Recensione: Sons of Evil, Bestial Death, Awakening of the Dead [LP]
Autentico sacrilegio siderurgico sarebbe confondere questi Poison – per chiarezza rinominati Poison (Deutschland) – agli altri, ben più famosi, hard rocker americani, tutto lustrini, eyeliner, rossetto e capelli sparati in aria, protagonisti della scena hair metal della Los Angeles anni Ottanta. Non perché siamo meglio questi o quelli, stabilirlo dipende dai gusti di ciascuno, semplicemente per l’evidentissima e abissale differenza di genere proposto, nonché di attitudine e ambientazione. Allargando ma soprattutto affondando nell’underground più profondo il discorso, sempre questi Poison, di Ulm (Germania), non c’entrano nulla né con gli omonimi di Bochum né con quelli di Stoccarda, a scanso di equivoci.
Band misteriosa, composta da quattro oscuri figuri rispondenti ai nomignoli di Angel of Death (chitarra), Virgin Slaughter (voce), Incubus Demon (basso) e da Witchhammer (con due ‘h’, batteria). Meno prosaicamente, all’anagrafe del Baden-Württemberg: Uli Hildenbrand, Armin Weber, Andy Krampulz e Alex Gilliar.
La spiccia cronaca li liquida come uno fra i tanti gruppi sfortunati vittime della politica accerchiante della Roadrunner Records. Nel 1987 presero parte alla costituzione del sampler di Teutonic Invasion Part One, operazione che come clausola prevedeva il divieto di firmare per qualsiasi altra etichetta che non fosse la Roadrunner per dodici mesi. Chiaro che la speranza dei Poison era quella di approdare a un contratto con la stessa label, nel frattempo, ma passarono i mesi e nulla si concretizzò. A quel punto la band si sciolse, per consegnarsi all’oblio, senza aver mai firmato per nessuno lungo la propria breve storia.
Considerati pressoché unanimemente dai die hard dell’estremo come una fra le compagini più becere che abbia partorito la storia, i Poison vengono riproposti su vinile a 33 giri – in ben tre uscite, completamente distinte fra loro – da parte della F.O.A.D. Records, che da qualche settimana ha licenziato Sons of Evil, Bestial Death e Awakening of the Dead, ossia la preistoria dei teutonici, rispettivamente il primo loro demo del 1984 seguito da quelli dell’85 e del 1986.
Il massacro prende inizio dalla strumentale “The Omen”, primo pezzo di Sons of Evil per concludersi sulle note di “Black Death Live 1985”, brano posto in chiusura di Awakening of the Dead, passando per le varie “Angel of Satan/March to Hades”, “Antichrist (Death to Christ)”, “Satan Commands”, solo per enumerarne tre. Quasi due ore di marcio Thrash/Death animale, accompagnato da urla belluine e una produzione minimalista, a essere buoni. Echi di Hellhammer, Venom e Bathory, sebbene sodomizzati a dovere dai quattro terroristi sonori di Ulm fanno capolino fra le grida bestiali e i growl primitivi di Virgin Slaughter a costituire un quadretto davvero niente male in ambito estremo – eufemismo – a cavallo degli anni Ottanta.
Ad accompagnare le tre uscite altrettante chicche sotto forma di poster 42 x 42 centimetri e libri accompagnatori di dodici pagine formato 21 x 30 centimetri contenenti interviste alla band, copertine e articoli di fanzine, foto, manifesti artigianali di concerti, recensioni dell’epoca.
Importante: per cercare di rendere maggiormente ascoltabili i tre lavori, F.O.A.D. ha operato, con successo e con il pieno consenso della band, si intende, gli ormai consolidati passaggi tecnici in studio atti, dopo aver individuato la miglior versione esistente del materiale originario sul quale lavorare, a pulire e restaurare le sorgenti audio, per poi passare al mastering vero e proprio. Il tutto in linea con l’usuale formula standard, ossia ottenere un risultato fedele all’originale ma il più nitido e definito possibile e ottimizzato per la massima resa sul vinile.
Poison: sublimi, nella loro ignoranza cacofonica!
Buon viaggio, quindi, fra le putride viscere del Death/Thrash più rozzo e crasso, vomitato direttamente dalle fogne.
Pure infernal armageddon, not for the weak!
Stefano “Steven Rich” Ricetti