Recensione: Sonus Satus [EP]
Rituale, spirituale e oscuro.
Verrebbe da pensare a una nuova ondata scandinava che si fa spazio tra black e death metal. Invece ci troviamo da tutt’altra parte dell’oceano, America centrale, più precisamente Costarica.
Gli Ordo Caper sembrano assoldati da stregoni per assistere a cerimonie voodoo con il loro incedere grave, sommesso, reso particolarmente paranoico dalle tetre cadenze di Alcázar. Gli equilibri sonori sono ben distillati, complice il ruolo di polistrumentista del leader in perfetta sintonia con le acide (dis)armonie della chitarra di Dányyel.
L’intro sembra esser registrato dalle fauci di un enorme mammifero millenario, e fa da preludio a “Inside Vapor Evil”, dove una matematica e gretta batteria fa da trampolino di lancio per le liriche sgraziate del mammifero stesso, che celebra il rituale con l’ausilio della chitarra in veste di accompagnamento allucinogeno. “Rabishu” continua la spietata marcia verso la follia con la batteria che riesce a creare diversità timbriche inizialmente, per poi proseguire dritta come un treno il cui comando è preso da Alcázar, che dopo un solo di chitarra risale dagli abissi e oscura l’aria che ci circonda. Chiude “Sonus Satus” il doom introduttivo di “Annihilation And Turmoil”, che sfocia nell’ennesimo blast beats che si contrappone al ringhiare della voce, con poca raffinatezza ma condita di buon gusto.
La registrazione non è delle migliori ma il prodotto risultante è comunque un buon documento che certamente avrà seguito tra gli adepti del dark-underground, ma che potrebbe essere difficilmente digeribile da buona parte dei seguaci del death/black metal.
Vittorio “vs” Sabelli
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