Recensione: Sol Niger Within
“L’artista è il creatore di cose belle” – Oscar Wilde
Ho riflettuto a lungo per riuscire a trovare le parole adatte per poter
iniziare questa mia recensione e non trovando la giusta ispirazione mi sono
affidato ad una citazione che racchiude perfettamente la sensazione di estasi
che emana questo disco. Dinnanzi a espressioni artistiche così potenti la
razionalità critica dell’uomo viene sopraffatta dal senso di contemplazione e di
abbandono. Non credo di esagerare nel caricare di enfasi questa breve
introduzione, sto solo traducendo nel modo più congeniale e comprensibile
possibile quello che suggerisce il mio animo.
La sensibilità musicale di Fredrik Thordendal espressa senza limiti, libera
di sfiorare la nostra mente come corde pizzicate in singhiozzanti assoli e
libera di colpirci senza preavviso con imponenti distorsioni apocalittiche.
Questo è Sol Niger Within, il progetto solista del principale compositore celato
dietro al monicker Meshuggah, divenuto sempre più sinonimo di musica priva di
ogni catalogazione. E non si può comprendere l’evoluzione musicale della band di Umea senza aver assimilato quest’opera che riprende, rielabora e anticipa
numerose caratteristiche che Thordendal ha poi riversato nella sua band.
Questo disco è posto cronologicamente in uno snodo cruciale della discografia
degli svedesi, ponendosi tra
Destroy Erase Improve
(1995) e
Chaosphere
(1998) . A mio avviso è
a questo punto che i Meshuggah cominciano ad intraprendere un percorso del tutto
personale, distanziandosi via via sempre più nettamente dall’etichetta “cyber
thrash” e dai gruppi con cui condividevano questa definizione. Sol Niger Within
è una sorta di prototipo, nel quale possiamo ritrovare numerose caratteristiche
che sono poi diventate innovazioni in tutto e per tutto nei dischi successivi a
questo.
Per prima cosa quest’album è strutturato in un unico monolite di quasi tre
quarti d’ora suddiviso in trenta tracce, che anticipa le ultime prove su
disco quali
I e
Catch 33. Inoltre il tema della circolarità e dell’ossessività,
il continuo fluire di momenti diversi senza interruzioni, vede in Sol Niger
Within i primi vagiti di quello che sarà un trademark della band svedese. Altri
elementi introdotti sono il taglio più industriale affidato alle chitarre, che
si pongono a cavallo fra Destroy Erase Improve e Chaosphere, i primi accenni ad
un netto rallentamento del mood generale delle composizioni, portati a
compimento con
Nothing,
e l’utilizzo di spoken vocals (eseguite anche qui da Tomas Haake); oltre a tutto questo ci
sono gli eterei assoli di Thordendal, i principali protagonisti del
disco, un vero e proprio campionario virtuosistico in cui si
possono riconoscere temi e passaggi che compariranno nei dischi futuri degli
svedesi . Un lavoro ricchissimo che ha in serbo altre piccole sorprese che non
sono ancora state ancora sviluppate, come l’utilizzo massiccio di synth, di
elettronica e di strumenti inusuali come sax e organo.
Ma a prescindere da qualsiasi disamina, la carta vincente di Sol Niger
Within è la forza con cui rapisce l’ascoltatore, la capacità di liberare
e aprire completamente la mente e lasciarsi trasportare dalla musica senza
badare troppo a quello che si sta ascoltando. Ecco è questo che io intendevo
dire nell’introduzione di questa recensione; una volta catturati dalle
vibrazioni emesse dall’album si è come inerti, in completa balia di composizioni
che riescono ad essere estremamente emozionali nonostante si sviluppino su
coordinate diametralmente opposte. Grazie ad un approccio maggiormente votato a
temi jazz/fusion rispetto alla componente metal in senso stretto, Thordendal
riesce a coprire un vasto spettro di sensazioni che con i Meshuggah non
potrebbe mai raggiungere. Un senso di estraniazione, di annichilimento, di
solitudine… Provate ad ascoltare ad occhi chiusi brani come I, Galactus,
UFOria, Bouncing In A Bottomless Pit, Magickal Theatre .33.
(tanto per citarne alcuni), e vi assicuro che tutto quello che vi circonda
perderà completamente valore, vi ritroverete a contatto con la parte più
profonda di voi stessi, un percorso mentale sublime e doloroso che metterà a
nudo le vostre debolezze, paure e speranze.
Un progetto solista che ha però richiesto la partecipazione di numerosi
musicisti, ognuno dei quali si è espresso (manco a dirlo) su livelli eccelsi, su
cui spicca la spettacolare prestazione alla batteria di Morgan Agren, che
ha collaborato in carriera con artisti del calibro di Fank Zappa e
Steve Vai. Come anticipato sopra, dei suoi “meshuggheners” è stato
chiamato solo Haake, che ha prestato la sua voce in uno dei parecchi
inserti di spoken vocals del disco. La parte del leone è ovviamente affidata a
Fredrik Thordendal, semplicemente sublime, qui in veste anche di
produttore (che ovviamente centra tutto il sound sulle proprie evoluzioni
chitarristiche). Non chiedetemi poi di parlare dei testi, psichedelici e
introspettivi (come del resto l’artwork), impreziositi da parecchie citazioni di
Dante, Beckett, Platone, Hesse e altri, come a voler
guidare l’ascoltatore all’interno dei numerosi brani strumentali.
Spero di essermi dilungato eccessivamente, tutte le parole del mondo non
basterebbero a descrivere la profondità di questo disco. Il voto che vedete là
sotto è solo per dovere editoriale, Sol Niger Within è uno di quei
rari casi in cui le valutazioni hanno ben poco significato.
Stefano Risso
Tracklist:
01. Antanca – The End (The Uncompounded Reality)
02. 00:00 The Beginning Of The End Of Extraction (Evolutional Slow Down)
03. 01:36 The Executive Furies Of The Robot Lord Of Death
04. 03:04 Descent To The Netherworld
05. 03:34 …Och Stjärnans Namn Var Malört
06. 05:28 Dante’s Wild Inferno (mp3)
07. 06:27 I, Galactus
08. 07:56 Skeletonization
09. 08:11 Sickness And Demoniacal Dreaming
10. 09:17 UFOria
11. 09:56 Z1-Reticuli
12. 12:48 Transmigration Of Souls
13. 14:16 In Reality All Is Void
14. 14:46 Krapp’s Last Tape
15. 16:02 Through Fear We Are Unconscious
16. 17:01 Death At Both Ends
17. 18:00 Bouncing In A Bottomless Pit
18. 19:14 The Sun Door
19. 20:46 Painful Disruption
20. 21:15 Vitamin K Experience (A Homage To The Scientist/John Lilly)
21. 22:12 Cosmic Vagina Dentata Organ
22. 26:55 Sensorium Dei
23. 30:37 Magickal Theatre .33. (mp3)
24. 32:27 Z2-Reticuli
25. 35:19 De Profundis
26. 35:49 Existence Out Of Joint (mp3)
27. 37:03 On A Crater’s Verge
28. 38:17 Solarization
29. 40:07 The End Of The Beginning Of Contraction (Involutional Speed Up/Preparation
For The Big Crunch)
30. 40:23 Tathagata