Recensione: Slaves
Slaves dei Frozen Tears rappresenta un bagno di salute per chi ama il British Metal più classico, duro e puro. Immaginatevi le sonorità inglesi degli anni Ottanta amplificate, ben prodotte e riproposte oggi caricate dell’esperienza maturata dall’heavy metal tradizionale in venticinque anni, quindi con le benefiche contaminazioni della potenza derivata dalle band germaniche e la tipica vena a stelle a strisce mutuata dalle varie super band d’oltreoceano.
Il quinto album in carriera dei toscani annichilisce il precedente Nights Of Violence per portata, violenza, impatto e tiro. A pieno agio all’interno delle partiture più veloci e compatte i cinque alfieri fiorentini partoriscono bordate d’acciaio che rispondono ai nomi di Like A Snake, Run Fast, Unbreakable Chains, Wild Beasts, Day After Day.
Di sicuro valore le linee melodiche di Still Alive e Strong Enough mentre c’è da rivedere qualcosa nei mid tempo in generale così come nella magnetica Blindfold Eyes, comunque valida ma priva di quel quid in più per divenire un classicone inamovibile.
Slaves E’ L’ALBUM dei Frozen Tears, divenuti adulti a quasi dieci anni dall’esordio con Mysterious Time, targato 2000. Copertina e booklet in linea con il prodotto, quindi di livello assoluto.
Che il Metallo sia con voi.
Stefano “Steven Rich” Ricetti
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Tracklist:
1 – Still Alive
2 – Like a Snake
3 – Run Fast
4 – Strongh Enough
5 – Unbreakable Chains
6 – The March
7 – Wild Beasts
8 – Blindfold Eyes
9 – Day After Day
10 – Nec Plus Ultra
11 – Distant Voices
Line-up:
Alessio Taiti – Vocals
Leonardo Taiti – Rhythm Guitar
Angelo Bonechi – Lead Guitar
Massimiliano Dionigi – Bass
Emanuele Coli – Drums