Recensione: Solitary Souls Pub
Non è davvero la costanza a mancare al nostro Dannie Damien, polistrumentista italiano divenuto una figura quasi emblematica di quanto sia difficoltoso farsi strada in un universo complicato e ricco di ostacoli come quello della musica rock.
Armato come sempre solo della propria passione, pochissimi mezzi ed un bel pacco di idee, Dannie giunge con “Solitary Souls Pub” al quarto passaggio sulla lunga distanza, dopo aver realizzato – nell’arco di cinque anni – un trio di autoproduzioni costantemente impregnate da un alone di romantico, quasi fanciullesco, innamoramento per sonorità iper-melodiche di chiara derivazione americana.
Proprio come in occasione del precedente “The Boxer And The Boozer”, interessante concept dai chiari risvolti filosofici, anche questa volta la confezione del disco è curata nella sua interezza dallo stesso Damien, ritornato ad essere come agli esordi, unico e solo protagonista dei vari pezzi presenti in scaletta.
Con tutto ciò che, nel bene e nel male, questo può significare.
Non proprio un fuoriclasse del microfono, Dannie ha, come al solito, proprio nella voce il principale e più evidente motivo di critica: un aspetto che in passato pareva essersi risolto con l’utilizzo di session meglio preparati ed adatti al ruolo ma che, inspiegabilmente, questa volta non trova continuità, lasciando al comunque encomiabile artista pugliese il compito di interpretare ogni episodio.
I miglioramenti rispetto a quanto realizzato ad inizio carriera, sono piuttosto tangibili – soprattutto in termini d’espressività – tuttavia l’idea è proprio quella di un’evidente carenza a livello di timbrica ed estensione vocale, due caratteristiche che, come ovvio, non aiutano a conferire un contorno davvero convincente alle soluzioni musicali, spesso di discreto livello, che di volta in volta vengono proposte.
Come da consuetudine poi, il profilo complessivo del disco si manifesta con i chiari ed espliciti tratti del cd artigianale “fatto in casa”. Produzione un po’ fangosa ed ingombranti limiti strutturali, condizionano ancora una volta il gruppo di composizioni, lasciando soltanto intravedere quelli che potrebbero essere gli interessanti valori di un songwriting totalmente al servizio della melodia e del rock ad ampio respiro. Semplice e diretto come da manuale, ma ormai divenuto abbastanza solido da definirsi maturo.
AOR, melodic rock, glam, qualche spruzzata di country e rock n’roll, si alternano lungo le quattordici canzoni in tracklist, suscitando talvolta qualche rammarico per un potenziale d’ascolto drasticamente ridotto, ancora ingabbiato da un’inevitabile e delittuosa mancanza di mezzi che lo rende talvolta privo di mordente e consistenza.
È davvero un peccato ad esempio, notare quanto di buono si potrebbe ottenere da alcuni pezzi come le conclusive “She” – un chiaro riferimento all’AOR solare del primo Dannie Damien – e “The Backslide”, ballata pianistica di notevole intensità emozionale.
Per tralasciare le frizzanti “Solitary Souls Pub” e “C’mon Love Me”, estratti di vitale melodic rock d’estrazione tipicamente U.S.A..
Un’interpretazione a cura di un professionista del microfono, suoni puliti e professionali e qualche bell’arrangiamento a corredo: elementi che sarebbero sufficienti ad aumentarne l’efficacia in modo determinante, permettendo un significativo salto di qualità.
Un discorso analogo potrebbe valere anche per molti altri dei brani ascoltati in questo e nei precedenti dischi realizzati sin qui dal valoroso musicista italiano, di nuovo alle prese con un prodotto che suscita il classico ed inevitabile ritornello: “c’è moltissimo potenziale, ancora in buona parte da esprimere appieno”.
Una frase di commiato che si è soliti utilizzare nel discorrere di release a carico di band alle primissime uscite che, sinceramente, ci duole parecchio dover riferire ancora trattando di Dannie Damien.
Soprattutto quando, gran parte dei limiti proposti, non sono dovuti ad una reale mancanza d’abilità, quanto alla pura e semplice contingenza.
Insomma, Dannie Damien, appassionato ed inossidabile cantastorie AOR nostrano al quale non possiamo che augurare ogni bene, anche questa volta dimostra, pur non essendo granché nelle vesti di singer, d’essere un valido songwriter ed ancora più, un ottimo e preparato musicista.
Chissà se qualcuno se ne accorgerà mai…
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Tracklist:
01. Solitary Souls Pub
02. C’mon Love Me
03. Everytime
04. The Devil Got Two Tails
05. Bella
06. 9 Lives
07. Cowgirls From The Moon
08. A Different Sky
09. Damned Bells Dance
10. Blondes
11. RNR Nights
12. Glam Anylonger
13. She
14. The Backslide