Recensione: Solfernus’ Path

Di Alessandro Calvi - 28 Settembre 2009 - 0:00
Solfernus’ Path
Band: Darzamat
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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70

A quasi quattro anni dal precedente “Transkarpatia”, tornano a farsi sentire i Darzamat. Forti di un nuovo contratto con la Massacre Records e dopo qualche ulteriore cambio in line-up (ormai un classico per la band), i polacchi danno alle stampe questo “Solfernus’ Path” che sembra proseguire sulla strada intrapresa con il precedente platter.

All’uscita di “Transkarpatia” i Darzamat diedero molto peso, nelle loro dichiarazioni pubbliche, al fatto di aver finalmente trovato una propria dimensione, un proprio modo di suonare e comporre. Dichiarazioni che sembrano, ora, decisamente fondate, dato che questo nuovo “Solfernus’ Path” assomiglia in maniera impressionante al precedente cd. Addirittura si ripresentano, lungo la tracklist, le intro strumentali portate, da 3 che erano, a 4 in questa occasione. Oggi, come quattro anni fa, la scelta è un po’ spiazzante e tende a spezzettare l’ascolto del disco togliendo ritmo alla scaletta. Oltretutto il fatto che neanche questo album sia un concept, così come non lo era “Transkarpatia”, toglie un po’ di senso all’uso di questo intermezzi piazzati lungo la tracklist.
Concentrandosi, invece, sulla pura resa sonora dei brani, ci rendiamo conto che, anche qui, ben poco è cambiato rispetto al precedente album. Il sound dei Darzamat, composto da un sapiente mix di death, gothic, black sinfonico, voce maschile in growl e femminile pulita, rimane fedele a quanto sentito finora e non tradisce riuscendo nuovamente a risultare orecchiabile e interessante. Gli ospiti, che prestano rispettivamente la chitarra su “King of the Burning Anthems” e la batteria su “False Sleepwalker”, hanno nomi decisamente accattivanti come Andy La Rocque e Roy Mayorga. Così come la produzione, affidata a Jonas Kyellgren, dà profondità e soprattutto epicità a tutto il disco, migliorando, in questo caso, gli esiti del precedente cd, che suonava, invece, un po’ piatto, sotto questo punto di vista.
Se l’inizio è convincente e di sicuro impatto (“Sleepwalker” è uno dei pezzi migliori del platter), il disco, anche per colpa dei 3 intermezzi che fanno calare un po’ l’attenzione, tende a perdere un po’ di grinta nella seconda metà. In realtà i brani si mantengono di alta qualità fino alla fine, senza cadute di stile, è piuttosto l’ascoltatore a discostarsi progressivamente dal disco perdendosi, in parte, brani decisamente meritevoli (basti pensare a “King of the Burning Anthems”, che però, almeno, attira la curiosità grazie alla presenza di La Rocque). I Darzamat dovrebbero riflettere su questo fatto e, evidentemente, ripensare la tracklist in maniera migliore.

Cambiano in parte gli esecutori, quindi, ma la ricetta rimanem, sostanzialmente, invariata. Così come rimane invariato il risultato. I Darzamat confezionano e ci presentano un buon disco, con diverse frecce al proprio arco, scritto e suonato molto bene. Con ogni probabilità non farà certamente gridare al miracolo, ma ripresenta una band in gran forma e decisa a ritagliarsi uno spazio nella scena black non solo polacca o dell’est europeo. Con solo un pizzico di originalità in più questi ragazzi potrebbero andare davvero molto lontani.

Tracklist:
01 False Sleepwalker
02 Vote for Heresy
03 I Devium (Intro)
04 Pain Collector
05 Final Conjuration
06 II Fumus (Intro)
07 Gloria Inferni
08 III Venenum (Intro)
09 Solfernus’ Path
10 Lunar Silhouette
11 King of the Burning Anthems
12 IV Spectaculum (Intro)
13 Chimera
14 Mesmeric Seance

Alex “Engash-Krul” Calvi

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