Recensione: Sonic Boulevard
Le ultime registrazioni del tastierista dei Flower Kings dovevano costituire una low budget release da distribuirsi principalmente attraverso la ragnatela di Internet. Tuttavia una serie di circostanze, tra le quali compaiono i preziosi consigli di Roine Stolt, hanno portato il materiale di Tomas Bodin sugli scaffali dei negozi di dischi nel giro di pochi mesi senza comunque creare troppo scompliglio nella critica dei giornali. Dieci tracce ottime per la produzione e per le atmosfere che riescono ad evocare, ma senza dubbio un buco nell’acqua per quanto riguarda la componente rock progressiva ed il songwriting in generale: come un film girato in fretta e furia, questo album solista presenta veramente un’enorme quantità di aspetti positivi ma nel suo scorrere riesce difficilmente a metterli a fuoco, proprio per questo motivo mi sono trovato in difficoltà nel momento in cui dovevo farmene un’opinione. Un ascolto attento però mi ha rivelato lacune troppo ampie nell’esecuzione e buchi neri nella composizione: la casa discografica è entusiasta di questo lavoro e lo definisce un buon contenitore di ispirazione jazz e di musica adatta a formare delle valide colonne sonore, io invece la definisco una mezza delusione nel senso che senza dubbio tutte queste componenti non mancano, ma in questa uscita svedese manca proprio continuità e intelligenza nell’organizzare il materiale preparato. Una decina di pezzi di lunga durata che spesso girano attorno al motivetto principale che tra le altre cose spesso non impressiona più di tanto, lasciando spazio ad intermezzi poco significativi e di frequente noiosi quanto mai. Per l’occasione non proprio così eccitante come si sarebbe potuto pensare, Tomas Bodin si è avvalso della compagnia e del supporto del gruppo d’origine ovviamente, ma anche di nomi come Jojje Wadnius e Lars Bjurhall alle chitarre, Jonas Knutsson al sax e Anders Jansson alla voce, non che il disco possieda dei testi ma il nostro tastierista voleva trasmettere tramite qualche impervio vocalizzo un messaggio senza parole. Grazie a queste persone Tomas è anche riuscito a raggiungere quelle sonorità africane cui tanto aspirava da tempo e che voi avrete già intuito dalla copertina immagino.
Poche volte mi sono trovato così in difficoltà nel giudicare un disco, ma del resto voi vi starete chiedendo cosa mi potevo aspettare dalla mente di un singolo tastierista e forse avete ragione. Certo spero non mi accuserete di aver dato appena la sufficienza abbondantead un disco che contiene pezzi come The Hero From Cloud City o Morning Will Come, perchè anche io riconosco il genio nascosto dietro questi due pezzi, purtroppo il voto deve tener conto dell’intera realizzazione e non solo dei capitoli migliori. Dagli esempi avrete quindi capito come Sonic Boulevard sfrutti un maestoso inizio e una disarmante conclusione, per non battere nel cuore al centro della composizione lasciando davvero molto a desiderare nel songwriting e per tentare piuttosto di colpire il pubblico con effetti speciali che poco conservano nella loro sostanza senza comunque negare spettacolo, ma a me tutto ciò non basta. Difficile farsi venire la voglia di riprendere in mano questo album perchè in termini di costi e benefici il rapporto resta ancora troppo alto, consigliato sicuramente per coloro che amano rilassarsi con qualcosa a metà strada fra il jazz ed il rock progressivo, infarcito di atmosfere tipicamente cinematografiche.
Andrea’Onirica’Perdichizzi
TrackList:
01. The Preyer
02. The Hero From Cloud City
03. Back To The African Garden
04. Picture
05. Walkabout
06. The Horses From Zaad
07. A Beautiful Mind
08. The Happy Frog
09. Morning Will Come
10. The Night Will Fall