viaggio folkloristico, un’unione di passate culture e vicissitudini che echeggiano nel presente quella forza che mai nessuno ha avuto il coraggio di comporre. Ivar ed Einar han forgiato un terreno di musiche e parole dove Yggdrasill può ritornare in vita attraverso la memoria, dove anche chi Norvegese non lo è mai stato può assaporare il nord, i suoi luoghi fantastici e le sue storie attraverso una cultura e un popolo dalle infinite sfumature. Descrivere e parlare di album come questo è riduttivo e insensato, lasciamoci trasportare in questo perfetto mix di tutto ciò che la buona musica ha da offrire, la vera musica. Una composizione creata ad hoc per per la mente e per lo “specchio”, per la razionalità e l’immaginazione; Skuggsjà non è null’altro che la incantevole sublimazione di due entità perfette unite per creare qualcosa di infinitamente unico. Noi ne siamo grati.

La natura sussurra in una lingua ora sconosciuta:

Figli degli uomini- Voi, la nostra rovina

Vi abbiamo dato tutto ciò di cui avevate bisogno

Vi abbiamo dato riparo e vi abbiamo donato la vita

Silenzioso è il dio che risiede nelle rocce

 

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