Recensione: Smash

Di Francesco Maraglino - 5 Febbraio 2017 - 7:00
Smash
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2017
Nazione:
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75

Stephen Pearcy è, tra le tante cose, produttore, compositore ed autore di programmi televisivi, ma è soprattutto noto agli appassionati di heavy rock per la sua militanza in qualità di vocalist dei Ratt, una delle più celebri formazioni di metal a stelle e strisce degli anni Ottanta del secolo scorso. Con i Ratt, Stephen ha, infatti, venduto milioni di copie di album quali, tra l’altro, gli iconici e seminali Out Of The Cellar e Invasion Of Your Privacy. Più di recente, peraltro, i Ratt si sono fatti apprezzare assai anche con il loro più recente album, il vigoroso Infestation del 2010.
Meno celebrata, fino ad oggi, si è palesata la carriera solista del nostro, che adesso, però, si propone di nuovo proprio in chiave solista con un nuovo disco fresco di stampa, intitolato “Smash”.
Il platter presenta parecchi rimandi, com’era prevedibile e, direi, auspicabile (almeno per noi nostalgici), al tipico suono che tanto ci ha fatto amare i Ratt. Non mancano, però, suggestioni maggiormente legate al rock duro contemporaneo.

Hit Me With A Bullet, per fare un esempio, è un bel colpo di class metal saettante  ed ottantiano trapunto, però, anche da spunti sonori più moderni, che ritroviamo pure in Want Too Much e nella groovy Dead Roses.
Ten Miles Wide, invece, è proprio glam dal retrogusto certamente eighties, ficcante nell’uso delle chitarre, e nel quale smussature catchy fanno da contrappeso a grintosi assoli d’ascia, messi lì proprio al posto giusto.
Anche Lollipop, beffarda e accattivante, e Julie, aggressiva ma orecchiabile, si collocano sulla medesima lunghezza d’onda, mentre I Can’t Take It è un hard rock senza tempo e  con una secca risolutezza quasi punk, che sarebbe stato un perfetto singolo in altri tempi.

Di tutt’altro tenore, invece, What Do Ya Think, una  semiballata con schizzi semiacustici e vaghe reminiscenze country-blues.
Da altre parti, poi, ci imbattiamo con piacere nel rock urlato (nonostante un break rarefatto e gentile) di Rain hard, e nel cadenzato midtempo dai poderosi lick della sei-corde e dalla voce cartavetrata di I Know I’m Crazy (un altro potenziale hit d’altri tempi).

Smash, in definitiva, vede Stephen Pearcy alle prese con un metal ottantiano arricchito ed attualizzato da iniezioni di  suoni più moderno e molti riferimenti ai Ratt classici e recenti.
La sua voce è sempre graffiante ed in bella vista, malgrado il ruolo precipuo delle chitarre elettriche nel sound complessivo..
Il disco è, dunque, un lavoro che, malgrado non proponga nulla di particolarmente memorabile, non delude affatto, proponendo, anzi, un gradito ed efficace pugno di energiche pallottole hard’n’heavy.

Francesco Maraglino


 

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