Recensione: Skyscraper
Dopo un debut album fortunatissimo e un tour in giro per il mondo che accrebbe non poco la popolarità della band e del suo cantante, non rimaneva altro che consolidare il successo con un disco degno del predecessore. I retroscena della lavorazione di quello che poi verrà intitolato “Skyscraper” sono abbastanza curiosi e interessanti allo stesso tempo. La band messa in piedi da David Lee Roth era un concentrato di alcuni tra i più ricercati e talentuosi musicisti in circolazione ed era un pregio e un difetto allo stesso tempo. Un pregio perché ha evidenziato una spiccata dote di talent scout in Diamond Dave e un difetto allo stesso tempo perché mettere insieme musicisti dalla personalità musicale forte talvolta può portare, paradossalmente, la band in crisi nel giro di non molto tempo. Infatti, dopo questo album. la line up che qui ritroviamo (includente Steve Vai , Billy Sheehan e Gregg Bissonette) si scioglierà di lì a poco per divergenze stilistiche mai più ricomposte (pare, ad esempio, che Sheehan non fosse pienamente soddisfatto del rilievo dato al suo lavoro al basso in questo disco).
Cominciamo, dunque, con l’analisi di questo “Skyscraper”, partendo dalla copertina: in essa è ritratto David in procinto di scavalcare una montagna rocciosa. L’immagine è molto divertente, centrando abbastanza bene la personalità eccentrica e un po’ clownesca dell’ex singer dei Van Halen. Veniamo, dunque, al contenuto di questo secondo capito della discografia del famoso cantante (escluso, non per minore importanza ma in quanto trattasi di un EP, il bel “Crazy from the heat”).
Si comincia con “Kuncklebones” ed è un riff diretto e frizzante ad aprire il brano. Questo brano si avvale di una dinamica sezione ritmica che sorregge un riffing tipicamente hard rock, egregiamente eseguito da uno Steve Vai come sempre elegante ed originale allo stesso tempo. Si avverte già un cambio di direzione musicale, comunque. Infatti il sound della band, in questo disco, si fa più curato e cristallino e gli arrangiamenti ancora più ricercati rispetto alla precedente release (basti notare il bel lavoro in sede di cori qui compiuto). Non cambia mai invece la voce di Diamond Dave, come al solito accattivante,sensuale e allo stesso tempo un po’ clownesca. La successiva “Just Like Paradise”, primo hit single del disco, riprende le sonorità dei precedenti lavori, essendo un brano di facile presa sull’ascoltare grazie ad un riffing melodico e spensierato. Il lavoro chitarristico di Vai si sente molto e alterna classe e leggerezza in un mix efficace e abbastanza riuscito. “Bottom line” è uno dei pezzi più tirati del disco, dove primeggia un riffing diretto e efficace sostenuto da una base ritmica potente e dinamica allo stesso tempo. In questa canzone si può notare la ripresa di certe sonorità affrontate nel precedente disco, lasciando piacevolmente soddisfatto l’ascoltatore specialmente quando si possono ascoltare alcuni “giochi solistici” del collaudato duo Vai/Sheehan. Passando alla quarta song ci imbattiamo nella title track, “Skyscraper” appunto. In questa track è evidente in maniera plateale il cambio di stile intrapreso dal combo. In questo pezzo, innanzitutto, si può notare un uso molto evidente delle tastiere che costruiscono l’ossatura del brano. Lungo questo “tappeto tastieristico” (dai toni morbidi ed introspettivi) si inserisce la chitarra di Vai che impreziosisce il tutto con brevi ma opportuni interventi solistici. L’assolo vero e proprio, bello e trascinante, irromperà irrigidendo il tema inziale per poi riposizionare le linee melodiche del brano lungo i cardini intimisti.
“Damn Good” è un pezzo dove in primo piano possiamo notare un arpeggio acustico malinconico e sognante e dove le vocals di David si fanno morbide e molto “espressive”. Questa song dimostra una certa voglia del combo di avventurarsi in nuovi territori musicali, enucleando una vena romantica decisamente particolare. In primo piano è il lavoro di Vai che, sia in sede acustica che elettrica, dona un tocco di classe raguardevole.
Con “Hot Dog and Shake” il combo si diletta nuovamente in riffs diretti e di grande impatto sostenuti da una sezione ritmica brillante e dinamica. Il momento più riuscito del pezzo lo si può notare quando irrompe un assolo veloce e trascinante allo stesso tempo. Ma da notare è il lavoro di tutti gli strumentisti che, insieme alla carica delle vocals di Diamond Dave, regalano all’ascoltatore un altro brano di buon livello. “Stand up”, invece, si sviluppa lungo un riff più leggero ma non meno carico di forza d’impatto. Forse in questo brano le tastiere sono un po’ troppo in evidenza, ma come in un gioco di contrasti la chitarra elettrica emerge in quanto a originalità ed eleganza. La song scorre abbastanza piacevolmente e un refrain giocat su tonalità alta eleva di tono l’insieme della canzone. In maniera discreta interviene un assolo che permette alla song di svilupparsi in maniera alternativa al tema fondamentale.
Un “pizzicato” per chitarra elettrica quasi sussurrato ci introduce alla seguente “Hina”, brano dove si impone in tutta evidenza un bel riff roccioso e di facile impatto. Questa riff costruirà l’architerrura fondamentale del pezzo fino all’irrompere del refrain nel quale le linee melodiche verranno leggermente più ammorbidite. Le ritmiche qui si posizionano su tempi cadenzati, merito della sezione ritmica basso/batteria che svolge un lavoro pregevole e convincente. Il lavoro solistico di Vai, poi, non farà altro che donare ulteriore godibilità ad uno dei brani più riusciti del platter.
La penultima track, “Perfect Timing” si distingue per un riffing ora duro, poi leggero e infine quasi spensierato, sul quale le vocals di Lee Roth si insinuano opportunamente sottolineando ognuna delle atmosfere del brano. Come al solito il “chitarrista alieno” innesta lungo il riff portante un assolo particolare che permette poi al basso di Sheehan di sbizzarrirsi in tutto il suo splendore. Chiude l’album “Two Fools a minute”, track dove tutta la vena ironia e dissacratoria di Diamond Dave esce allo scoperto. La trama ritmica del pezzo prende spunto uno dei grandi amori di Lee Roth, ovvero lo swing. A rendere particolarmente gradevole questo brano intervengono i fraseggi di Vai e gli originali interventi per basso di Sheehan in un “crescendo” melodico trascinante.
In conclusione questo “Skyscraper” è un disco particolare che, se non è “folle, spiazzante e originale” con il precedente “Eat ‘em and smile”, regala all’ascoltatore un’ora di buona musica grazie ad una line up di musicisti difficilmente riunibile sotto lo scomodo e imprevedibile moniker “David Lee Roth”.
Tracklist:
1. Knucklebones
2. Just Like Paradise
3. Bottom Line
4. Skyscraper
5. Damn Good
6. Hot Dog and a Shake
7. Stand Up
8. Hina
9. Perfect Timing
10. Two Fools a Minute
Line Up:
David Lee Roth vocals
Steve Vai guitar
Billy Sheehan bass
Gregg Bissonette drums
Produced by David Lee Roth
co-produced by Steve Vai