Recensione: So Fired Up (Reissue)
“Nulla è per sempre”: una frase abusata ma senza dubbio ricca di connessioni e dalla mille sfaccettature. Una frase che si adatta perfettamente alla storia della musica dura e alla “natura” mutevole dei complessi, grandi e piccoli, le cui formazioni hanno subito, nel corso degli anni, cambiamenti talmente significativi da segnare il loro destino…
Non fanno eccezione i Le Roux, veterani dell’AOR, che nei primi anni ottanta subirono l’abbandono del cantante chitarrista Jeff Pollard, intenzionato a seguire un percorso fideistico.
A questo punto, la storia dei Nostri si intreccia con quella di due talentuosi musicisti: il cantante Fergie, transfugo dalla pomp band Trillion, e l’abile chitarrista Jim Odom.
Il frutto di questa nuova collaborazione prende il nome di “So Fired Up”, che rappresenta il terzo capitolo di un’ideale trilogia iniziata con “Up” (1980) e continuata con “Last Safe Place” (1982).
“So Fired Up”, come i suoi illustri predecessori, assume i connotati tipici del rock radiofonico, questa volta accentuati rispetto ai precedenti episodi. Non è un caso che il disco riprenda la parola “up” dell’opera omonima, con l’intenzione di replicare la qualità compositiva dell’album datato 1980 e, ovviamente, di creare il masterpiece definitivo.
Sarebbe, comunque, inutile recensire quest’opera trascurando il contributo dei nuovi partecipanti, che cambieranno, senza stravolgere, lo stile del complesso, grazie alla supervisione illuminata di Leon Medica, fondatore della band nonché onnipresente deus ex machina.
L’entrata di Fergie, infatti, infonde al registro vocale un’enfasi ancora più altisonante rispetto al già notevole Jeff Pollard (per alcuni insostituibile frontman): Fergie si destreggia con disinvoltura disarmante sia nei pezzi più energici, come la title track, sia nelle canzoni d’atmosfera, su tutte “Lifeline”. In particolare nella title track, la voce protagonista è il perfetto intermediario tra forza della sei corde e melodia delle tastiere.
L’energia di Odom, guitarist dal taglio modernista, è il secondo elemento innovatore: conferisce velocità al pattern dell’opener o infonde grande espressività ai vibrati di “Lifeline”.
La ricerca di un sound vicino alle esigenze del periodo viene esemplificata da “Carrie’s Gone”, song composta in una sola giornata da Odom e Frederiksen, la quale, come Leon Medica ammise, “appariva lontana dallo stile originario ma in perfetta sintonia con l’estetica del tempo”.
Tuttavia, i Le Roux non rinunciano mai a un linguaggio ammaliante e raffinato e quando sembra che l’appeal radiofonico prevalga in “Carrie’s Gone”, la trama musicale continua a privilegiare un approccio poetico, con linee vocali alte e accorate, che modellano, senza fatica, l’armonia d’estasi racchiusa nei versi.
“So Fired Up” cela momenti di intensa passione e li alterna a energia e vigore espressivi: “Let Me In” porta in dote un delicato arpeggio, una triste melodia che emerge dal suono malinconico della tastiera. L’arpeggio fluisce delicato e su di esso scivola la voce di Fergie, ricamando tonalità eleganti e struggenti. La sessione ritmica e il volume sonoro delle sei corde si irrobustiscono mentre il frontman si eleva e, sullo sfondo, i playground vocals gridano affranti la propria sofferenza.
Il lavoro si chiude con un guizzo inaspettato della parte strumentale, che raggiunge il suo climax nel guitar solo, dal duplice volto: intenso nei vibrati, veloce e coinvolgente nella rapide scale.
Se l’arpeggio donava a “Let Me In” slancio emotivo, il piano di “Yours Tonight” è il canto suadente dell’animo umano. In accordo con il songwriting, la voce protagonista è tenue e rallentata ma quando la fiamma della passione si accende, il lead vox arde di vigore emotivo e si eleva assieme alla tastiera insistente; la ritmica avanza più spedita e decisa, quasi a ribadire l’impellenza del desiderio. Questo impeto risuona ancora più forte quando la chitarra si evolve in vibrati, ora languidi, ora più accesi e veementi.
