Recensione: Sombras del Pasado
Terzo disco (dopo “Dueno del Tiempo” e “II”) per questo quintetto iberico, già buona realtà nella sua terra di origine e profeta di un Heavy Metal di buona atmosfera e che presenta un buon connubio fra parti prettamente melodiche e pezzi decisamente più ruvidi e, se vogliamo, anche sporchi. Questo “Sombras del Pasado” è come detto il terzo lavoro degli Ankhara, album discreto ma non di facilissimo impatto. Tecnicamente diciamo che è un heavy con sprazzi di power, rock classico, prog e AOR al suo interno (anzi forse potrebbe essere power con sprazzi di heavy e AOR), con alcune sequenze musicali tutto sommato abbastanza prevedibili, ma che non per questo debbano risultare spiacevoli, casomai non eccezionalmente
originali. Molto strano risulta il cantato in spagnolo (eseguito dalla voce “piena” e impegnata, anche se direi appena sufficiente di Pacho Brea), non tanto perchè spagnolo, ma perchè per una persona abituata a sentire l’inglese, questa lingua, probabilmente più melodica, lascia un pò sconcertato chi ascolta. Le musiche presentano invece come detto buone atmosfere (direi un ottimo uso delle tastiere), e un alternarsi di parti melodiche direi coinvolgenti a parti molto strumentali che in parte trascinano davvero molto l’utente, ma in altri casi sembrano purtroppo un buco nell’acqua. Vabbè inutile divagare, entriamo subito nel vivo delle 12 song (per oltre un’ora di ascolto), di questo “Sombras del Pasado”.
Molto bella l’opener (classica song strumentale che fa da intro alla
seconda) “Genesis”, che parte con una pregevole melodia di chitarra elettrica, suonata sullo sfondo di una tastiera molto di atmosfera, e che fa da preludio alla lunga “Ruinas del alma”, dall’ attacco batteristico molto duro, accompagnato da chitarra distorta e da tastiere molto presenti,
che mettono subito molta pressione sull’ascoltatore. Molto ricercata la voce, che si sente non naturale al 100%, un pochino sforzata, ma che rende abbastanza bene. Per il resto la traccia è un mix tra parti ascoltabili ed altre un pò piatte a dire la verità. Non mi piace per nulla il refrain, che pure è decente, ma tutto è tranne che originale. Nel complesso canzone appena sufficente. Molto più coinvolgente, anche se pure qui l’originalità è assente, è “Acordes Magicos”, che presenta buone melodie e riff, con le keyboards, a impreziosire il tutto. Buono pure attacco di “Busca un motivo”, maestoso ma non forzato e che poi si sviluppa in una traccia abbastanza veloce e ascoltabile, con un buon mix voce/strumento, Alonso (il tastierista) a dominare. Molto curata ma piatta mi sembra “El Eco de Tu Silencio”,
che ha un discreto bridge, un buon ritornello, ma delle pessime, a dir poco, strofe. Meglio passare avanti, e arrivare a “Lagrimas del Nilo”, molto esotica, come dal titolo è facile comprendere, e tutto sommato ascoltabile, soprattutto per i ricami strumentali sulla melodia di base. Parte centrale decisamente Heavy, e pure questa discreta, anche se stavolta i ricami fanno l’effetto contrario, ovvero in alcuni punti danno piuttosto fastidio.
Altra introduzione promettente per “Un dia en la Imagination”, che si presenta con ottimi riff iniziali, e continua pure bene, con un ottima scelta di tempo e di note. La miglior canzone del disco, senza dubbio, con anche Pacho che stavolta canta senza forzare eccessivamente, e la differenza
è tutta da sentire. Come sempre eccellente la tastiera, suonata più che bene da Victor Alonso. Bello anche l’assolo. Partenza in arpeggio per “Principio y Fin”, che si sviluppa in un mid tempo tendente al lento, molto melodico e sentito da parte di chi lo suona. il pezzo risulta un pò ripetitivo alla lunga, ma nel complesso è tutt’altro che malaccio, anche se i più esigenti farebbero un bel “Next Track” sul proprio lettore CD.
Ispiratissimo è invece l’inizio di “Mirame”, che farebbe venire la pelle d’oca a un neofita, ma che purtroppo, col trasformarsi della song in un pezzo veloce e di media caratura, scema un pò a mio avviso. In sostanza discreta e nulla più, così come discreta è “El Mundo no Es Suficente”, tipica canzone come ce ne sono migliaia, ma che si lascia ascoltare, soprattutto grazie alla tastiera, che risulta veramente l’arma in più (se ancora non si era capito dai miei continui riferimenti) degli Ankhara. Siamo quasi alla fine, mancano solo da sentire la title track e “Mantente Firme”. “Sombras del Pasado” è in principio dolce e quasi “mistica”, con dei bei cori di sottofondo e una eccellente ritmica complessiva, poi però viene un pò rovinata dall’ingresso delle chitarre (perchè poteva davvero diventare un lento degno di nota). Veloce e ritmata pure “Mantente Firme”, che altri non è che la cover cantata in spagnolo di “Hold the Line” dei Toto.
Finisce così questa terza fatica degli Ankhara. Onestamente nel complesso il disco è al massimo discreto, certo qualche idea è buona, così come qualche song, la tastiera è eccellente (non suona un Johansson ma il suo dovere Alonso lo fa), ma non mi tolgo l’idea che ascoltare questo album e ascoltarne un altro di una qualunque band power/heavy non faccia tutta questa differenza. Spero che gli Ankhara riescano a colmare le loro lacune, perchè a pelle credo la voglia la abbiano, e i mezzi pure.
Riccardo “Abbadon” Mezzera
1) Genesis
2) Ruinas de Alma
3) Acordes Magicos
4) Busca un motivo
5) El eco de tu silencio
6) Lagrima del Nilo
7) Un dia en la imaginacion
8) Principio y fin
9) Mirame
10) El mundo no es suficiente
11) Sombras del pasado
12) Mantente Firme (Hold the Line cover)