Recensione: Soliloqui

Di Silvia Graziola - 3 Marzo 2009 - 0:00
Soliloqui
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2008
Nazione:
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65

Bayreuth Project è un nome singolare per un progetto particolare, nel bene e nel male. Del significato del moniker di questo gruppo non si sa nulla, se non un’omonimia con il paese natale di Richard Wagner; coloro che si muovono alla sua ombra si chiamano Enrico Beltrani, polistrumentista e mente del gruppo ed Emanuele Paoloni, chitarrista e pianista. Soliloqui è il titolo del demo di esordio della band marchigiana e si presenta sin dalla copertina come un disco ermetico, che dà un effetto spiazzante nel catapultare l’ascoltatore in bilico tra piacere nell’ascolto e perplessità.

Con un libretto molto curato che contiene tutti i testi delle canzoni, i Bayreuth Project scelgono di essere rappresentati da un particolare di un disegno del pittore e matematico tedesco Albrecht Dürer, intitolato Melancolia, parola che secondo le intenzioni iniziali di Beltrani avrebbe dovuto essere anche il titolo di questo demo. L’immagine, la prima di una serie rimasta incompleta di quattro disegni che rappresentavano i quattro umori nella medicina di Ippocrate (bile nera, flegma, bile gialla, sangue) legati ad altrettanti temperamenti (melancolico, flemmatico, collerico, sanguigno), è ricca di significati e di simboli appartenenti ai più diversi ambiti. È così che ci si imbatte in un arcobaleno sullo sfondo, simbolo alchemico dei colori; un compasso per indicare la ciclicità del lavoro; la scala a sette pioli, uno per ogni stadio di trasformazione alchemica in cui si acquisisce conoscenza; il quadrato di Giove, la cui somma dei numeri in ogni direzione è sempre trentaquattro che, insieme al poliedro in primo piano, enfatizza l’importanza pitagorica dei numeri.

Il disco con cui i Bayreuth Project si presentano contiene tre brani di media e lunga durata, fortemente ispirati alla corrente progressive rock italiana degli anni Settanta, unendo al lato più spigoloso e quindi meno immediato del genere, la melodia delle tastiere e dei pianoforti, di cui viene fatto un grande uso. Sin dalle prime note di Cattivo Demiurgo(?) è possibile cogliere la caratterista che accomuna i brani del demo: una forte disarmonia tra le linee di cantato e quelle musicali che, se in alcuni momenti questo stridente connubio mostra di avere il suo fascino, in altri crea una distanza incolmabile tra voce e musica e impedisce loro di amalgamarsi come dovrebbe avvenire in una canzone.

Il brano di apertura appena citato è probabilmente quello più bello tra i tre che compongono Soliloqui e che meglio sfrutta la stranezza vocale di Enrico Beltrani, cosa che avviene poco con le successive L’Isola Di Umani e Voci Dal Vuoto. Qui il cantato risulta eccessivamente forzato e rigido, incapace di adattarsi alla morbida sinuosità della musica e oscurando talvolta la componente strumentale dei brani, che passa in secondo piano. Questo è un peccato, in quanto quest’ultima risulta particolarmente interessante e piacevole da ascoltare, molto curata e ricca di sfumature che si succedono in un lungo cambio di atmosfere e di scene, di cui la chiusura Voci Dal Vuoto è un ottimo esempio.

In ultima analisi l’esordio dei Bayreuth Project è un disco che contiene molte buone idee accompagnate dal fascino della musica prog rock italiana nel suo periodo migliore, ma allo stesso tempo ha alcuni difetti che gli impediscono di sfruttare a pieno tutte le sue potenzialità. Non resta che attendere e vedere come evolverà la carriera artistica del duo ma, comunque vadano le cose, occorre ammettere che un po’ di quel “suonar strano” ha il suo lato interessante.

Silvia “VentoGrigio” Graziola

Tracklist:

01. Cattivo Demiurgo (?)
02. L’isola di umami
03. Voci dal Vuoto

Lineup:

Enrico Beltrani: composizioni, basso elettrico, voce, programmazione batteria, tastiere, pianoforte elettrico, chitarra elettrica
Emanuele Paoloni: chitarra elettrica, pianoforte elettrico, organo blues

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