Recensione: Solar Storm
Talmente nuovi da essere ancora suppergiù sconosciuti, eppur sufficientemente validi da potersi fregiare di un passaparola non indifferente tra gli appassionati: un destino comune agli esordi di quasi tutte le prog metal band di più recente formazione. Non fanno eccezione al suddetto assioma i norvegesi Rendezvous Point, quintetto norvegese composto da musicisti già ammirati al fianco di artisti e gruppi quali ICS Vortex, Borknagar, Solefald e Leprous, nonché autore di un buonissimo debut album intitolato “Solar Storm”.
Il prog metal della band scandinava è strutturalmente piuttosto spigoloso ma per nulla “povero” dal punto melodico, anche e soprattutto in virtù delle particolari linee vocali ad opera di Geirmund Hansen, perfettamente inserite in un tessuto strumentale in continuo mutamento d’umore, ben delineato fin dalle prime note di “Through The Solar Storm”.
I pezzi sono molto keyboard-oriented (eccellente da questo punto di vista il lavoro di Nicolay Tangen Svennæs alle tastiere) e mediamente piuttosto lunghi ed articolati, tuttavia non mancano passaggi più groovy nei quali chitarra, basso e batteria pestano come si conviene ad un disco metal, come nella spettacolare “The Hunger”.
Pur nella sostanziale omogeneità stilistica e qualitativa e senza nulla togliere a tutti gli altri (ottimi) pezzi in scaletta, l’apice di “Solar Storm” risiede senza ombra di dubbio nella fluviale “Mirrors”, oltre dieci minuti di prog metal con le palle, scandito da ritmiche nervose, azzeccati cambi d’atmosfera e pregevoli evoluzioni strumentali.
In coda troviamo “The Conclusion”, suite in due movimenti cupa e ad onor del vero afflitta da qualche lungaggine di troppo, cui spetta il compito di porre la parola fine su di un debut album ad ogni modo degno di nota. Se amate il genere e non vi rassegnate ad ascoltare solo i gruppi del passato (o quelli del presente che fanno revival) ma non avete tutta questa voglia di addentrarvi nei meandri del djent e del mathcore, date un occasione ai Rendezvous Point: assieme ai connazionali Leprous, ai Cullooden, ai Caligula’s Horse e a pochi altri, tra i migliori esponenti del prog metal di ultima generazione.
Stefano Burini