Recensione: Smile
Dopo i buoni risultati ottenuti con il valido ‘Collateral Damage’, primo album solista di una carriera spesa al servizio del rock e della melodia, e all’indomani della gradita reunion con i leggendari Danger Danger, ecco affacciarsi sul mercato un nuovo capitolo nella già ricca discografia di Ted Poley, nome di spicco della scena AOR, che davvero non necessita di presentazioni o particolari biglietti da visita.
A buon diritto considerato come uno dei migliori interpreti del genere, grazie ad una tonalità vocale assolutamente inconfondibile, il buon Ted sembra aver fatto, anche questa volta, le cose per il meglio.
Mantenendo fede alla propria fama di melodic-hero, ‘Smile‘ risulta, infatti, essere un prodotto assemblato e confezionato ad arte per essere ben accolto da chi ha confidenza con motivi ariosi e ricchi di brio, lontani da qualsivoglia immagine aspra o rude, pur mantenendo intatta la tipica identità del rock più genuino e sincero.
AOR di classe e sostanza quindi, suonato al meglio (al solito, ottima la lista di guests e collaboratori) e di notevole scorrevolezza, prodotto in maniera più che accettabile (sebbene qualche ulteriore perfezionamento nella pulizia del suono non avrebbe guastato) ed interpretato da una delle voci più espressive del panorama odierno.
In poche parole, un gran bel disco.
Sin dall’iniziale ‘Waiting Line’, l’impressione di essere in presenza di qualcosa in più di un album semplicemente discreto, balena con immediata ed indubitabile prepotenza.
La costruzione è da manuale, il rincorrersi di strofe e ritornelli è incalzante, e permette al brano di scivolare piacevolmente senza il minimo intoppo e con piena soddisfazione.
L’apprezzamento è destinato a crescere esponenzialmente poi, nello scoprire che la bontà di ‘Smile’ non è relegata alle sole battute iniziali, ma si diffonde elegantemente lungo l’intera durata del platter, offrendo momenti di spessore e grande verve in episodi come ‘Going Blind’, ‘What If She Know’, ‘Luv On Me’ (echi dei Danger Danger sempre in agguato!), ‘Why Can’t We Pretend That It’s Over’ e ‘Will Ya’, senza dimenticare la brillante title track, splendido esempio di rock elegante e sornione, dal sapore retrò ma terribilmente fascinoso, ed il mid tempo di ‘Life Keeps Spinning Me Round’, blues elettrico, forse di valore leggermente più limitato rispetto all’alto livello espresso, ma comunque più che accettabile in un contesto di tale qualità.
Ineccepibili anche le immancabili ballate, ‘More Than Goodbye’ e ‘Where It Ends’, è infine con la splendida ‘If I Can’t Change Your Heart’ (ripresa anche nel finale), che Poley sgancia l’asso definitivo in grado di portare la propria nuova creatura verso una piena riuscita, grazie ad una melodia piena e passionale, arricchita da preziosi inserti chitarristici (ad opera del bravissimo JK Northrup) ed eseguita con assoluto trasporto.
Un album solido ed efficace dunque, in grado di confermare e superare le buone impressioni suscitate dal precedente ‘Collateral Damage‘ e pronto per un’immediata nomina tra gli highlights di quest’o 2007, ormai in via di conclusione, nell’ambito melodico.
La reputazione già più che buona di Poley esce rafforzata dall’ascolto di questo ‘Smile‘, album che ripropone il biondo singer ai massimi livelli e ne ribadisce l’appartenenza al novero dei migliori del settore.
Ben fatto Ted!
Tracklist:
01. Waiting Line
02. Going Blind
03. Smile
04. What If She Knows
05. More Than Goodbye
06. Luv On Me
07. If I Can’t Change Your Heart
08. Why Can’t We Pretend That It’s Over?
09. Life Keeps Spinning Me Round
10. Where It Ends
11. Will Ya
12. Reprise (If I Can’t Change Your Heart)
Line Up:
Ted Poley – Voce / Piano
Jk Northrup – Chitarra / Basso
Dan Zoid – Batteria
Eric Ragno – Tastiere
Vic Rivera – Chitarre su ‘Smile’ e ‘Will Ya’
Gary Corbett – Tastiere su ‘More Than Goodbye’