Recensione: Solar Soul
E con il debutto su Nuclear, ecco che ci si blocca un po’: sembra quasi uno
standard, ultimamente, e spiace anche e soprattutto per l’etichetta tedesca, dal
passato glorioso e dal presente di assoluto successo, ma caratterizzata ormai da
una “standardizzazione” delle proprie release che ha quasi
dell’inquietante. Per i Samael, come del resto per i Nile, la sfida era
ardua, visto che arrivavano da un capolavoro (uso il termine in modo
perfettamente cosciente) come Reign Of Light,
disco che marcava nettamente il confine con album che già, a loro volta,
avevano definito nuove strade per il metal estremo.
Si può dire che, come era accaduto anche per Eternal, le
aspettative siano andate un po’ deluse: per quanto la loro indubbia classe li
tenga a galla alla grande, si avverte chiaramente una certa stanchezza nella
ripetizione di una formula che, per la prima volta, non innova né aggiunge
nulla a quanto da loro detto sino ad oggi. Il fascino di composizioni come la
title-track, di nuovo danzereccia e contraddistinta dalle tastiere apocalittiche
di Xy, fa da ossatura per una prima metà del disco dove sono le qualità
migliori – ma già conosciute – del loro sound a farla da padrone: ritmo,
feeling futuristico e cibernetico, melodia dal sapore spesso orientaleggiante
(paradossalmente il pezzo dal flavour più etnico è proprio Western Ground, tra
le migliori dell’album) e visioni da Blade Runner versione 2007.
Peccato che però la corda inizi a intravedersi nelle pieghe della formula
utilizzata, e la cosa è tanto più evidente se si prende in esame la seconda
parte dell’album: davvero troppi filler, per la media a cui ci hanno abituato i
Samael, con pezzi come Suspended in Time e le sue backing vocals
femminili che risultano decisamente fuori luogo; o come una Valkyries New
Ride che risulta in fin dei conti sin troppo simile alla vecchiotta Year
Zero. Un peccato quindi che tra i pezzi più coinvolgenti del disco ci sia On
the rise, praticamente un’ottima bonus track di Passage,
o Slavocracy, che ricalca invece le coordinate del già citato Reign
of Light, comprese le tematiche tra la filosofia e la politica.
Non si può giudicare sbrigativamente un album dei Samael (non che con
gli altri si possa, ma con loro sarebbe un errore imperdonabile), e quindi non
voglio dare l’impressione di poter liquidare velocemente un album come questo:
purtroppo però, dopo ascolti ripetuti e considerata la loro intera discografia,
non posso che constatare che ormai da un decennio abbondante ad ogni capolavoro,
per la band svizzera, fa seguito un disco mediocre. Non brutto, e ci
mancherebbe: solo la carica innovativa viene a spegnersi, lasciando post ad una
rielaborazione di quanto già visto sul predecessore.
A questo punto non resta che comprarlo, se siete loro fedeli seguaci, o
semplicemente aspettare il loro nuovo gioiello che, sono sicuro, arriverà con
la prossima uscita.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. Solar Soul 03:44
2. Promised Land 03:57
3. Slavocracy 03:30
4. Western Ground 04:06
5. On The Rise 03:51
6. Alliance 03:40
7. Suspended Time 03:44
8. Valkyries’ New Ride 03:53
9. Ave! 04:15
10. Quasar Waves 03:36
11. Architect (Bonus Track) 03:52
12. Olympus 04:39