Recensione: S&M
Quasi tutti i metallari conoscono la storia dei Metallica. I capolavori iniziali, segnati come pagine immortali nella storia dell’heavy metal, il tradimento spudorato del Black Album in poi, le sfumature blues che ancora di più allontanano i Metallica dal metal di Load e Reload, l’inutile album doppio di cover e infine questo doppio live album.
Registrato a San Francisco, con l’ausilio di un orchestra sinfonica di ben 100 elementi, si presenta come il primo live album della storia del gruppo. Due ore e venti minuti di musica, con gran parte dei loro classici suonati (le esclusioni clamorose non mancano, prendete per esempio Orion o Fade to Black) ma, purtroppo, rovinati. L’orchestra non tace un secondo, compie inutili e pesanti ghirigori nei pezzi, rovinando le atmosfere e le sfuriate dei vecchi pezzi. Sentitevi per esempio Master of Puppets, la canzone Thrash per eccellenza, asfissiata dall’orchestra che spesso e volentieri disturba le chitarre. Oppure Fuel, già non brillantissima di per sè, ma che con gli archi in sottofondo fa quasi ridere. Ne esce un live di una pacchianaggine disarmante, che ai primi ascolti potrà anche affascinare, ma che se ascoltato un pò più di volte fa aprire gli occhi e fa capire quanto sia eccessivo ed inutile. Insomma, hanno voluto l’orchestra, hanno strafatto, e hanno toppato alla grande. I Deep Purple certo hanno sfruttato meglio l’opportunità.
C’è qualcuno che ne ha bisogno?