Recensione: Smoke And Mirrors
“Smoke And Mirrors” è il nuovo full-length della band che George Lynch fondò nel 1990 dopo aver abbandonato i Dokken, e vede nuovamente al fianco dell’influente chitarrista il vocalist Oni Logan, già dietro al microfono di “Wicked Sensation”, insuperata opera prima dei Lynch Mob.
A completare la squadra, due pezzi da novanta dell’hard rock: Scott Coogan, già ascoltato mentre percuoteva le pelli nei Brides Of Destrution e nella band di Ace Frehley, e quel Marco Mendoza le cui quattro corde hanno reso più “bombastico” che mai il suono di Soul Sirkus, Whitesnake e Ted Nugent Band.
Chi ha apprezzato diciannove anni fa “Wicked Sensation” sicuramente accoglierà con un sorriso smagliante “21st Century Man”, l’opener del CD, trascinante r’n’r caratterizzato dalla voce (a tratti filtrata) di Logan e dalla chitarra elettrica di Lynch, sei corde che spadroneggia in lungo e in largo trafiggendo il brano di assolo frastagliati.
Segue la title-track, una ballata speziata da aromi blues e southern ed impreziosita da un bell’arpeggio di chitarra acustica. Un pezzo che non si troverebbe fuori posto anche in un album dei Black Crowes. “Lucky Man” è poi un mid-tempo con un ritornello tanto catchy da ricordare qualcosa degli ultimi Bon Jovi o dei Mr. Big più easy.
I Lynch Mob tornano poi a ruggire, prima con “My Kind Of Mirror” – un Hard Rock scolpito da grandi riff incisivi come stilettate, in una struttura che può ricordare certi Whitesnake – e poi con “Time Keepers”, canzone caratterizzata da grandi riff chitarristici, un epico chorus (degna di nota qui, la performance di Logan) ed un finale tempestoso.
Con “Revolution Hero“ e “Let The Music Be Your Master”, la tensione cala invece bruscamente ed il sorriso smagliante del fan di cui sopra, viene conseguentemente meno. Il primo è, infatti, un rocker efficace ma di maniera, il secondo una song con influenze zeppeliniane (“Led Clones”, cantava tanti anni fa Gary Moore….) alquanto “deja vu”, anche se riscattata dall’ottimo lavoro alla chitarra di Lynch.
Dalla polvere, si torna all’altare con “The Phacist”, un class-metal rocker molto trascinante che non avrebbe sfigurato su uno dei dischi storici dei Dokken, e con la successiva, magnifica, “Where Do You Sleep At Night”. Niente a che fare con il brano di Leadbelly coverizzato dai Nirvana, ma comunque una grande canzone hard rock carica di soul e di riferimenti alla black music.
“Madly Backwards” e “We Will Remain” ci riportano purtroppo in un ambito più scontato, ancorchè scorrevole e ben costruito, ma il platter risolleva ancora le sue sorti con “Before I Close My Eyes”, ballata elettrica epica e dagli accenti grandiosi nel ritornello, per poi chiudersi dignitosamente con l’immancabile bonus track “Mansions In The Sky”, brano melodico dall’incedere marziale e teatrale.
In conclusione, un’opera caratterizzata da una gran parte di canzoni di assoluta eccellenza, ma appesantito da altre più di routine.
Una ragione in più per iscriversi (almeno per quanto riguarda il vostro recensore), al club di coloro che rimpiangano i tempi (“vinilici”), in cui gli album duravano di meno, ma contenevano meno filler.
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Tracklist:
01. 21st Century Man
02. Smoke & Mirrors
03. Lucky Man
04. My Kind Of Healer
05. Time Keeper
06. Revolution Hero
07. Let The Music Be Your Master
08. The Phacist
09. Where Do You Sleep At Night
10. Madly Backwards
11. We Will Remain
12. Before I Close My Eyes
13. Mansions In The Sky (Bonus Track)
Line Up:
Oni Logan – Voce / Chitarra
George Lynch – Chitarra
Scott Coogan – Batteria
Marco Mendoza – Basso / Voce