Recensione: Solar Temple

Di Daniele D'Adamo - 10 Novembre 2023 - 0:00

“Solar Temple” è il debut-album dei Terra Builder, nuova superband che annovera fra le sue fila, fra l’altro, il chitarrista dei Neaera, Tobias Buck. Non solo, anche gli altri membri vantano una cospicua esperienza nei più disparati act, di alto livello tecnico/artistico. Il che legittima, appunto, il termine di superband.

Con ciò, è evidente, anzi normale, che “Solar Temple” abbia un sound navigato, adulto, perfettamente formato. Distante, cioè, dalle incertezze e le manchevolezze delle Opere Prime.

Il death metal sciorinato dai Terra Builder è aggressivo, devastante, violentissimo. L’aggressione avviene grazie alle varie componenti della band. Anzitutto Yannick Bussweiler dei Ferndal, che scatena un drumming totalmente votato all’annichilazione grazie all’uso costante e continuo dei blast-beats. L’hyper-speed, tuttavia, non comporta alcuna perdita di potenza, anzi (‘Interplanetary Portal’). Non solo blast-beats, però. Nell’infernale calderone in cui si agita il mostruoso suono prodotto dal combo tedesco, ribollono mid e up-tempo anch’essi mostruosi nella loro esagerata, in senso positivo, forza dirompente (‘Constant Cosmic Failure’).

Senza sosta il lavoro espletato da Tobias Buck e Ben Guddorf (ex-Steel Death). La quantità di riff generati dalle due chitarre fa il paio ai cinetismi degli altissimi BPM raggiunti dalla batteria. Riff arcigni, tremendi, segaossa, compressi dalla tecnica del palm-muting per poi esplodere nella pura follia (‘Dead Celestial’). Basti ascoltare ‘Solar Temple’ per rendersene conto, compresi i ficcanti assoli, che trapassano, trafiggono la carne del tronco sino alle membra.

E, a proposito di Buck, occorre rimarcare anche il suo ruolo all’interno delle linee vocali di Rene Wichmann (ex-I The Unlord). Il primo, inserendo segmenti di growling; il secondo, scatenando la propria ugola urlando come un forsennato grazie a un tono che si avvicina molto a quello delle harsh vocals. La sua interpretazione, nondimeno in questo caso, è votata all’annientamento (‘End of Orbit’). Ugola da cui sgorga sangue per via del suo trattamento con utensili atti a renderla scabra, al massimo delle possibilità umane.

Spettacolare l’opera al basso di Lutz Lambert (ex-Neorite), ideale complemento all’attitudine estrema della formazione di Monaco. Attitudine volta a dilaniare le membrane timpaniche, a scuotere le teste, a demolire qualsiasi cosa si trovi nel raggio di un chilometro. Lambert, infatti, non si limita a svolgere il proprio compitino ma, invece, scatena con la massima forza il suo strumento per generare un’onda d’urto energeticamente abnorme (‘Abyss’).

Che, messa assieme a quanto espresso dal resto del gruppo, dà luogo come già accennato a uno stile definibile death metal, sì, inteso tuttavia nell’accezione più esagerata del termine. Non si tratta di brutal o di grindcore. No. L’LP è semplicemente un esercizio di death metal quanto più oltranzista possibile, mantenendo intatti, in ogni caso, i suoi dettami fondamentali.

I brani del disco seguono la filosofia musicale dei Nostri essendo, tutti, esempi di come si debba mettere su carta la massima potenza che l’Uomo riesca a suscitare musicalmente parlando. Senza sbavature, senza errori, senza esitazioni di sorta, senza buchi, senza soluzioni di continuità. Dalla già menzionata opener-track ‘End of Orbit’ sino alla closing-track ‘Cryogenic Sleep’, lo sfascio della mente è totale, assoluto. Come in tanti altri full-length della medesima tipologia di quello in esame, i brani vanno inquadrati nel loro complesso più che nella loro unicità. Solo così si potrà apprendere appieno ciò che i Terra Builder intendono trasmettere con la loro forma artistica. Presi uno per uno, difatti, non ci sono troppe differenze fra le tracce, che restano in tal modo complicate da mandare a memoria.

Se si ama il saccheggio degli organi che compongono il cranio in virtù di una proposta musicale volta esclusivamente al sconquasso della carne, allora “Solar Temple” e i Terra Builder sono pane per i propri denti. Gli altri, passino al largo. Molto, al largo.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Genere: Death 
Anno: 2022
70