Recensione: Soldiers Of New World Order

Di Manuel Gregorin - 2 Giugno 2021 - 12:43

L’Italia e la musica prog…un connubio nato in epoche remote e destinato a durare nel tempo.
Infatti già negli anni 70 nonostante nel nostro paese dilagasse per la maggiore le musica pop da balera c’era un sottobosco di band che sulle orme della nutrita scena inglese creavano un movimento nostrano che, nonostante raramente raggiungesse i vertici delle classifiche, a distanza di anni verrà riconosciuto come uno dei più proficui a livello mondiale diventando un vero oggetto di culto.
Parliamo di nomi come la PFM, Biglietto Per L’Inferno, New Trolls, fino ad arrivare alla genialità degli Area, ed addirittura i Pooh, i quali, nonostante abbiano poggiato la loro lunga carriera su canzoncine melense da adolescenti alla prima cotta amorosa, casalinghe e personaggi alla Paolo Bitta di “Camera Cafe”, specie nei loro primi lavori hanno compiuto delle valide incursioni in ambito prog con risultati convincenti.

In tempi più recenti poi quando “Images And Words” dei Dream Theater ha rilanciato il genere a livello mondiale mischiandolo con i riff e l’aggressività del metal, il bel paese ha risposto ancora una volta presente con una nuova generazione di band come DGM, Adramelch e Sinestesia (tra gli altri!) a dimostrazione che l’intesa fra l’Italia e i tempi dispari continua ad essere solida. Ed è in questo contesto che andiamo scoprire i torinesi Geometry Of Chaos, un duo composto dal polistrumentista Fabio La Manna ad occuparsi delle parti di chitarra, basso e tastiere, ed il batterista Davide Cardella. Entrambi provenienti dagli Alchemy Room, i due musicisti siglano con questo “Soldiers Of The New Order” il loro esordio dove si avvalgono della collaborazione di tre cantanti: Ethan Cronin, Marcelo Vieira ed Elena Lippe che a turno si alternano dietro il microfono.

Il disco è composto da otto brani che si aggirano sulla media dei sette minuti dove a suon di progressive metal si susseguono riff massicci, parti atmosferiche, partizioni elaborate, assoli e melodia: pezzi mai banali che si sviluppano su passaggi e ritmiche articolate costruite con capacità e buon gusto, senza mai sconfinare nella mera esecuzione tecnica. Sì comincia con le atmosfere seventies di “Spiral Staircase“, dove strofe riflessive si alternano ad accelerazione, assoli e passaggi tecnici. “Premonition” si apre con un’andatura malinconica per poi esplodere in un brano graffiante e aggressivo con un intermezzo melodico prima della ripresa finale. “Joker’S Dance” è una composizione tendenzialmente più immediata scandita da un riff diretto ed un ritornello ossessivo che si stampa in testa pur lasciando lo spazio a cambi di tempo e passaggi ricercati. Giusto per far capire che anche nei brani (apparentemente) più orecchiabili i Geometry Of Chaos non si soffermano a quattro accordi come se si trattasse di una cover degli AC/DC. Le canzoni pur avendo strutture un po’ complesse hanno tutte una loro personalità risultando comunque riconoscibili, a conferma che il duo piemontese non cade nella tentazione di esibirsi in pure esibizioni di tecnica che, valorizzerebbero sì le capacità dei musicisti, ma priverebbero le canzoni del feeling necessario. Tutte cose che si possono notare nella strumentale “Evil Garage” dove abilità, ritmica e melodia sono ben dosate senza che nessuna sia troppo in eccesso rispetto alle altre. Prosegue “Idolatry“, con un drumming rifinito di Cardella ad accompagnare dei riff taglienti e precisi, molto interessante poi la parte centrale dove La Manna sfoggia le sue qualità di musicista oltre che con l’assolo di chitarra anche con l’accurato giro di basso che lo accompagna, facendo capire come il polistrumentista torinese non si limiti a relegare le quattro corde al semplice ruolo di riempitivo, ma al contrario abbia fatto un accurato lavoro di arrangiamento di ogni singolo strumento. “Observed” è un episodio in cui a far da padrone sono atmosfere tenebrose dove trova spazio anche un assolo di tastiere dal sapore “Goblin”, con la voce di Elena Lippe ad infondere un atmosfera cupa. “Saturated“, un altro buon brano dall’andamento moderato con un valido assolo di chitarra. Si conclude con la title track: pezzo strumentale di musica atmosferica con rimembranze dei Pink Floyd. Il pezzo, durante i suoi quasi otto minuti, scorre via senza mai annoiare o risultare pesante: un susseguirsi di coinvolgenti passaggi di chitarra, giri di basso , parti di tastiera, assoli e ritmiche di batteria che si alternano per tutta la durata del brano, tanto che una volta conclusosi viene voglia di farlo ripartire da capo e ricominciarne il viaggio.

Un esordio sicuramente di spessore realizzato da musicisti di esperienza che non mancherà di farsi apprezzare dagli amanti del genere.
Consigliato ad amanti non solo del prog ma anche del metal.

 

Ultimi album di Geometry of Chaos