“Line On Love” è ancora una volta un racconto appassionato di amore e pena: il crescere della batteria ribadisce il concetto e Fergie canta con pathos un lento, accompagnato dalle keyboards in sottofondo. Il pattern si movimenta con un’accelerazione, mentre il refrain narra l’incanto dell’attimo, reso forte e accorato dalle voci in rilievo, lambite solo da un breve vibrato (le parole “Line on love” e “Dreamin’on” sono declamate all’unisono, mentre i restanti versi del ritornello vengono interpretati dal main vox in solitario). Al centro, una spirale di chitarre rallentate, con vibrati non elevati ma protratti a infondere enfasi alla canzone.
L’attrazione per il lato più intimo e delicato della psiche umana rimane il fulcro delle liriche: l’apertura di “Wait One Minute” è languida, con le note delle tastiere che ricadono delicate ma squillanti sulla ritmica. La performance soffusa di Fergie accentua la melodia intimista, che culla dolcemente l’ascolto. Ad un tratto, la parola “wait” emerge distinta e la richiesta risuona ancora più vivida e intensa nel coro.
Si respira, invece, un’atmosfera carica e tesa in “Turning Point”: che la sei corde si muova grintosa (nell’apertura) o trascinata (al centro della canzone), Fergie è, come sempre, abile nel tracciare linee vocali acute e cariche oppure più sfumate e drammatiche.
Ed ecco un riff roccioso emergere tra le dolci suggestioni della melodia: è l’innesto su cui si ergono vibrati penetranti, un palcoscenico surreale in cui l’acuto di Fergie risuona come un avvertimento (“Don’t Take It Away”). La chitarra plasma un guitar work che si sposta su sonorità sempre più alte e veementi.
Il sipario cala su “Look Out”, marchiato da un riff di chitarra “sferragliante”: segue un breve scorcio melodico, dominato da evanescenti tastiere e, mentre Fergie incita l’audiance, la ritmica improvvisamente aumenta di velocità.
Dopo mesi di duro lavoro, “So Fired Up” vide al luce all’inizio del 1983. Nel tentativo di cavalcare l’onda del successo di “Nobody Said It Was Easy” (estratto da “Last Safe Place”), venne girato e trasmesso dall’allora nascente MTV il video di “Carrie’s Gone”, che purtroppo non riuscì a dare i risultati sperati; non a caso Frederiksen ammise le evidenti lacune insite nell’operazione, definendo il videoclip “troppo debole e di qualità scadente”. Un vero peccato, se si considera che la song guadagnò un rispettabile 79° posto nella Billboard chart.
Nel frattempo, i Le Roux vennero coinvolti da un rinnovamento interno alla RCA, con il conseguente licenziamento dei Nostri.
Privi di un qualunque contratto discografico e vittime dell’indifferenza generale, Leon, Medica e compagni si videro costretti a mettere la parola fine allo storico monicker.
Fergie diede vita a un progetto temporaneo, ribattezzato Abandon Shame. Un video degli Abandon Shame richiamò l’attenzione di un certo Jeff Porcaro che, colpito dall’abilità di Frederiksen, decise di arruolarlo nei leggendari Toto. Un’ironia del caso, visto che l’uscente Bobby Kimball, non solo aveva militato nei primi Le Roux, ma era stato richiesto dagli stessi come sostituto di Pollard!
Malgrado tutto, i Le Roux rimangono un gruppo rappresentativo della scena, ancora oggi radicato nei cuori dei fan: d’altronde, anni dopo, gli Uriah Heep omaggiarono i Nostri con una cover di “Lifeline”…
Semplice coincidenza o reciproca solidarietà tra band sottovalutate?
A voi l’ardua sentenza!
Discutine sul fourm nella sezione Hard Rock / AOR / Stoner!