Recensione: Sol
Jörgen Ström guida il progetto solista atmospheric black metal “Jord”: l’artista svedese esordisce con “Sol”, un prodotto che si presenta con un’immagine rappresentante una foresta (presumibilmente) scandinava ricoperta di neve, nel più evocativo degli scenari naturalistici ed invernali che la terra dei fiordi può regalarci. L’album si esprime nei suoi 43 minuti di durata in 7 pezzi, rimanendo costantemente su buoni livelli, a testimonianza dell’esperienza pregressa di Jörgen. L’opener “Ur Askan” parte benissimo, con un riff molto malinconico, su ritmiche moderatamente lente (ma mai spente) ed atmosfere sognanti. Improvvisamente si ferma per lasciar spazio ad un arpeggio, unico suono percepibile oltre al vento che riempie le cuffie dell’ascoltatore. Mestizia e solitudine creano la cornice perfetta per un’atmosfera da brividi. In “Genom Skog & Hav” un’ottimo scream aggredisce la traccia al momento giusto e dà il via al brano. Accompagnato poi da ottime le tastiere. Brano più classicamente atmosferico rispetto ai primi due, assolutamente azzeccato. Rimarchevole la sua conclusione, di classe e assolutamente di mestiere. “Ljus” rappresenta l’anima “burzumiana” dell’album, che forse cozza leggermente con il resto della composizione, ma comunque si distingue positivamente, sempre con sonorità ben calibrate ed evocative. Come già detto, il disco si mantiene su buoni livelli costantemente, se non per un dettaglio che inizialmente potrebbe sembrare di composizione, ma ad un’analisi più approfondita potrebbe essere forse dovuto maggiormente alla fase di mixaggio. Infatti nel secondo brano del lotto, “Tidsresan”, si incorre in stacchi troppo netti fra le sezioni in blast beat e quelle più ragionate: dicotomia ritmica che esiste anche in altri brani dell’album, ma nei quali non risulta parimenti evidente e fastidiosa (un esempio è proprio “Genom Skog & Hav”). Questo forte dislivello acustico rende il brano un po’ spezzato, e restituisce all’ascoltatore una sensazione di “sveglia” dall’ascolto non molto piacevole. In “Blad & Rot” troviamo invece un’ottima conclusione del lavoro, funestata però forse da un’eccessiva ridondanza delle percussioni nella parte centrale del brano, che in qualche modo ricalca i problemi poc’anzi descritti ed evidenzia forse un po’ di stanchezza del compositore. Che dire quindi di questo esordio?
Tirando le somme ci troviamo sicuramente di fronte ad un lavoro di qualità: l’album è solido, piacevole e centra l’obiettivo. Al netto di qualche imperfezione il progetto “Jord” ha tutte le carte in regola per stupire con le prossime uscite.