Recensione: Somos Apenas Ratos do Esgoto
Per questa recensione in particolare, voglio che siano le parole rilasciate dalla label ad introdurre le danze.
WARNING!!!
Before you listen to these two bands there’s something you must know.
They don’t care about you, they don’t wanna know what you think, they hate you.
They want to put you deaf, they want you to suffer, they want to upset you.
So if you’re into this we are deeply sorry to inform you that you’ve a deep fucked up brain and the antidote is this piece of harsh anti human musical garbage.
Let’s Grind & Rest in Noise!
Quelle che avete letto (e che trovate in copertina lì in alto, per mia ovvia scelta) sono le esaltanti parole con cui questo split mi è stato presentato dalla casa produttrice nel relativo avviso di ricevimento del promo (la cui edizione fisica, precisiamo, è disponibile unicamente in formato tape a tiratura estremamente limitata) in mio possesso.
Questa parole, ve lo assicuro, più che terrorizzarci, qui in redazione hanno fatto sbellicare dal ridere più di qualcuno: e francamente, mi chiedo/ci siamo chiesti con quale razza di spirito bisognerebbe considerare una release se questa viene introdotta da siffatte parole. Di certo, o meglio forse, l’ideale soluzione da adottare dovrebbe sempre essere la famosa via di mezzo, vale a dire il prendere tali affermazioni con spirito goliardico, ma nonostante tutto è anche vero che la considerazione iniziale non si allontana nemmeno di un millimetro dalla tipica ‘reazione con risatina annessa’.
Bene, cercando per un attimo di dimenticarci della secondo me orripilante introduzione della label (e visto che ci siamo, anche delle due enormi giganto-biografie diffuse dalla label per le due rispettive band, dimenticabili in quanto scritte solo in lingua portoghese), direi che possiamo concentrarci sulla musica.
…possiamo. Già.
Semmai ‘dobbiamo’, nel senso che siamo costretti.
Credetemi se vi scrivo che non trovo parole adatte a descrivere la proposta ‘sonora’ di queste truci bestie alle prese con degli strumenti musicali: siamo al cospetto di un classico grindcore/noise, un tripudio di pezzi brevissimi ed insensati e, a tratti, palesemente improvvisati, almeno nel caso della prima band del lotto.
Tutto ciò secondo me basterebbe a chiudere del tutto il qui presente tentativo di recensione ma, ahimè, da buon recensore devo anche sorbirmi la solfa allo scopo di ottenere qualcosa di decente che valga almeno la pena di essere letto. So già che non ci riuscirò, l’impresa è titanica: si potrebbe dire, molto semplicisticamente, che partendo da tali basi è ovvio che ciò di cui sto parlando è l’ennesima caciara insensata a tutto gore, buttata sul mercato solo per pochi fanatici sulla cui sanità mentale avrei qualcosa da obbiettare.
Le due band qui presenti, vale a dire Disfigured Human Mind e Stomachal Corrosion, sarebbero di base assolutamente indistinguibili tra di loro, se non fosse che almeno qualche pezzo dei secondi si presenta con una qualità sonora almeno decente, per quanto con un uso dell’inglese spesso alquanto traballante (un pezzo intitolato ‘Choice a Label’ vi basta?) ed una dose di death metal maggiormente marcata.
Sul resto, vi è davvero poco, anzi pochissimo, da dire: gli Stomachal Corrosion riescono, in alcuni brevissimi pezzi, a coinvolgere l’ascoltatore con delle sfuriate grind/death che in alcuni frangenti mi hanno ricordato per certi versi vecchie realtà storiche come i semisconosciuti Fear Of God (primordiale act grind/crust proveniente dalla Svizzera), sebbene la storica di questi ultimi sia chiaramente in netto vantaggio, mentre nei momenti meno tirati ricordano una versione più ‘death-oriented’ delle primissime note incise da Napalm Death, Sadistik Exekution primi Cryptic Slaughter e Repulsion, tutti nomi che han fatto LA storia del grindcore vecchio stampo.
Nulla di originale insomma, ma almeno decente e tutto sommato simpatico, ma soprattutto ascoltabile.
Nel caso dei primi invece, il pollice è totalmente verso: partendo dall’assoluta incapacità della label di fornirci foto della suddetta band quantomeno decenti (ve ne è una sola, dal pixellaggio ridotto ed anche palesemente sgranata) ed estendendoci all’assoluta mancanza della band dal giro dei social network per quanto sembra (e francamente non mi interessa affatto approfondire), se sommiamo il tutto ad un sound decisamente figlio dei primi demotape anni ’80, ma fatto peggio, più quell’irritante sibilo del ca**o presente su tutti i loro pezzi dello split, direi che non valga assolutamente la pena soffermarsi.
Un songwriting sconclusionato, assente e totalmente confuso (e non confusionario, occhio, quindi è facile dedurre che qui siamo messi proprio maluccio) è quello che i nostri padiglioni auricolari riusciranno a percepire prima di essere palesemente distrutti da querl sibilo sopra accennato: e credetemi, non ci vorrà poi molto!
La fruibilità di quel poco che si capisce dei loro pezzi quindi, ne esce fuori totalmente compromessa. Capisco la misantropia, ed infatti adoro Ildjarn (act black metal norvegese che sicuramente molti conosceranno e non tutti apprezzeranno), ma almeno quest’ultimo sotto la cacofonia imperante garantiva un certo alone sinistro di fondo, un odio strisciante e misantropico che nel caso dei Disfigure Human Mind è totalmente assente, nonostante la ovvia diversità di generi se confrontati con il vegano norvegese, da me tirato in ballo unicamente per la questione della qualità sonora del 90% delle sue release.
Insomma: una band indecente contro una band a suo modo onorevole, che è un vero peccato vederla cadere in rovina a causa del contesto in cui quest’ultima è stata inserita (leggasi: split orrendo). Un’uscita a mio modesto parere evitabilissima, a meno che il vostro sogno fetish più spinto in ambito musicale non sia quello di acquistare roba palesemente mal prodotta e lanciata sul mercato senza alcuna logica solo per spillarve dei soldi nel caso foste amanti di questo genere di operazioni, appunto.
Fino a che punto vi piace spingervi oltre?
E credo proprio che tutto ciò faccia parte del gioco.