Recensione: SMTPe
Cosa ci fanno insieme quattro dei più grandi e rappresentativi “padri” del prog metal? Semplice…formano i Transatlantic. Mike Portnoy (batterista dei Dream Theater), Roine Stolt (eccelso compositore e chitarrista dei The Flower Kings), Neal Morse (cantante e tastierista genialoide degli Spock’s Beard) e Pete Trewavas (“il” basso dei Marillion) sono certamente stati spinti dalla nostalgia per il buon vecchio prog anni ’70 dei Genesis, ELP, Asia (e non solo) e così hanno deciso di creare questo disco che è la potente sintesi tra le glorie del bel tempo che fu e il bagaglio tecnico/stilistico del rispettivi gruppi di provenienza. Tutto il cd anche se di notevole durata (77.14 minuti!) scorre via che è un piacere; non c’è una nota fuori posto, gli arrangiamenti sono così precisi ed eleganti (ma anche molto tecnici…suonare per credere) che sembra quasi impossibile che il tutto si stato composto suonato e registrato in 2 mesi. Il lavoro dei singoli è stupefacente: Portnoy riesce a concepire stacchi e raddoppi micidiali (vi devo confessare che l’ho apprezzato anche più che nei D.T in quanto, avendo progressioni ritmiche e tempi meno ostici e godendo di una più ampia libertà, riesce a far risaltare maggiormente la sua fantasia), Roine Stolt ha tecnica e gusto da vendere senza mai sbavare o strafare, Neil Morse è l’autentico sciamano delle tastiere, onnipresente, mai banale, raffinato e inoltre come principale cantante (cantano un po’ tutti) ci offre una prestazione davvero emozionante, infine il “nonno” Trewavas è imprevedibile nelle sue agilissime progressioni melodiche (grande lavoro arrangiatorio). Prima parlavo della lunghezza del disco, ben 77.14 minuti,…. l’unico problema è che questo elevato minutaggio è suddiviso in appena 5 brani e quindi brani lunghi in perfetto stile ’70. Si aprono le danze con la chilometrica (30.59) All of the above, brano impeccabilmente strutturato e suddiviso in 6 parti. In questo brano c’è un po’ di tutto, dal tipico prog ’70 ad intermezzi di matrice più moderna (ogni tanto salta fuori la doppiacassa…..vabbè, stiamo parlando di Portnoy), non mancano momenti soffusi e romantici, lunghi ed ispiratissimi assoli, momenti di pura estasi melodica (da 7.57 a 8.57 è arte), il secondo brano We all need some light è nel suo formato “canzone” e nella sua atmosfera malinconica e acustica il momento forse più easy del cd (da notare comunque il prezioso arrangiamento), segue a ruota Mystery Train brano anch’esso non troppo lungo (Trewavas è immenso) che nulla toglie e nulla aggiunge a quanto avrete già ascoltato, My new world è a mio avviso il brano più bello e complicato del lotto con un’irresistibile parte strumentale (gli stacchi melodici da 12.48 a 13.41 sono incredibili) e un ritornello che vi ritroverete a canticchiare quasi subito. L’ultima traccia consiste nella lunga e articolata cover degli ormai dimenticati Procol Harum (peccato) In held ‘twas in I affrontata con grande lirismo e carica emotiva. Riassumendo ci troviamo di fronte a un cd di grande impatto, ricco di melodie sognanti e ricercate, tecnico, mai scontato o prevedibile (mai), suonato con perizia invidiabile e straordinaria spontaneità e feeling. L’unico appunto a tanta perfezione è quello di non aver forse prestato la dovuta attenzione ai testi che spesso si rifugiano nella facile retorica e che sanno di già sentito. Chi vede i D.T come l’apice del prog mondiale rimarrà un po’ deluso da questo cd in quanto sono assenti virtuosismi solistici o esasperati barocchismi, qui la bravura strumentale è al solo servizio della melodia, ma per i nostalgici o per i profani che si vogliono portare a casa 77 minuti di grande musica il consiglio è semplice:SMTPe dei Transatlantic.
Tracklist:
1. All of the Above: Full Moon Rising/October
2. We All Need Some Light
3. Mystery Train
4. My New World
5. In Held (‘Twas) In I