Recensione: Slow Dismemberment
Il Thrash Metal europeo ha avuto tra i suoi migliori esponenti i tedeschi Sodom, Destruction e Kreator, sorti più o meno contemporaneamente nella prima metà degli anni ’80 (gli ultimi inizialmente con il nome di “Metal Militia”) e tutt’oggi in attività.
Prendendo alla lettera il significato del termine Thrash, ossia battere e percuotere, irruppero sul mercato con un songwriting ruvido e brutale, quasi privo di linee melodiche, che inaspriva ulteriormente le sonorità Speed Metal dell’epoca.
Il risultato fu devastante e di lì a poco, grazie al forte interessamento dell’esigente pubblico metallaro, il movimento uscì dal proprio confine approdando anche nella nostra penisola.
Sulla scia del trio tedesco in Italia nacquero band quali Necrodeath, Extrema, Schizo e Sadist, per citarne solo alcune, che contribuirono all’evoluzione del genere estremo, la cui storia oggi continua grazie a band quali i Nuclear Aggressor.
Nati a Gorizia nel 2010 i Nuclear Aggressor pubblicarono in quell’anno l’EP “Human Pulverizer” al quale seguì, nel 2013, il primo LP “Condemned to Rot”, registrato sotto la label italiana Punishment 18. I consensi furono positivi ed il 2 settembre 2016, sempre con la stessa etichetta, è uscito il nuovo album “Slow Dismemberment”.
Composto da dieci brani, della durata di poco superiore ai quarantatre minuti, il secondo full-length riprende le tematiche del primo dimostrando, però, la buona maturità tecnico compositiva del combo friulano attraverso brani più lunghi ed articolati, ma sempre diretti ed incisivi. Potenza, velocità ed aggressività sonora tempestano tutto l’album a sottolineare i testi oscuri di morte e devastazione, cantati con la rabbia di un profondo scream.
Un notevole contributo all’ottenimento del buon risultato è stato dato dalla partecipazione di Alice Murder dei Gravelead, LTZ dei Black Chain Ritual, Karlo degli Screaming Whores e Stanley Screwdriver, Tracy T. e Valentino Kussigh dei Nuclear storm, artisti Thrash della scena underground italiana e tedesca, il cui impegno nell’album ha dimostrato quanto sia importante la collaborazione tra band.
L’impatto è immediato: l’opener “Chernoblast”, che tratta del più grande disastro causato dall’uomo, ossia l’esplosione avvenuta il 26 aprile 1986 nella centrale nucleare di Chernobyl in Ucraina, del quale l’umanità ne sta pagando ancora le conseguenze. Il brano rispecchia la tragedia con un basso intenso che porta ad un riff e poi a strofe velocissime alternate ad un tempo medio martellante.
La seguente è la Title-track “Slow Dismemberment”, la cui tessitura intervalla un energico tempo medio con una velocità trascinante.
La terza, “Domination of the Sheep”, è caratterizzata da un uso massiccio della batteria che ne amplifica la potenza, da un chorus a più voci e da un assolo di chitarra atipico che anticipa una cadenza serrata.
“Annihilation of Life” è senza pietà: velocissima, viene prima frantumata da un riff e poi da un cambio di tempo repentino che spezza le ossa.
Velocità e cambi di tempo granitici sono protagonisti delle restanti tracce. Si pone in evidenza “Cardiaco Acciaio”, brano di spicco cantato in italiano a due voci con Karlo; l’uso della nostra lingua madre e l’inserimento della strofa doppia, quasi in controcanto, rendono il pezzo unico e traboccante di passione. Chiude l’album “My Last Pulsation”: della durata di poco più di otto minuti si divide in una partitura dinamica, varia ed articolata ed in una lunga sezione acustica dalle trame melodiche ed oscure; queste esplodono in un fragore di urla disperate che si chiudono in uno sconcertante silenzio della durata di minuto e mezzo. Quando tutto sembra finito, il brano riprende potente e veloce per giungere alla fine.
Album dagli alti contenuti, che dimostra la positiva crescita del combo e che lo porta a competere direttamente con i grandi del Thrash. Ancora una volta l’Italia è in prima linea, e questo grazie ai Nuclear Aggressor.