Recensione: Sons Of Sleaze
Inspiegabile release da parte della Planet Metal, label underground americana, che dà alle stampe “Sons Of Sleaze”, secondo full-length dei connazionali Bones.
‘Inspiegabile’, poiché alla fine del 2013 – con i mezzi anche meno costosi – è davvero quasi impossibile fare di peggio nella realizzazione di un platter; intendendo per ciò tutti gli aspetti connessi a quando necessario per dar vita a un CD da mandare in giro per il Mondo con un minimo di professionalità.
Cominciando dal disegno di copertina, che riassume a sé tutti i peggiori cliché possibili e immaginabili del metal estremo lato black e death, tutto sembra fatto apposta per fare di “Sons Of Sleaze” una delle produzioni ufficiali peggiori di tutti i tempi. I testi, per esempio, hanno come argomento zombie, violenze varie nonché il ‘solito’ male. Come dire: «tutto quanto è già stato utilizzato, e in peggio, da almeno trent’anni in quest’ambito musicale». Proseguendo con l’aspetto testuale non paiono né migliori né tantomeno originali i war-name scelti dai tre musicisti di Chicago: Jon Necromancer (basso e voce), Carcass Chris (chitarra e voce) e Joe Warlord (batteria e voce) sono nick che dicono tutto da sé, infatti.
Ma la situazione peggiora (sic!) quando si passa all’ascolto del lavoro. La resa sonora complessiva è, difatti, talmente scarsa che è addirittura quasi impossibile riuscire perlomeno a comprendere quale sia il genere cui assoggettare “Sons Of Sleaze”. Per fare un esempio, i Bones stanno a “Sons Of Sleaze”, appunto, come gli Hellhammer stanno a “Death Friend” (demo, 1983); con l’aggravante che il valore intrinseco e storico della seconda coppia è almeno dieci volte quello della prima proporzione. Con che, si può tentare di avvicinare lo stile dei Bones a una sorta di arcaico, primordiale death metal che si rifà ai primissimi tentativi su nastro – registrati in una cantina/garage con un microfono mono – azzardati a metà degli anni ’80, quando dal ribollente brodo primigenio si stavano addensando i nuclei black, thrash e poi death.
Il caos (vero) regna quindi sovrano in “Sons Of Sleaze”, e dal turbinio sonoro prodotto dai tre loschi figuri si può, a fatica, rilevare qualche assolo lacerante e convulso, un po’ di riff di scuola thrash, il sempiterno e monotono rombo del basso. Inutile al contrario tentare di discernere sia le linee vocali, sia il drumming, se non per qualche confusionaria bordata di blast-beats.
Discorso con la carta carbone per quanto riguarda le song, assolutamente indistinguibili l’una dall’altra. Peggio ancora tentare di memorizzare qualcosa: il grezzume messo in campo da Jon Necromancer copre ogni cosa, rendendo vano ogni tentativo di ricordare qualcosa al di fuori di un costante rumore di fondo.
A questo punto sorge legittimo subodorare che i Bones stiano prendendo tutti per i fondelli e abbiano voluto scherzare nel fare un po’ di (tanto) baccano, poiché se “Sons Of Sleaze” è davvero un’opera seria, allora può tranquillamente fregiarsi di peggior lavoro death del 2013.
A meno che non fosse proprio questo, l’obiettivo dei Nostri…
Daniele “dani66” D’Adamo
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