Recensione: Sorrow Throughout the Nine Worlds

Di Daniele Balestrieri - 7 Marzo 2003 - 0:00
Sorrow Throughout the Nine Worlds
Band: Amon Amarth
Etichetta:
Genere:
Anno: 1996
Nazione:
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89

Era il 1996 e la terra tremava minacciosamente in vista della nascita di una delle band Viking Metal più potenti della storia della musica. Gli Amon Amarth sicuramente non hanno sofferto molto nel tentativo di ergersi nel loro genere, e Sorrow Throughout the Nine Worlds è sicuramente il simbolo più importante della loro determinazione. Con la presentazione di due piccoli demo, “Thor Arise” e “Arrival of the Fimbul Winter”, gli Amon Amarth vengono assoldati dalla casa di Singapore “Pulverised”, con la quale stipulano un contratto che vedrà solo la luce di questo mini-cd, comprensivo di cinque canzoni che davvero preparano il terreno al capolavoro assoluto, Once Sent from the Golden Hall.

Perché questo album è tanto importante, e perché questa è la mia band preferita in assoluto si spiega fin dal primo ascolto. Gli Amon Amarth in tutta la loro potenza brutale si scatenano lungo le corde portanti della prima track, “Sorrow Throughout the Nine Worlds“, un vero gioiello di equilibrio tra lo screaming eccezionalmente espressivo di Johan Hegg e l’equilibrio compositivo tra le parti atmosferiche e quelle più brutali. È possibile percepire lo svolgimento di ogni singola battuta della canzone attraverso il continuo nascere e morire di emozioni, e già si comincia a percepire il tremare delle loro chitarre “trademark”, le stesse distorsioni peculiari che ritroviamo ripetute come un battito continuo in tutti i loro lavori, fino a Versus the World. Superata l’emozionante prima track arriviamo a “The Arrival of the Fimbul Winter“, ancora una grandissima prova espressiva della band, che fa largo uso di riferimenti mitologici (il Fimbul Winter è il lungo inverno che precedeva la fine del mondo, nella mitologia vichinga). Il ritmo incalza, incalza senza respiro, brutale nelle sonorità così drammaticamente death metal e nelle atmosfere così rigogliose, così variegate del black metal di scuola svedese.

E il loro grande segreto risiede nel doppio basso, che crea delle sonorità talmente profonde ed oscure che si fondono con la tormentata batteria di Nico, che ancora di più esprime la propria violenza in Burning Creation, una canzone dai toni molto più apocalittici e drammatici, che già lascia presagire il tono di quello che sarà il loro capolavoro, tanto che dalle sezioni più elaborate della canzone si sentono i primi, torpidi vagiti di Victorious March, di Bastards of a Lying Breed e anche di Versus the World, a riprova che il loro sound unico, molto Bolt Thrower-esco, ha condizionato la loro produzione di eccellente qualità fino ai nostri giorni. Seguono le altre due canzoni originali del CD (laddove “Burning Creation” e “Arrival of the Fimbul Winter” erano già presenti nel loro precedente demo), ovvero “The Mighty Doors of the Speargod’s Hall” e “Under the Greyclouded Sky“. La prima vanta un’apertura cavalcata che fa tanto black metal, e una “cavalcata strumentale” molto stile across the rainbow bridge, che non fa altro che sugellare il loro stile variegato, incalzante e tecnicamente ineccepibile.

Davvero impressionante l’idea di melodia che riescono a trasmettere con tanta potenza, senza alcun bisogno di atmosfere secondarie di tastiere o strumenti classici. Se c’è una band per cui la definizione “death metal melodico” è praticamente perfetta, beh questi sono proprio gli Amon Amarth. Un lavoro che lascia intravedere i prodigi del futuro, e un grande acquisto. È possibile trovare l’intero mini-cd nella Viking Edition di Versus the World, insieme a Thor Arise e Arrival of Fimbul Winter, anche se ora come ora quell’edizione è già esaurita e fuori catalogo.

Tracklist:

1- Sorrow Throughout The Nine Worlds
2 – The Arrival Of The Fimbul Winter
3 – Burning Creation
4 – The Mighty Doors Of The Speargod’s Hall
5 – Under The Grayclouded Winter Sky

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