Recensione: Soldier of Fortune
Siamo nel 1989 ed i Loudness, dopo i successi di “Thunder in the East” ed “Hurricane Eyes”, decidono di dare una sterzata alla loro carriera musicale cambiando il cantante – con Mike Vescera che subentra al posto del già valido Niihara Minoru – e soprattutto dando una forte impronta neoclassica alle nuove song.
La prova di Mike Vescera dietro al microfono (in seguito anche con Malmsteen negli album The Seventh Sign e Magnum Opus), risulta particolarmente adatta al nuovo corso della band con un estensione vocale e soprattutto una dose di aggressività che secondo il sottoscritto erano il punto dolente dell’ex-cantante.
Per non parlare poi della prova di Akira Takasaki alla sei corde, mai così ispirato nel songwriting con riff taglienti ed azzeccati, e soprattutto con dei solos che ci riportano indietro al Malmsteen dei bei tempi, cioè velocità non fine a se stessa e gusto e varietà nei licks. Completano la band il batterista Munetaka Higuchi, che accompagna con bravura e una buona dose di aggressività il guitar work di Takasaki, ed il valido Masayoshi Yamashita al basso.
L’album si apre con la title track “Soldier of Fortune” e quì cominciano subito i fuochi di artificio, Vescera modula perfettamente la voce per tutta la durata del brano senza mai una sbavatura ed arriva facilmente a tonalità molto alte, il refrain rimane in mente da subito ed il solo del guitar hero è un concentrato di plettrata alternata e tapping da urlo.
Sulla stessa lunghezza d’onda le songs “You Shooke Me”, “Red Light Shooter” e “Faces in the Fire”, i ritornelli ed i riff portanti entrano subito in testa e ti ritrovi a canticchiarli da subito,compresi gli assoli del chitarrista che nonostante vengono eseguiti alla velocità della luce,rimangono sempre originali e nella loro rigida scalarità risultano anche melodici al punto giusto.
Le songs “Danger of Love”, “Running for Cover”, “Long after Midnight” e “Demon Desease” sono invece delle hard rock songs molto americane, con dei cori azzeccatissimi, semplici nella struttura ma mai banali e con dei solos sempre in bilico tra lo shredder e la melodia.
Una menzione particolare va alle due ballads Lost without your love ed in particolare Twenty-five years che comincia con una chitarra dal suono pulito e sfocia in una song potente e al tempo stesso delicata,con una prova del singer al microfono molto sentita.
Per concludere quì ci troviamo, secondo il sottoscritto, al punto più alto della carriera dei giapponesi che da quì in avanti non troveranno più lo stesso smalto ed ispirazione, addentrandosi in suoni più moderni e duri che non appartengono al loro DNA sonoro.
Una menzione particolare va anche alla produzione dell’intero album, molto ben eseguita e che non lascia nessuno strumento in secondo piano, soprattutto mettendo bene in risalto la voce del nuovo cantante, che negli album passati veniva registrata a volumi troppo bassi.
Album da avere in definitiva soprattutto per i fans della musica neoclassica: i Loudness questa volta hanno fatto il botto e chissà che un attento ascolto faccia bene pure a Malmsteen, per ricordargli che anche lui una volta era in grado di scrivere simili gioielli musicali.
Tracklist:
1. Soldier of Fortune
2. You Shooke Me
3. Danger of Love
4. Twenty-five Years
5. Running for Cover
6. Lost without Your Love
7. Faces in the Fire
8. Long after Midnighit
9. Demons Desease